Startup universitarie VS Corporate, chi vince la corsa al successo?

Claudia Gianvenuti 31 Ago 2025

 

Il mondo universitario è una fucina inesauribile di scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche. Le università più lungimiranti investono massicciamente nel supportare i loro ricercatori a trasformare queste intuizioni in vere e proprie imprese. Eppure, nonostante un accesso privilegiato al sapere scientifico di punta e un sostegno considerevole, le startup nate in ambito accademico (University Startup Entrepreneurs - USEs) spesso faticano a raggiungere il successo dei loro omologhi che provengono dal mondo aziendale (Corporate Startup Entrepreneurs - CSEs). Una contraddizione apparente, ma che trova solide spiegazioni empiriche.

Un'analisi critica condotta dal Professor Alex Coad della Waseda Business School, e pubblicata su The Journal of Technology Transfer, esplora a fondo le differenze tra questi due tipi di imprenditori, svelando le ragioni del divario di performance.

Tra ricerca intellettuale e fuga dalle frustrazioni

Una delle principali distinzioni risiede nella motivazione imprenditoriale. Sebbene anche gli USEs siano attratti dalle ricompense economiche, la loro spinta principale deriva spesso dalla ricerca intellettualmente stimolante, che può portare a riconoscimenti accademici. L'ambiente universitario offre molta autonomia, e gli USEs tendono a diventare "imprenditori d'opportunità", nel senso che difficilmente lascerebbero l'accademia per avviare un'impresa se non per mancanza di autonomia.

Al contrario, i CSEs sono spesso spinti dal desiderio di sfuggire alle frustrazioni di un impiego dipendente, cercando un'autonomia che trovano nell'impresa. Questo li porta a concentrarsi su motivazioni legate allo stile di vita (autonomia, flessibilità lavorativa), che sono intrinsecamente legate al successo e alla sostenibilità dell'attività imprenditoriale.

Cultura e Obiettivi: impatto sociale VS successo commerciale

Anche l'orientamento culturale gioca un ruolo cruciale. Gli USEs tendono a essere più "comunitari" o "missionari": il loro focus è la creazione di impatto sociale e il riconoscimento all'interno della comunità scientifica, piuttosto che la performance finanziaria.

I CSEs, invece, adottano spesso un approccio più "darwiniano", orientato al successo commerciale e all'acquisizione di un vantaggio competitivo sul mercato. Questa mentalità pragmatica e orientata al profitto è spesso un fattore determinante per la sopravvivenza e la crescita di una startup.

Dal codificato al tacito e la mancanza di "acumen commerciale"

Un altro punto debole degli USEs riguarda il loro bagaglio di conoscenze. Sebbene possiedano un inestimabile sapere scientifico, questo è spesso "codificato" (cioè, basato su pubblicazioni e risorse formali) e altamente specializzato, non facilmente applicabile in settori diversi. Manca loro il cosiddetto "acumen commerciale".
I CSEs, al contrario, vantano una conoscenza aziendale "tacita", acquisita attraverso l'esperienza diretta. Hanno una comprensione specializzata delle opportunità di mercato e una rete di contatti industriali che è trasferibile tra diversi settori, permettendo loro di navigare con maggiore agilità nel mondo degli affari.

Identità e ruoli: Scienziati o Manager?

La transizione dall'identità accademica a quella di imprenditore orientato al profitto è complessa e impegnativa per gli USEs, spesso diventando psicologicamente inibitoria e influenzando negativamente i tassi di successo. Gli USEs preferiscono ruoli tecnici e tendono a rifuggire compiti manageriali, regolatori o di interazione diretta con i clienti, creando squilibri di potere all'interno dell'organizzazione. Il loro approccio alla risoluzione dei problemi è più analitico, in contrasto con l'approccio pratico e orientato all'azione tipico dei CSEs.

Colmare il gap: mentoring e acceleratori

Nonostante queste differenze intrinseche possano porre gli USEs in svantaggio (ad esempio, per quanto riguarda la conoscenza delle esigenze dei clienti), il Professor Coad ritiene che il divario possa essere superato con la giusta guida e meccanismi politici adeguati.

"Il mentoring e le reti di pari possono aiutare gli USEs a effettuare una transizione fluida e ad adattarsi al loro ruolo imprenditoriale," conclude Coad. "Istituzioni di supporto, come incubatori e acceleratori, possono incoraggiarli ad adottare principi di lean startup per testare il mercato. Dopotutto, capire le esigenze degli utenti non è 'scienza missilistica', ma attività iniziali che sono alla portata degli USEs, se solo sono disposti."

Questi meccanismi di supporto possono aiutare gli imprenditori accademici a sviluppare le competenze mancanti e a orientarsi verso un approccio più pratico e orientato al mercato, aumentando così le loro probabilità di successo nel competitivo panorama delle startup.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 27 Agosto 2025 21:05
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