Istruzione e invecchiamento: La scienza svela un ruolo inatteso nel declino cerebrale

Matteo Gizzi 30 Ago 2025

 

Per decenni si è creduto che un alto livello di istruzione formale potesse agire come uno scudo contro il declino cognitivo legato all'età, quasi come una "assicurazione" per un cervello più giovane. Una convinzione radicata, che ha influenzato politiche sanitarie e stili di vita. Tuttavia, uno studio internazionale di portata epocale, pubblicato su Nature Medicine e frutto della collaborazione del consorzio europeo Lifebrain, tra cui l'Università di Barcellona e l'Institut Guttmann, ha gettato nuove ombre su questa ipotesi. Analizzando i dati longitudinali di oltre 170.000 persone in 33 paesi occidentali, la ricerca suggerisce che, sebbene l'istruzione dia un vantaggio iniziale, non rallenta il ritmo del declino cognitivo.

Un vantaggio alla partenza, non nella corsa

La credenza comune si basava sull'osservazione che le persone anziane con un più alto livello di istruzione tendono ad avere migliori performance cognitive. Studi precedenti, pur evidenziando un aumento globale del numero di persone con demenza a causa della crescita e dell'invecchiamento della popolazione, avevano anche mostrato una diminuzione dell'incidenza della demenza e un miglioramento delle funzioni cognitive negli anziani di oggi rispetto a 20 anni fa. Questa tendenza era stata attribuita a cambiamenti nello stile di vita, e l'ipotesi più diffusa era che l'istruzione formale offrisse una protezione contro la neurodegenerazione.
Tuttavia, il team di ricerca ha scoperto che, sebbene le persone con più anni di istruzione formale partano con un livello cognitivo superiore in età adulta, non sperimentano un rallentamento del declino cognitivo con l'avanzare dell'età.

“È plausibile che avere un livello di istruzione più elevato ti metta in una posizione di vantaggio all’inizio della corsa, ma una volta che la corsa inizia, non ti permette di andare più veloce e non indica scorciatoie: affronterai gli stessi ostacoli di tutti gli altri, e ti influenzeranno come tutti gli altri,” spiega il Professor David Bartrés-Faz, dell'Università di Barcellona e dell'Institut Guttmann.

La robustezza di uno studio su larga scala

La ricerca si distingue per la sua eccezionale robustezza e generalizzabilità. Mentre studi precedenti presentavano spesso risultati contrastanti e si limitavano a campioni piccoli o nazionali, questa analisi ha esaminato oltre 420.000 test neuropsicologici e test di imaging cerebrale di individui provenienti da diverse popolazioni europee, americane, asiatiche e australiane, con metodologie differenti. Complessivamente, hanno partecipato 170.795 persone di età superiore ai 50 anni, appartenenti a 27 contingenze longitudinali, con un follow-up che ha raggiunto fino a 28 anni per partecipante.

Il campione del BBHI (Barcelona Brain Health Initiative) ha contribuito con 966 soggetti, mentre l'Università di Barcellona con 161. I partecipanti sono stati sottoposti a test di memoria, ragionamento, velocità di elaborazione e linguaggio. Inoltre, 6.472 individui hanno effettuato risonanze magnetiche cerebrali per analizzare parametri come il volume cerebrale totale e il volume di regioni chiave per la memoria (ippocampo e corteccia prefrontale).

Un'evoluzione molto simile: la riserva cognitiva iniziale

I risultati hanno mostrato che un livello di istruzione più elevato è associato a una migliore memoria, a un volume intracranico maggiore e a un volume leggermente più grande delle regioni cerebrali sensibili alla memoria.

“Una spiegazione plausibile è che siano i tratti neurobiologici iniziali degli individui a favorire un maggiore successo educativo, e non il contrario,” osserva il ricercatore Gabriele Cattaneo (BBHI).

Ciò significa che, indipendentemente dal livello di istruzione, tutti i gruppi hanno mostrato un declino cognitivo e un invecchiamento strutturale del cervello quasi paralleli nel tempo. "Questo non toglie che partire da una migliore riserva cognitiva offra un vantaggio, perché se parti più in alto, finirai più in alto. Chiaramente, l'istruzione e la scolarizzazione precoce migliorano la funzione cognitiva per tutta la vita, ma non influenzano il tasso di declino o l'invecchiamento strutturale del cervello. Indipendentemente dal livello di istruzione, tutti i cervelli cambiano in modi molto simili nella mezza età e nella vecchiaia," continua Cattaneo.

Implicazioni per le politiche di salute pubblica.

La ricerca solleva importanti interrogativi per le politiche pubbliche in materia di salute cerebrale e invecchiamento sano. Sebbene promuovere l'istruzione rimanga essenziale per lo sviluppo individuale e sociale, i risultati indicano che da sola non è sufficiente per garantire un invecchiamento cerebrale sano. Non basta accumulare anni di scuola per proteggere il cervello dall'invecchiamento.

“È necessario un approccio più ampio e multifattoriale che includa interventi lungo tutto l’arco della vita, come l’attività fisica, la stimolazione cognitiva continua, le relazioni sociali e la prevenzione dei fattori di rischio vascolari,” conclude Javier Solana, direttore della ricerca all'Institut Guttmann.

Questo studio rafforza la necessità di programmi che vadano oltre l'attività cognitiva formale e che si estendano all'intero corso della vita, non solo all'infanzia e alla giovinezza, per promuovere una salute cerebrale duratura.

 

Vota questo articolo
(0 Voti)

Lascia un commento

Assicurati di aver digitato tutte le informazioni richieste, evidenziate da un asterisco (*). Non è consentito codice HTML.

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery