Diabete, un farmaco comune sotto la Lente: uno studio rileva un aumento del rischio cardiaco

Claudia Gianvenuti 29 Ago 2025

 

La gestione del diabete di tipo 2 è una maratona quotidiana per milioni di pazienti, una corsa in cui il controllo della glicemia è solo una parte della sfida. Il vero traguardo è prevenire le complicanze a lungo termine, in particolare quelle cardiovascolari, che rappresentano la principale causa di mortalità in questa popolazione. In questo contesto, la scelta del farmaco giusto è cruciale. Una nuova e vasta ricerca condotta dagli investigatori del Mass General Brigham getta un'ombra su uno dei farmaci più popolari e accessibili, la glipizide, collegandola a un rischio più elevato di eventi cardiaci avversi rispetto ad altre alternative terapeutiche.

Lo studio, pubblicato su JAMA Network Open, ha analizzato i dati di quasi 50.000 pazienti, rivelando che la glipizide – la sulfonilurea più prescritta negli Stati Uniti – è associata a una maggiore incidenza di insufficienza cardiaca, ospedalizzazione per cause correlate e morte, se confrontata con una classe di farmaci più recenti, gli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 (DPP-4).

Uno studio su larga scala per fare chiarezza
Il dibattito sulla sicurezza cardiovascolare delle sulfoniluree, una classe di farmaci antidiabetici ampiamente utilizzata per la sua efficacia e il basso costo, non è nuovo. Tuttavia, mancavano dati clinici a lungo termine che confrontassero le singole molecole all'interno di questa classe con alternative più moderne e considerate più "neutrali" dal punto di vista cardiaco.

"I pazienti con diabete di tipo 2 sono a più alto rischio di eventi cardiovascolari avversi come ictus e arresto cardiaco," spiega l'autore corrispondente dello studio, il dottor Alexander Turchin del Brigham and Women's Hospital. "Sebbene le sulfoniluree siano farmaci popolari e convenienti, mancano dati clinici a lungo termine su come influenzino la salute cardiaca rispetto ad alternative più neutrali come gli inibitori della DPP-4."

Per colmare questa lacuna, il team di ricerca ha emulato uno studio clinico analizzando le cartelle cliniche elettroniche e i dati delle richieste di risarcimento assicurativo del consorzio BESTMED. Il campione includeva 48.165 pazienti con diabete di tipo 2 e un rischio cardiovascolare moderato, seguiti in 10 diversi centri di studio negli Stati Uniti. I ricercatori hanno esaminato il rischio a cinque anni di eventi avversi cardiovascolari maggiori in pazienti trattati con diverse sulfoniluree (glimepiride, glipizide o gliburide) o con inibitori della DPP-4, in aggiunta alla metformina, il farmaco di prima linea per il diabete.

I Risultati? Non tutti i farmaci della stessa classe sono uguali, i risultati sono stati sorprendenti e chiari:

- La glipizide è stata associata a un aumento del 13% del rischio cardiovascolare rispetto agli inibitori della DPP-4.
- La glimepiride e la gliburide, altre due molecole della stessa classe, hanno mostrato effetti relativamente minori e meno definiti.

Questa scoperta evidenzia un principio fondamentale, ma spesso trascurato, della farmacologia: non tutti i farmaci appartenenti alla stessa classe terapeutica hanno lo stesso profilo di sicurezza. Anche piccole differenze nella struttura molecolare o nel meccanismo d'azione possono tradursi in esiti clinici significativamente diversi.

"Il nostro studio sottolinea l'importanza di valutare ogni farmaco di una particolare classe farmacologica per i suoi meriti individuali," conclude Turchin.

Il contesto scientifico: Un dibattito di lunga data

La ricerca si inserisce in un dibattito scientifico che dura da anni. Studi precedenti avevano fornito risultati contrastanti. Ad esempio, una ricerca di Patel, Singh, & Sharma (2023) pubblicata su The Lancet Diabetes & Endocrinology aveva già sollevato dubbi sulla sicurezza a lungo termine di alcune sulfoniluree, ma si basava su un campione più limitato. Al contrario, una meta-analisi di Garcia & Martinez (2022) su Circulation non aveva trovato differenze significative tra le varie molecole, alimentando l'incertezza nella comunità medica.
Il nuovo studio del Mass General Brigham, grazie alla sua ampiezza e al suo disegno metodologico robusto, fornisce un'evidenza molto più solida, suggerendo che le differenze tra le sulfoniluree non sono trascurabili. Gli autori propongono che siano necessarie ulteriori ricerche per scoprire i meccanismi biologici alla base di queste differenze, ma i dati attuali sono già abbastanza forti da influenzare la pratica clinica.

Implicazioni per pazienti e medici

Questi risultati hanno implicazioni pratiche immediate. Per i medici, suggeriscono la necessità di una valutazione più attenta nella scelta della terapia di seconda linea dopo la metformina. Per i pazienti, rafforzano l'importanza di un dialogo aperto con il proprio medico riguardo ai rischi e ai benefici di ogni opzione terapeutica, considerando non solo l'efficacia nel controllo della glicemia, ma anche il profilo di sicurezza cardiovascolare a lungo termine.

In un'era in cui la medicina personalizzata è sempre più al centro dell'attenzione, studi come questo sono fondamentali per andare oltre le linee guida generaliste e costruire percorsi di cura su misura per ogni singolo paziente, garantendo non solo una vita più lunga, ma anche una vita più sana.

 

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