I ricercatori hanno condotto esperimenti su giovani meduse, inserite singolarmente in un ambiente controllato. Nella prima fase, l'introduzione di un oggetto nuovo ha provocato una reazione immediata: le meduse hanno abbandonato la zona vuota della vasca per dirigersi verso la novità.
Nella fase successiva, dopo un breve intervallo di un minuto, è stato introdotto un secondo oggetto, affiancato al primo. In questa circostanza, gli animali hanno mostrato una chiara e misurabile preferenza per il secondo oggetto. Questo comportamento, che in etologia è definito “neofilia” (attrazione per la novità), dimostra che le meduse sono riuscite a mantenere in memoria l'informazione sul primo oggetto e sono state attratte da quello sconosciuto.
Christian Agrillo, professore di psicologia comparata all’Università di Padova, commenta: "Non solo le meduse si sono mostrate neofiliche, ma hanno dimostrato di mantenere determinate informazioni in memoria per almeno un minuto. Il nostro studio apre anche alla possibilità che, in alcuni casi, si avvicinino a noi in mare mosse da un'attrazione alla novità, e non solo passivamente trasportate dalla corrente. Si potrebbe dire che forse sono curiose di fare la nostra conoscenza!"
Lo studio suggerisce con forza la necessità di rivedere i modelli tradizionali che limitano la cognizione alla presenza di cervelli complessi, suggerendo che anche reti neurali diffuse e decentralizzate, come quella delle meduse, possano sostenere risposte comportamentali complesse e un interesse attivo verso l'ambiente circostante. Ancora una volta, la ricerca sul mondo animale espande i confini di ciò che consideriamo possibile.



