Tecnologia

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Dalla sinergia tra gruppi di ricerca interdisciplinari di istituzioni e atenei del Friuli Venezia Giulia, tra cui il Cnr con l’Istituto officina dei materiali, uno studio su materiali innovativi e sostenibili per trasformare il metano in metanolo, un combustibile prezioso nel processo della transizione energetica. La metodologia è descritta sulla rivista scientifica internazionale “Small”.

 Una delle possibilità per raggiungere la “dream reaction”, ovvero la reazione - a lungo cercata- che permetta di convertire i gas serra in combustili preziosi, è in uno studio italiano che ha riunito ricercatori e ricercatrici dei principali enti di ricerca e atenei del Friuli Venezia Giulia: il Consiglio nazionale delle ricerche con l’Istituto Officina dei materiali di Trieste (Cnr-IOM), l’Università degli studi di Udine, l’Università degli studi di Trieste, Elettra Sincrotrone e Area Science Park. Dalla sinergia tra un gruppo di ricerca vasto e interdisciplinare è stata, infatti, messa a punto una tecnologia per la preparazione di catalizzatori innovativi in grado di promuovere la trasformazione di metano, un potente gas serra che incide negativamente sul bilancio energetico del Pianeta favorendo il riscaldamento globale.


Un gruppo di scienziati internazionali dell’Università degli Studi di Milano e di Human Technopole ha studiato un metodo per l’ingegnerizzazione del parassita Toxoplasma gondii come veicolo per il trasporto di proteine terapeutiche al sistema nervoso centrale, offrendo una potenziale soluzione alle difficoltà del trattamento delle malattie neurologiche.
La pubblicazione su Nature Microbiology.


Ingegnerizzare un parassita, il Toxoplasma gondii, naturalmente adatto ad attraversare la barriera emato-encefalica ed entrare nelle cellule neuronali, in modo che possa fornire proteine terapeutiche al sistema nervoso centrale: ecco il risultato dello studio di un gruppo di scienziati internazionali di cui fanno parte anche gli studiosi dell’Università degli Studi di Milano e di Human Technopole, appena pubblicata su Nature Microbiology.



Rappresentazione schematica delle proprietà ottiche dei vari compartimenti intracellulari all'interno di una cellula di lievito di birra equivalente a una biolente ottica

 


Una ricerca condotta dall’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Cnr di Pozzuoli, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e l’Università degli Studi di Napoli Federico II dimostra che le cellule biologiche possono essere modificate per comportarsi come microlenti ottiche. Lo studio, pubblicato sulla rivista Advanced Optical Materials, potrebbe rivoluzionare il campo della diagnostica medica.

 Le cellule biologiche possono essere modificate per comportarsi come microlenti ottiche, piccole strutture che funzionano come lenti tradizionali ma fatte di materiali biologici. Proprio come una goccia d’acqua su una superficie agisce come una lente di ingrandimento, focalizzando i raggi luminosi, così fanno le cellule modificate in microlenti. Studiando il loro comportamento ottico, in futuro queste cellule potrebbero essere utilizzate per diagnosi mediche basate sulle loro proprietà di focalizzazione della luce. È quanto emerge da una ricerca dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Consiglio nazionale delle ricerche di Pozzuoli (Cnr-Isasi), in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e l’Università degli Studi di Napoli Federico II (UniNa). La scoperta apre nuove prospettive per la ricerca scientifica e potrebbe rivoluzionare il campo della diagnostica medica.


Uno studio internazionale condotto da ricercatori della Sapienza in collaborazione con l’Istituto MDC di Berlino, l’Università degli Studi di Milano, finanziato dal MUR su fondi PNRR attraverso il Centro Nazionale per la terapia genica e farmaci RNA, ha sviluppato “Open-ST”, un nuovo metodo per generare una mappa tridimensionale delle cellule di un tessuto e per identificare le interazioni molecolari. I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista Cell, miglioreranno la comprensione della fisiologia dei tessuti e apporteranno nuove informazioni a supporto della medicina di precisione
Riuscire a produrre una mappa dei tessuti potendo distinguere le singole cellule nelle tre dimensioni spaziali è un obiettivo di molte ricerche cliniche negli ambiti della patologia e della fisiologia. Per raggiungerlo occorre perfezionare i sistemi di analisi e mappatura dei campioni biologici e dei loro costituenti in modo da renderli sempre più precisi a livello di risoluzione, efficienti ed economici.


Un nuovo studio pubblicato su iScience e condotto dal laboratorio di Neuroscienze Applicate e Tecnologie della Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma, in collaborazione con Sapienza Università di Roma e l’Università di Roma Tor Vergata, ha dimostrato che una protesi non antropomorfa è più funzionale e più facilmente accolta rispetto ad una protesi che mima l’estetica umana
Se una mano bionica non sembra umana, l’utente la riesce ad usare meglio, migliorando anche la sua capacità di identificarla come propria (processo noto come incorporazione o embodiment). Questo è il risultato dello studio, pubblicato sulla rivista scientifica iScience e condotto dal laboratorio di Neuroscienze Applicate e Tecnologie della Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma, in collaborazione con Sapienza Università di Roma e Università di Roma Tor Vergata.

 


Uno studio internazionale coordinato dalla Sapienza realizza un nuovo modello di mascherina FFP2 attraverso l’uso di innovative nanoparticelle. Grazie alla capacità di rilevare patogeni ambientali e di disinfettare grazie alla luce, il nuovo dispositivo si dimostra ecologico ed efficiente nella protezione. I dettagli in un articolo pubblicato su Small
Durante la pandemia di COVID-19 il nostro paese è stato uno dei più colpiti dal punto di vista dei contagi e dei decessi. Le misure di contrasto all’epidemia messe in atto in quel periodo ci hanno mostrato in maniera lampante l’importanza dei dispositivi di protezione individuale per la tutela del personale sanitario e delle persone comuni. Date queste premesse, è oggi chiara la necessità di sfruttare le conoscenze tecniche e scientifiche più avanzate per produrre dispositivi medici innovativi che permettano di fronteggiare eventuali future emergenze sanitarie.

 


Un team di ricerca dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti “E. Caianiello” del Cnr, con il contributo della Stazione zoologica Anton Dohrn, ha realizzato un test ottico per quantificare la presenza di rame nelle acque del fiume Sarno, valutandone gli effetti sulle microalghe. Lo studio è pubblicato sulla rivista Scientific Reports.


Ricercatori dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti “Eduardo Caianiello” del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isasi), in collaborazione con la Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli (Szn), hanno messo a punto un test ottico per il rilevamento della dose di rame dispersa in campioni d’acqua isolati dal fiume Sarno in Campania, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.


L’innovazione, brevettata dall’Università di Bologna, consiste in film a base di polimeri naturali contenenti diverse tipologie di estratti naturali incapsulati, che vengono idratati e si trasformano in gel al momento dell’applicazione.
Una nuova tipologia di prodotti cosmetici, ottenuti da ingredienti di origine naturale, senza sostanze conservanti e antiossidanti, con pochi imballaggi da smaltire. Si chiamano Film Cosmetici Sostenibili e nascono al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna, dal lavoro della professoressa Teresa Cerchiara e della dottoressa Valentina Sallustio.
L’innovazione – brevettata dall’Alma Mater – consiste in film a base di polimeri naturali contenenti diverse tipologie di estratti naturali incapsulati. Al momento dell’applicazione, i film vengono idratati e si trasformano in gel. Gli utilizzi possibili sono molteplici, ad esempio per prodotti antinvecchiamento, antiacne, con azione idratante o funzione protettiva.
“Le sostanze bioattive naturali degli estratti sono ben note, ma sono spesso facilmente ossidabili e quindi instabili: per questo motivo, nelle formulazioni cosmetiche è richiesta l’aggiunta di sostanze antiossidanti”, spiegano le inventrici. “Lo sviluppo dei Film Cosmetici Sostenibili permette di superare questi limiti degli estratti naturali”.


Lo studio pubblicato su Nature Communications dalla Sapienza permette di descrivere sistemi ottici multimodali attraverso una nuova legge termodinamica in grado di riprodurre i dati con grande accuratezza. I risultati del lavoro hanno importanti ricadute tecnologiche nella progettazione di sistemi di trasmissione in fibra ottica di nuova generazione
Uno studio condotto presso il laboratorio di Fotonica Nonlineare del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, elettronica e telecomunicazioni (DIET) della Sapienza ha analizzato per la prima volta strutture ottiche complesse come quelle multimodali - un particolare tipo di fibra ottica, impiegate soprattutto per le comunicazioni a breve distanza - utilizzando semplici leggi termodinamiche ottiche. Fino ad oggi queste strutture venivano progettate con complesse equazioni non lineari.

 


Brevettata dall’Università di Bologna, la tecnologia permette di mettere a punto un sistema di irrigazione che mantenga un grado ottimale di umidità dei terreni agricoli. I test sul campo hanno fatto registrare, tra giugno e ottobre, un risparmio idrico del 41%.


Una griglia di sensori per rilevazioni in due e tre dimensioni, e uno specifico algoritmo di machine learning che si basa su una rete neurale. Sono gli ingredienti fondamentali di un nuovo sistema di monitoraggio dell'umidità del suolo brevettato dall'Università di Bologna. Sperimentata in un campo di kiwi giallo a Brisighella, in provincia di Ravenna, la nuova tecnologia ha permesso, tra giugno e ottobre, di risparmiare il 41% dell’acqua utilizzata per l'irrigazione. Nato dalla collaborazione tra studiosi del Dipartimento di Informatica - Scienza e Ingegneria e del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari, il brevetto permette di mettere a punto un sistema di irrigazione che mantenga un grado ottimale di umidità dei terreni agricoli.

 

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