Scienza generale (135)
Righe e colonne, dai papiri di Ercolano emergono le griglie per delimitare lo specchio di scrittura
04 Mag 2023 Scritto da CNRLa conferma scientifica arriva da una ricerca condotta da Università di Pisa, Cnr e Infn e pubblicata in “Scientific Reports”.
Anche gli scribi antichi che esercitavano la loro arte sui papiri di Ercolano utilizzavano diversi tipi di griglie per delimitare lo specchio di scrittura. La prima conferma scientifica di questa consuetudine, di cui gli autori classici ci avevano tramandato notizia, si deve ai risultati del gruppo di lavoro del Progetto ERC Advanced Grant 885222-GreekSchools (https://greekschools.eu/), coordinato dal professor Graziano Ranocchia del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa, e dedicato all’analisi con tecniche avanzate dei papiri carbonizzati di Ercolano, custoditi presso la Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli. Lo studio che ha portato a questa importante scoperta è presentato sulla rivista “Scientific Reports”, pubblicata da “Nature portfolio”.
Le principali proprietà
Gli oli essenziali, miscele molto complesse e profumate estratte dalle piante, sono sostanze ricchissime di proprietà per il benessere di mente e corpo.
Utilizzati dall'uomo da almeno 2000 anni, sono famosi per le infinite virtù. Per citarne qualcuna, gli oli essenziali agiscono attraverso le vie respiratorie rinforzando il sistema immunitario, hanno un alto potere antimicrobico, agiscono a livello del sistema nervoso influenzando in modo benefico le funzioni psichiche, le emozioni e l'umore. Hanno inoltre proprietà mucolitiche ed espettoranti, come l'eucalipto, il pino, l'incenso e il ginepro, antinfiammatorie, come la lavanda e la camomilla, digestive, come il finocchio, la menta e l'arancio amaro, rilassanti, come la melissa, la verbena, la lavanda e il sandalo. Insomma, le proprietà sono veramente moltissime.
Quando in gondola si andava in battaglia
20 Feb 2023 Scritto da Istituto di scienza dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche
Nel XVI secolo l’esigenza di difendersi e mantenere il predominio sui territori dell’Italia del Nord, spinse il Governo della Serenissima a trasformare l’imbarcazione in un mezzo di difesa agile, munito di due rostri per affondare le navi nemiche. Sono poche le fonti documentarie che rivelano questo processo di adattamento bellico, sottoposto per tutto il secolo ad un vero e proprio segreto di stato. A rivelarlo è uno studio del Cnr-Isac pubblicato sulla rivista ‘Méditerranée - Journal of Mediterranean geography’
La gondola non è sempre stata l’imbarcazione leggera e decorata, adatta alle passeggiate romantiche, come quella che siamo abituati ad osservare nei canali veneziani. Nel XVI secolo da semplice mezzo di trasporto fu adattata ad esigenze di difesa militare. A rivelarlo è uno studio di carattere storico a cura di Dario Camuffo dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche e pubblicato sulla rivista Méditerranée - Journal of Mediterranean geography.
Secondo un ordine caro all’Autore, si contano 19 pubblicazioni di Morfologia (6 dedicate ai denti, 5 al tegumento, 6 allo scheletro delle estremità, 2 all’organo copulatore), 81 di Etologia, Faunistica, Sistematica (1 su Ctenofori, 2 su Molluschi, 4 su Crostacei, 9 su Insetti, 37 su Uccelli, 3 su Mammiferi, 5 sulla Fauna della Libia, 4 sulla Fauna del Dodecaneso, 16 su altre regioni), 67 di Genetica, 10 di Biologia generale, 73 di Zoologia applicata (2 su questioni generali, 6 di ornitologia agraria, 16 sulla caccia, 5 di pesca e idrobiologia, 44 di avicoltura), 26 libri e trattati, 84 scritti vari,
didattica, bibliografia, protezione della natura, 15 commemorazioni; per un totale di 375 titoli.
Bibliografia
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Liberti M., 2007b Storia dei primi tentativi di legge unitaria sulla caccia. Parte II: dal progetto del 1896 ai provvedimenti per la tutela della selvaggina. InStoria. Rivista online di storia e
informazione, N. 24 (maggio 2007). Online: http://www.instoria.it/home/legge_caccia_II.htm
Liberti M., 2007c. Storia dei primi tentativi di legge unitaria sulla caccia. Parte III: dal caos dei calendari alla Legge n. 1420. InStoria. Rivista online di storia e informazione, N. 25 (giugno 2007). Online: http://www.instoria.it/home/legge_caccia_III.htm
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Pancaldi G., 1983. Darwin in Italia: impresa scientifica e frontiere culturali. Il Mulino, Bologna. Pasquini P., 1972. Alessandro Ghigi. Accademia Nazionale dei Lincei. Celebrazioni Lincee, 58: 1- 30.
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Pedrotti F. (s.i.a.). Alessandro Ghigi. Uomo e Natura: 1-6. www.uomoenatura.it>Project.
Spagnesi M. & Zambotti L., 2000. Il Laboratorio di Zoologia applicata alla Caccia per la conservazione della fauna in Italia. In: Alessandro Ghigi naturalista ed ecologo. Convegno organizzato dall’Università degli Studi di Bologna e dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica “A. Ghigi” Aula Carducci, Bologna 8 ottobre 1999, a cura di Mario Spagnesi. Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica “Alessandro Ghigi”: 31-108. Spagnesi M. & Zambotti L., 2001. Alessandro Ghigi la sua azione di promozione per la conservazione della natura attraverso la Società Emiliana Pro Montibus et Silvis e la Commissione per la Conservazione della Natura del C.N.R. Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica “Alessandro Ghigi”: 1-55.
Simili R., 1995. Il caso di Luigi Galvani e delle sue rane. Astuzie, tranelli, incantesimi. In: Cento anni di radio. Le radici dell’invenzione (a cura di Anna Guagnini e Giuliano Pancaldi). Seat, Torino: 19-64.
Vannini E., 1970. Alessandro Ghigi. Natura e Montagna, anno X, 3: 17-20.
Woller H., 1997. I conti con il fascismo: l’epurazione in Italia, 1943-1948. Il Mulino, Bologna.
Fig. 1. Alessandro Ghigi nella piena maturità.
Fig. 2. Copertina del N. 1 del Bollettino di Zoologia (1930).
Fig. 3. La lettera circolare di A. Ghigi alle scuole rinvenuta nel N. 1 del Bollettino di Zoologia.
Fig. 4. Copertina de “La Caccia” di A. Ghigi e P. Cerati (1963) per i tipi della UTET.
Fig. 5. Copertina de “La Pesca” di A. Ghigi (1965) per i tipi della UTET.
- Alessandro Ghigi - A cinquanta anni dalla scomparsa
- Alessandro Ghigi morfologo e zoogeografo
- Alessandro Ghigi, ecologo: la scuola , la caccia e la difesa della natura
- Alessandro Ghigi, le leggi razziali ed il fascismo
Alessandro Ghigi, le leggi razziali ed il fascismo
12 Feb 2023 Scritto da Pierangelo Crucitti - Andrea TencaIscritto al Partito fascista dal 1924, Ghigi condurrà l’Università attraverso la difficile fase dell’espulsione dei professori ebrei, seguita alle leggi razziali del 1938. Nonostante le divergenze
con le autorità fasciste negli ultimi anni della gestione dell’Università di Bologna, in particolare con i G.U.F. locali, Ghigi appare piuttosto condiscendente nei confronti del provvedimento di revoca dei professori di religione ebraica dalle loro cattedre, come si deduce dai seguenti passi della sua Autobiografia: “L’avvenimento più increscioso di quel periodo fu la revoca dei professori ebraici dalle rispettive cattedre. Fu un provvedimento che in genere è stato attribuito al volere di Hitler [sic!] e che produsse un’impressione dolorosa nell’ambiente culturale italiano. A Bologna avevamo undici cattedre coperte da professori ebrei ed erano tutti uomini di valore, ligi al proprio dovere … (omissis).
Confesso di essermi sentito molto a disagio nel dovere comunicare ad amici e colleghi stimati quella notizia e lo feci con poche parole, esprimendo il dispiacere che provavo nel fare quella comunicazione e ringraziandoli dell’opera da loro prestata nell’interesse dell’Università e della cultura. Tutti quelli che risiedevano a Bologna vennero a congedarsi personalmente ed un abbraccio cordiale suggellò la nostra amicizia”. È opportuno ricordare le dimensioni dell’espulsione: “A seguito delle leggi razziali, nel giro di poche settimane, 96 professori universitari, 133 assistenti universitari, 279 presidi e professori di scuola media, oltre un centinaio di maestri elementari, oltre 200 liberi docenti, 200 studenti universitari, 1000 delle scuole secondarie e 4400 delle elementari vennero allontanati dagli atenei e dalle scuole pubbliche del regno. I provvedimenti adottati portarono inoltre alla radiazione di 114 autori di saggi e libri di testo” (D’Amico, 2010). Come cittadino di Bologna e come italiano, il Rettore Ghigi, in occasione delle solenni manifestazioni dedicate a Luigi Galvani nel bicentenario della nascita (ottobre 1937), pronuncia, alla presenza del Re e della Regina consorte, un pomposo discorso in latino nel quale non esita a collocare la figura del Galvani nel contesto patrio che lo collega all’altro grande bolognese Guglielmo Marconi. Un palpito di orgoglio chiude il discorso “Dall’Italia Galvaniana siamo giunti all’Italia Marconiana” (Ghigi, 1938). In precedenza (1933) il Nostro aveva ritenuto opportuno manifestare, in occasione del conferimento della laurea honoris causa a Guglielmo Marconi “Un palpito che nell’ora del saluto supremo a Marconi si tradusse in un anelito esemplare di fedeltà fascista: Ghigi, infatti, invocava, in quella famiglia, accanto a Galvani e a Marconi, la presenza di “un altro grande figliolo dell’Emilia”, Benito Mussolini, che proprio scienziato non era, ma eroe certamente sì!” (Simili, 1995).
Nel 1938 il nome dello zoologo bolognese compare tra gli scienziati ed intellettuali italiani sostenitori delle leggi razziali. Fatto ancor più significativo e decisivo, nel 1939 Ghigi pubblica per i tipi della Zanichelli il volume “Problemi biologici della razza e del meticciato” nel quale sostiene “la superiorità della nostra stirpe” accusando i meticci di essere “causa di regresso e disgregazione, una ferita nella evoluzione naturale”. Di tutto ciò Ghigi riferisce ben poco nella sua Autobiografia, dalla quale peraltro si deducono i buoni rapporti dello zoologo con Costanzo Ciano, padre del ben più noto Galeazzo, e addirittura con lo stesso Mussolini il quale, constatando personalmente i progressi fatti dall’Università di Bologna, elargisce copiose sovvenzioni e mostra di gradire moltissimo le visite dello scienziato. Questi, da parte sua, fornisce un’immagine piuttosto asettica del Duce nella Autobiografia.
Per quanto in Germania nel 1943 deluda il Gauleiter di Norimberga, il quale “si aspettava da me una tirata contro gli Ebrei” (Autobiografia), il comportamento del Ghigi nel complesso è relativamente tiepido nei confronti dei crimini fascisti, dei quali apparentemente è sempre poco informato. Vero è che, una volta cessato dalla carica di Rettore dopo la caduta del regime, rifiuta di riassumerla con l’avvento della Repubblica di Salò declinando anche la nomina a pro-Rettore dell’Ateneo per l’anno accademico 1943-1944. Il Governo Militare alleato emana un decreto che riguarda la sospensione dei funzionari e impiegati che durante il fascismo hanno partecipato attivamente alla vita politica o che sono stati favoriti dal regime nel caso di nomine e avanzamenti o che hanno comunque collaborato con il governo fascista repubblicano. Tra aprile e maggio 1945 Ghigi trascorre alcune settimane in prigione; viene successivamente dichiarato decaduto dalla carica di Senatore dall’Alta Corte di Giustizia oltre ad essere radiato dall’Accademia Nazionale dei Lincei. La riabilitazione e la reintegrazione nell’ufficio di Professore Ordinario di Zoologia risalgono al 1947, dopo complesse controversie legali dettagliatamente esposte nella sua Autobiografia (a cura di M. Spagnesi, 1995), nel clima teso dell’amnistia Togliatti (il cosiddetto “colpo di spugna”) e di quella che gli storici dell’età contemporanea chiamano giustizia di transizione (Woller, 1997; Flamigni, 2019). Parte di questa controversia emerge nelle carte del fascicolo dedicato a Ghigi e conservato nell’Archivio storico del Senato del Regno, dove sono raccolte anche la corrispondenza e le memorie difensive relative al processo presso l’Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il fascismo (2) . Tuttavia, né le memorie difensive né l’autobiografia sono fonti adeguatamente distaccate e oggettive per valutare serenamente le contraddizioni ideologiche di uno studioso che, se pure si impegnò con grande lungimiranza per la tutela ambientale, faunistica e paesaggistica in Italia, appoggiò pubblicamente il razzismo scientifico.
(1) I fascicoli del “Bollettino di Zoologia” compresi tra il N.1 dell’anno I del febbraio 1930 ed il N. 5-6 dell’anno XII del settembre-dicembre 1941 sono stati rinvenuti dall’autore più anziano (PC) nei locali annessi al laboratorio di Scienze Naturali del Liceo Scientifico di Stato “Cavour” di Roma; fanno attualmente parte della dotazione della
biblioteca della Società Romana di Scienze Naturali, istituzione alla quale sono stati donati dal suddetto liceo nel giugno 2019 (figure 2, 3).
(2) ARCHIVIO STORICO DEL SENATO, Archivi del Senato del Regno, Ufficio di segreteria, Atti relativi alla nomina dei senatori, Fascicoli dei senatori, fasc. 1108 Ghigi Alessandro. Un progetto di digitalizzazione delle collezioni rende possibile la fruizione del fascicolo al seguente link: https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/scheda/ufficio-
segreteria/IT-SEN-095-004088/ghigi-alessandro
- Alessandro Ghigi - A cinquanta anni dalla scomparsa
- Alessandro Ghigi morfologo e zoogeografo
- Alessandro Ghigi, ecologo: la scuola , la caccia e la difesa della natura
Alessandro Ghigi, ecologo: la scuola, la caccia e la difesa della natura
11 Feb 2023 Scritto da Pierangelo Crucitti - Andrea TencaAlessandro Ghigi partecipa nel 1900 alla fondazione della Società Emiliana Pro Montibus et Silvis, già costituita in Roma nel 1898 accettando di far parte del Consiglio Direttivo; nel settembre dello stesso anno svolge, in occasione del primo congresso provinciale, una relazione sul tema a lui più congeniale, la protezione degli uccelli in rapporto alla selvicoltura; ne assume quindi la presidenza che mantiene sino al 1913 riassumendola nuovamente nel 1952, quando la Pro Montibus et Silvis con una modifica statutaria, estende le proprie competenze a tutte le questioni riguardanti la protezione e la conservazione della natura.
Sulla scuola. La lungimiranza del Ghigi docente (e poi Rettore) emerge dalla sua Autobiografia dalla quale riteniamo utile stralciare il seguente passo: “Io sono d’avviso che l’università non debba essere una specie di rocca inaccessibile alla realtà della vita nazionale; essa deve indubbiamente avere solide torri centrali, riservate alla ricerca del vero per il vero, alla scienza pura scevra dall’assillo dell’immediata applicazione, ma dagli spalti della fortezza, docenti e ricercatori, debbono udire soprattutto la voce del paese e mettersi in condizione di corrispondere alle sue esigenze”. Con rara perspicacia Ghigi constata che nessuna legge restrittiva o punitiva può sortire effetto positivo ai fini della protezione della natura; la quale deve essere invece coltivata quasi come una religione sin dalla più tenera età.
Ricorda Vannini: “Un altro merito di Alessandro Ghigi è stato, inoltre, quello di avere compreso tra i primi, all’inizio del nostro secolo, l’importanza di impiegare su larga scala negli studi naturalistici le metodiche ed i criteri introdotti in Biologia da una scienza, la Genetica …. (omissis). Egli può essere considerato un autentico pioniere, per avere utilizzato la nascente Genetica nelle indagini di Ornitologia pura e applicata” (Vannini, 1970). Queste linee di ricerca produrranno frutti copiosi in un periodo compreso tra il primo contributo del 1906 e l’ultimo del 1962 con oltre 60 tra note e monografie su riviste assai qualificate, di cui otto in francese e inglese (Pasquini, 1972). Effetti delle mutazioni e ibridogenesi trovano adeguata rispondenza nei più moderni studi di microsistematica e microevoluzione (Vannini, 1970). In queste ricerche riscontriamo le basi di una Avicoltura razionale della cui importanza pratica Ghigi è sostenitore dapprima come Vicepresidente, poi come Presidente e infine come Presidente Onorario della World’s Poultry Science Association, presiedendo inoltre il IX Congresso Internazionale di Ornitologia, inaugurato dalla sua dissertazione “Il contributo dell’Ornitologia al progresso della Genetica”.
Dal Congresso di Genetica di New York al Messico il passo è breve. Ricorda il Pasquini: “In ripetute escursioni ed esplorazioni zoologiche, in Cirenaica nel 1920, nelle isole del Dodecanneso (1926, 1928, 1929), all’Istmo di Tehuantepec, da Cordoba a Vera Cruz e per Santa Lucrezia, a Salina Cruz sul Pacifico nel 1927, in Marocco nel 1930, ai laghi messicani di Chapala e Patzcuaro nel 1932, raccolse, da naturalista d’istinto e provetto zoologo, materiali che hanno arricchito le collezioni del Museo di Zoologia di Bologna, tra cui numerosissime specie nuove”. La sola prima spedizione in Messico frutta “oltre una trentina di casse di animali vivi più altre di collezioni” (Pasquini, 1972). Nel precedente viaggio in Messico, lo zoologo bolognese aveva visitato la regione dell’Istmo di Tehuantepec; nel secondo, Ghigi visita l’area del Golfo di Ocotlàn e del Lago Chàpala raccogliendo nell’occasione nuove specie di ragni destinate ad essere successivamente descritte da Ludovico Di Caporiacco (1901-1951); nella tratta Ocotlàn-Pàtzcuaro raccoglie molluschi d’acqua dolce e numerosi anfibi (Autobiografia). Nel 1930 Ghigi intraprende un lungo viaggio nell’Africa settentrionale francese, in Algeria, Tunisia e Marocco.
Alessandro Ghigi - A cinquanta anni dalla scomparsa
08 Feb 2023 Scritto da Pierangelo Crucitti (1) - Andrea Tenca (2)La figura di Alessandro Ghigi nella piena maturità è inconfondibile. Uomo possente, lucido e operoso sino alla fine dei suoi lunghissimi giorni; gli occhi vivaci, la fronte spaziosa, il mento incorniciato da una candida barba; conversatore, oratore poliglotta, brillante scrittore. Noto pure per le sue debolezze: buona forchetta, non disdegna, soprattutto in gioventù, di fare vita di società frequentando i salotti importanti e attirandosi la simpatia generale grazie alla conversazione accattivante e arguta unita alla capacità di animatore di giochi di società. Esuberante ma nondimeno rigoroso, personalità dalla “singolare chiarezza di idee, un raro equilibrio di giudizio, ed una particolare fermezza nelle decisioni” (Pasquini, 1972), Alessandro Ghigi è animato da ardente passione nella difesa della natura e della scuola.
L’insegnamento delle Scienze Naturali nella scuola media declina nel “periodo nero” compreso tra la(contro)riforma di Giovanni Gentile, il ventennio fascista e i primi decenni dell’Italia repubblicana. In tale contesto, deve essere ricordato l’impegno generoso di Alessandro Ghigi come propugnatore di una istruzione naturalistica fondata sul ruolo, rinnovato, della scuola, dei Musei di Storia Naturale, dei Giardini Zoologici e dei Parchi Nazionali, oltre che di riforme fondamentali: l’istituzione dei corsi di laurea in Scienze Biologiche e Geologiche nonché l’inserimento della Biologia e Zoologia generale nel corso di studi per la Laurea in Medicina. Le passioni giovanili di Alessandro Ghigi sono l’entomologia e l’ornitologia; quest’ultima diventa preponderante, in particolare l’Ornitologia applicata, ramo della Zootecnica all’epoca trascurato in Italia. Ghigi è antesignano della Genetica negli anni della riscoperta delle leggi di Mendel, “allora ai suoi primordi in altre parti del mondo e quasi sconosciuta in Italia” (Vannini, 1970). A chi dubita della scientificità della sua opera ricordiamo l’equilibrato giudizio di Harry Manelli: “Personalmente ritengo che sia vero il contrario e cioè che sono stati gli studi e gli approfondimenti e quindi la conoscenza dei fenomeni biologici ed abiologici e delle loro interazioni (ecco l’ecologia) a permettergli di affrontare e realizzare i suoi progetti, anche a scopi pratici ed economici” (Manelli, 2000).
La vita
Alessandro Ghigi nasce a Bologna il 9 febbraio 1875, figlio dell’avvocato Camillo Ghigi e di Maria Morelli, terzo dopo due figli morti prematuramente. Si definisce bambino timido, scontroso, dispettoso, talvolta cattivo e vendicativo che ama scavallare per prati e boschi e fare gite sui monti. Eredita verosimilmente dal padre, grande amatore di uccelli e specialmente di polli e piccioni, la passione per l’ornitologia iniziando, sin da giovanissimo, l’osservazione di piccioni viaggiatori in colombaie. Ripetuta la prima ginnasiale, la famiglia, impotente a domare la natura ribelle del piccolo Alessandro, decide di mandarlo nel 1885 al Collegio della Badia Fiesolana, situato a valle di San Domenico a Fiesole (Firenze). Nel collegio diretto dai Padri Scolopi, il giovane Ghigi riceve insegnamenti di ottimo livello. Nel corso delle lunghe vacanze estive inizia raccolte entomologiche, manifestando una spiccata predilezione per i Coleotteri Crisomelidi. Conosce Alfredo Brunacci, grande amico di famiglia, ex allievo degli Scolopi e anche lui appassionato di piccioni e colombi viaggiatori.
L’esame di licenza liceale viene superato con ottimi risultati nelle scienze naturali e appena sufficienti in matematica e fisica. Grazie alla famiglia assai facoltosa, il naturalista bolognese è sempre libero dal bisogno o, come scrive un biografo, “gratificato dalla sorte di mezzi materiali (ed insieme generosissimo del Suo)” (Goidanich, 1972). Nel 1892 Alessandro Ghigi assapora “la gioia della libertà riconquistata, della facoltà di fare ciò che più mi piaceva, senza impacci di orario e di superiori” (Autobiografia; a cura di M. Spagnesi, 1995). Nello stesso anno si iscrive al corso di laurea in Scienze Naturali, presentandosi al Prof. Carlo Emery (1848-1925) dal 1881 cattedratico di Zoologia in Bologna e grande mirmecologo. Tra i maestri e mentori del Ghigi figurano eminenti personalità della ricerca; Carlo Emery per la Zoologia, Federico Delpino e Oreste Mattirolo per la Botanica, Giovanni Capellini per la Geologia, Luigi Bombicci per la Mineralogia, Giacomo Ciamician per la Chimica, Augusto Righi per la Fisica. Si laurea a Bologna in Scienze Naturali nel 1896 con il massimo dei voti e subito dopo, in seguito al suggerimento dello stesso Emery, trascorre alcuni mesi, tra il 1896 e il 1897, nel laboratorio del Prof. Kriechbaumer a Monaco di Baviera con l’obiettivo di approfondire lo studio degli Icneumonidi, Imenotteri Apocriti parassitoidi. Soggiorno da lui definito poco proficuo nonostante la conoscenza di Richard Hertwig e la buona competenza acquisita sui Tentredinidi, grande famiglia di Imenotteri Sinfiti. Ghigi inizia tuttavia a verificare le modalità di lavoro all’estero, caratterizzate da dotazioni e personale adeguato alle necessità della ricerca scientifica; per il resto, predilige la visita di monumenti e colombaie.
Rientrato in Italia, si sposa nel 1897 con Maria Teresa Pagnoni di Rimini. Nella primavera del 1900 contribuisce alla costituzione dell’UZI Unione Zoologica Italiana della quale viene nominato vicesegretario. Alle cariche del direttivo dell’UZI vengono nominati: l’aracnologo e ittiologo Pietro Pavesi (1844-1907) in qualità di Presidente; l’entomologo Carlo Emery e l’elmintologo Corrado Parona (1848-1922) in qualità di vicepresidenti; Francesco Saverio Monticelli (1863-1927), anch’egli elmintologo e fondatore della testata Archivio Zoologico italiano, in qualità di Segretario. Iniziano quindi i congressi annuali dell’UZI: il primo a Bologna al quale seguono Napoli, Roma e Rimini. In quest’ultimo (1903) Ghigi viene nominato segretario del comitato ordinatore in sostituzione di Alessandro Tosi. Nel 1904 in occasione del Congresso Internazionale di Zoologia di Berna, Ghigi si rende conto dell’importanza di pubblicare in lingua straniera (inglese, francese, tedesco) dato che la lingua italiana, anche se ammessa tra quelle ufficiali del congresso, è poco conosciuta; inoltre, che le pubblicazioni di autori italiani sono sostanzialmente ignorate. Come molti zoologi italiani, Ghigi frequenta, nell’autunno del 1902, la Stazione Zoologica di Napoli conl’obiettivo di affinare le sue conoscenze sulla fauna marina. In tale occasione viene assistito da Salvatore Lo Bianco (1860-1910), da lui definito “tecnico impareggiabile”, autore di un’opera tradotta in numerose lingue, “Metodi usati nella stazione zoologica per la conservazione degli animali marini” (Mittheilungen aus der Zoologischen Station zu Neapel, 1890, vol. 9, pp. 434-474), insignito nel 1895 su proposta di Salvatore Trinchese (1836-1897), neurologo comparato degli invertebrati, della laurea honoris causa in Scienze Naturali dell’Università di Napoli.
Dopo il conseguimento per titoli della libera docenza in zoologia (1902) inizia un periodo che Ghigi stesso definisce “la faticosa carriera universitaria”. In primis l’insegnamento di Entomologia agraria a Bologna dal 1902-1903 al 1914-1915. Nel 1907 partecipa al secondo congresso internazionale di zoologia a Boston, affrontando, con moglie e fratello, la lunga traversata atlantica. Sono molteplici le istituzioni visitate per l’occasione tra cui musei e giardini zoologici e il viaggio gli permette la conoscenza di numerosi scienziati: il paleontologo Osborn, i genetisti Davenport, Bateson e Punnett, il neuroanatonomo Apathy, l’ornitologo Oberholser. Nel 1911, lo zoologo bolognese è tra i fondatori della “Rivista Italiana di Ornitologia”. Per un certo periodo è assessore supplente nella giunta comunale di Rimini; rifiuta tuttavia la designazione alla carica di Sindaco per dedicarsi completamente alla ricerca, mantenendo peraltro la carica di Consigliere comunale, nelle file del partito liberale, sino al 1919. Con il collocamento a riposo dell’Emery, Ghigi viene nominato, nel 1915, direttore dell’Istituto di Zoologia ed incaricato dell’insegnamento di questa disciplina nell’Università di Bologna. Nel 1921 ottiene per concorso la carica di Direttore della Stazione sperimentale di Pollicoltura di Rovigo, partecipando contestualmente alla prima esposizione mondiale di pollicoltura (Aja, 1921). Nel 1922 ottiene l’anelata cattedra di professore ordinario di zoologia nell’Università di Bologna. Nell’ambito delle attività della SIPS Società Italiana per il Progresso delle Scienze, Ghigi organizza, insieme al segretario Lucio Silla, il congresso annuale a Bologna nel 1926 alla presenza del Capo del Governo Benito Mussolini. In seguito all’ottima impressione del mondo scientifico italiano viene eletto vicepresidente della SIPS; di lì a poco ottiene la nomina a componente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Nel 1930 Alessandro Ghigi viene cooptato Rettore della più antica università europea, l’Alma Mater Studiorum. In tale funzione si rivela sagace coordinatore nella realizzazione di nuovi fabbricati con molti cantieri chiusi a tempo di record. Anche per acquisire informazioni sulla loro corretta costruzione e disposizione, Ghigi visita Amburgo, Berlino, Lipsia, Reims. Nel corso della sua dirigenza vengono realizzati gli edifici di Patologia Generale, Igiene, Medicina Legale, Clinica Medica, l’aula magna, un magazzino libri oltre ai nuovi edifici di Antropologia, Anatomia Comparata e Zoologia. Oltre ai vari istituti già citati sono promossi diversi servizi per gli studenti: la mensa, la foresteria, le sedi della G.U.F. e della Coorte universitaria. Nell’estate del 1932, Ghigi partecipa al Congresso Internazionale di Genetica ad Ithaca, nello Stato di New York, assieme agli altri delegati italiani, Cesare Artom (1879-1934) citologo e genetista, Corrado Gini (1884-1965) fondatore nel 1926 dell’Istituto Centrale di Statistica, successivamente Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), Carlo Jucci (1897-1962) fondatore di un Centro per lo studio genetico delle popolazioni animali e vegetali montane sul Terminillo nonché della rivista Scientia Genetica. In tale occasione, Ghigi si rende conto del livello ormai raggiunto dalla iperspecializzazione; catturato infatti un esemplare di uno strano Imenottero terebrante del genere Pelicinus ne chiede notizia al suo accompagnatore americano il quale risponde di non conoscerlo; all’osservazione di Ghigi “Ma lei non è uno zoologo?” ottiene la risposta: “Sì ma io mi occupo soltanto degli effetti prodotti dai raggi X sulle Drosofile!”.
Nel 1933 viene designata Roma come sede del congresso mondiale di avicoltura e Ghigi viene eletto vicepresidente dell’Associazione mondiale di Avicoltura Scientifica (W.P.S.A.) e delegato dell’Associazione nell’organizzazione del congresso; il nostro zoologo aveva già fondato la “Rivista di Avicoltura” nel 1931. Nel 1934 partecipa al Congresso Ornitologico Internazionale di Oxford, effettuando una escursione lungo le coste del Galles con osservazioni su urie, gabbiani marini, pulcinelle di mare, cormorani, procellarie. Alla chiusura del Convegno viene proposto il suo nome per la presidenza del congresso successivo che si sarebbe tenuto nel 1938 a Rouen in Normandia.
Ghigi viene eletto deputato del Regno d’Italia (XXIX legislatura), su designazione del Governo; il 6 febbraio 1943 verrà nominato Senatore. Nel 1934 partecipa al Congresso Internazionale di Zoologia a Lisbona in rappresentanza del Governo e dell’Università di Bologna; ne approfitta per raccogliere un certo numero di esemplari di Pleurodeles, la più grande salamandra europea, rivelatasi in seguito un importante modello sperimentale. Nel 1936 riceve la laurea honoris causa in Scienze dall’Università di Boston analogamente alla laurea honoris causa in Scienze Naturali conferitagli l’anno successivo dall’Università di Coimbra in Portogallo.
Nelle ordinarie lezioni universitarie Ghigi, quando è assente per i numerosi impegni istituzionali, si premura di farsi sostituire da docenti di valore: Anita Vecchi (1893-1953) specialista in zooculture, Pasquale Pasquini (1901-1977) embriologo, Guido Grandi (1886-1970) entomologo, Giuseppe Montalenti (1904-1990) genetista, Andrea Scaccini (1909-1977) ittiologo. Nel 1943 Ghigi viene invitato in Germania dal governo tedesco per esporre i risultati di esperienze di ibridazione nel contesto di problematiche di avicoltura scientifica. Nel 1948 si costituisce a Bologna la Sezione Bolognese dell’Unione dei Naturalisti Italiani (con sede centrale a Roma) destinata a diventare nel 1950 l’Unione Bolognese Naturalisti con Alessandro Ghigi come Presidente. Nel 1951 promuove, in seno al C.N.R., l’istituzione della “Commissione per la conservazione della natura e delle sue risorse”, che presiede sino alla morte. Autore di oltre 370 pubblicazioni, è tra i curatori del volume “La Fauna” del Touring Club Italiano (Milano, 1959). Le relazioni che intrattiene con ricercatori e appassionati naturalisti sono evidenziate dai numerosi necrologi di cui è autore: in memoria di Luigi Bombicci, Carlo Emery, Annibale Certani, Alfredo Brunacci, Giuseppe Tanari, Antonio Dohrn, Francesco Pio Pomini, Guido Zucchini, Umberto Pierantoni. Tra le Onorificenze italiane: Grand’Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e Stella d’Oro al merito rurale; le prime due legate alla casata regnante dei Savoia, la seconda istituita nel 1932 nel calderone delle iniziative della politica agraria fascista. Alessandro Ghigi si spegne in Bologna nel 1970 all’età di 95 anni. La sua villa cinquecentesca, sede di un Centro di ricerche e sperimentazioni sull’avifauna, e l’annesso parco di 29 ettari sui colli fuori porta
San Mamolo, sono lasciati in eredità alla città di Bologna e destinati ad uso pubblico (fig. 1).
- Alessandro Ghigi morfologo e zoogeografo
- Alessandro Ghigi, ecologo: la scuola , la caccia e la difesa della natura
- Alessandro Ghigi, le leggi razziali ed il fascismo
(1) Società Romana di Scienze Naturali SRSN, ente di ricerca pura, Via Fratelli Maristi 43, “Campus
di Villa Esmeralda”, 00137 Roma; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
(2) Università degli Studi di Verona, Dipartimento Culture e Civiltà, Via San Francesco 22, 37129
Verona
2) Università degli Studi di Verona, Dipartimento Culture
Rondine: creato il primo pangenoma e pubblicato il genoma di riferimento di questa specie iconica
02 Feb 2023 Scritto da Università degli studi di Milano
Uno studio guidato dall’Università Statale di Milano pubblicato su Cell Reports riporta il genoma completo della rondine e apre la strada all’identificazione dei geni che controllano importanti caratteri quali la migrazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. La mappatura completa del genoma e la costruzione del pangenoma, cioè l’allineamento della sequenza completa di più individui della stessa specie, rappresentano un nuovo standard di riferimento per gli studi sul futuro di questa specie.
E’ stato pubblicato su Cell Reports un articolo scientifico che riporta la caratterizzazione del genoma della rondine (Hirundo rustica). Il risultato è di così elevata qualità e completezza da costituire il genoma di riferimento per i ricercatori di tutto il mondo.
Lo studio, condotto da ricercatori dei dipartimenti di Bioscienze e di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con importanti laboratori stranieri, in primis il Vertebrate Genome Laboratory della Rockefeller University, ha sfruttato le più innovative tecniche di sequenziamento e di assemblaggio di genomi. Ciò ha permesso di ricostruire con grande accuratezza e completezza gli 80 cromosomi che costituiscono il patrimonio genetico della rondine. Il lavoro di ricerca non si è limitato a descrivere la sequenza del DNA della rondine ma, utilizzando milioni di sequenze di DNA disponibili per popolazioni di rondini da tutto il mondo, è stato costruito un catalogo di tutte le varianti genetiche identificate fino ad ora. Combinando tutte queste risorse, i ricercatori sono inoltre riusciti a costruire uno dei primi “pangenomi” per una specie selvatica.