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Un viaggio nel tempo e nella resilienza: l'incredibile storia della Welwitschia mirabilis nel deserto del Namib

Veronica Rocco 03 Set 2025

 Welwitschia mirabilis female Guido Donati and the nature guide P.J. Brokkies Breitenbach

 

Immaginate di camminare su un paesaggio che il tempo sembra aver dimenticato, un luogo dove la vita sfida ogni logica e dove ogni forma di esistenza racconta una storia millenaria. Non stiamo parlando di rovine antiche, ma di un regno vegetale che si manifesta in una delle sue espressioni più enigmatiche e affascinanti: il Deserto del Namib. Qui, in questo vasto e implacabile scenario africano, risiede un monumento vivente all'adattamento e alla persistenza: la Welwitschia mirabilis J.D. Hooker 1862. Un viaggio in Namibia non è completo senza un incontro rispettoso con questa straordinaria pianta, un vero "fossile vivente" che ci interroga sulla natura della vita stessa e sulla sua incredibile capacità di prosperare contro ogni probabilità.

Le voci del passato: un'anatomia senza tempo
La Welwitschia mirabilis non è solo una pianta; è una cronaca geologica incarnata. Ciò che la rende immediatamente riconoscibile e scientificamente intrigante è la sua morfologia singolare. Per tutta la sua esistenza, che può estendersi per oltre due millenni, produce solo due foglie. Queste foglie, spesse, coriacee e con una texture quasi legnosa, emergono da un tronco tozzo e seminterrato che ricorda un disco legnoso. A differenza della maggior parte delle piante, le foglie della Welwitschia crescono continuamente dalla base, senza mai cadere. L'incessante abrasione del vento carico di sabbia e l'esposizione al sole le sfilacciano e le frammentano in numerose strisce, creando l'illusione ottica di un cespuglio intricato e disordinato, ma la loro essenza bifogliare rimane immutata. Questa peculiarità anatomica la rende un unicum nel regno vegetale e un prezioso relitto di antiche linee evolutive.

 

 Welwitschia mirabilis female Probergrothius sexpunctatis (red) P. angolensis (Distant, 1902) (yellow)

 

L'arte della sopravvivenza: la danza con la nebbia
La presenza della Welwitschia in uno dei deserti più aridi del mondo solleva una domanda fondamentale: come sopravvive? La risposta risiede in una raffinata strategia evolutiva, una vera e propria danza con il clima. Il Deserto del Namib, pur essendo quasi privo di piogge, è regolarmente avvolto da una fitta nebbia costiera, generata dall'incontro tra l'aria umida dell'Oceano Atlantico e la fredda corrente del Benguela. La Welwitschia ha imparato a sfruttare questa risorsa vitale. Le sue foglie sono costellate di stomi (piccole aperture) che si aprono selettivamente durante le ore notturne, quando l'aria è più fresca e satura di umidità, per assorbire l'acqua condensata dalla nebbia. Di giorno, gli stomi si richiudono ermeticamente per minimizzare la traspirazione, conservando ogni preziosa goccia. A integrazione di questa strategia, una radice a fittone incredibilmente profonda, che può estendersi fino a tre metri, le consente di attingere a falde acquifere sotterranee, garantendo una fonte di idratazione costante. Questa capacità di prosperare dove altre forme di vita soccomberebbero rende la Welwitschia un modello di resilienza ecologica.

 

detail fig. 2 Probergrothius sexpunctatis (Laporte, 1832).

 

Un enigma botanico: dalla classificazione alla riproduzione
Dal punto di vista della classificazione, la Welwitschia mirabilis è un vero "outsider". Sebbene il suo aspetto non convenzionale potrebbe suggerire affinità con le piante grasse o le monocotiledoni, essa è una gimnosperma, imparentata con pini, abeti e cicadee. Tuttavia, è talmente unica da costituire l'unica specie del genere Welwitschia e della famiglia Welwitschiaceae. Questo isolamento filogenetico ha affascinato e talvolta confuso i botanici per secoli, portando Charles Darwin a definirla, con un misto di stupore e ammirazione, l' "ornitorinco del regno vegetale".

Anche la sua riproduzione è degna di nota. Contrariamente alla convinzione comune che le gimnosperme si affidino esclusivamente al vento per l'impollinazione, la Welwitschia ha sviluppato un sistema più complesso. Le vespe, le cimici della Welwitschia [Probergrothius sexpunctatis (Laporte, 1832) ] e altre specie di insetti sono attratte dal nettare prodotto dai suoi coni, fungendo da vettori per il polline. Questa interazione tra pianta e impollinatori, rara per una gimnosperma, aggiunge un ulteriore livello di complessità al suo ciclo vitale e sottolinea la sua evoluzione unica.

 

Probergrothius sexpunctatis (Laporte, 1832).

 

Custodi di un patrimonio: l'importanza della conservazione e del rispetto
La Welwitschia mirabilis non è solo un oggetto di studio scientifico; è un simbolo potente di resilienza e adattamento, profondamente radicato nella cultura della Namibia, dove è raffigurata sullo stemma nazionale. Le popolazioni locali, come gli Herero, la chiamavano onyanga (cipolla del deserto) e ne utilizzavano il midollo del tronco come risorsa alimentare in tempi di scarsità.

Data la sua longevità, la sua crescita estremamente lenta e la sua specificità ecologica, la Welwitschia è particolarmente vulnerabile. Il cambiamento climatico, alterando i delicati cicli della nebbia, rappresenta una minaccia significativa per il suo futuro. Anche il turismo, se non gestito con estrema cautela e rispetto, può arrecare danni irreparabili agli esemplari più antichi e fragili. La Welwitschia mirabilis è una specie protetta in Namibia e in Angola, ma la sua salvaguardia richiede un impegno globale.

 

detail fig. 2 Probergrothius angolensis (Distant, 1902).

 

Visitare il deserto del Namib per ammirare la Welwitschia non è semplicemente un'escursione turistica; è un'esperienza educativa e un atto di profondo rispetto per la natura. Richiede consapevolezza, seguire sentieri designati e astenersi dal toccare o danneggiare le piante. Ogni individuo di Welwitschia è un testimone silenzioso di millenni di storia del nostro pianeta. Preservarle significa salvaguardare una parte insostituibile del patrimonio biologico e evolutivo della Terra, un invito a riflettere sulla tenacia della vita e sulla nostra responsabilità di proteggerla.

 

P.J. Brokkies Breitenbach*, Guido Donati, Veronica Rocco

 


Bibliografia
Bornman, C. H. (1978). Welwitschia: paradox of a paradox. C. Struik.
Loo, E. N., et al. (2022). "The Welwitschia genome reveals a unique path to desert adaptation." Nature Communications, 13(1), 5851.
Porembski, S., & Barthlott, W. (1999). "Welwitschia mirabilis: a magnificent living fossil." The Botanical Journal of the Linnean Society, 131(1), 1-13.
Rocco V. Ago 2025 From a Poisonous Plant to a Potential Cancer Drug: The Toxin in the Damara Milk Bush Scienceonline 
Rocco V. 08 Ago 2025 Euphorbia damarana: identificato l'euphol come principale responsabile della sua tossicità ma anche come potenziale agente antitumorale Scienzaonline 
Von Willert, D. J., et al. (1985). "Water relations of Welwitschia mirabilis in the Namib Desert." Plant, Cell & Environment, 8(5), 349-354.
Wessels, W. (2014). Welwitschia mirabilis: A botanical wonder. Namibia Scientific Society.

** PJ Breitenbach +264818399685
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Ultima modifica il Martedì, 02 Settembre 2025 12:34
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