
Scienza generale (187)
Istruzione e invecchiamento: La scienza svela un ruolo inatteso nel declino cerebrale
30 Ago 2025 Scritto da Matteo Gizzi
Per decenni si è creduto che un alto livello di istruzione formale potesse agire come uno scudo contro il declino cognitivo legato all'età, quasi come una "assicurazione" per un cervello più giovane. Una convinzione radicata, che ha influenzato politiche sanitarie e stili di vita. Tuttavia, uno studio internazionale di portata epocale, pubblicato su Nature Medicine e frutto della collaborazione del consorzio europeo Lifebrain, tra cui l'Università di Barcellona e l'Institut Guttmann, ha gettato nuove ombre su questa ipotesi. Analizzando i dati longitudinali di oltre 170.000 persone in 33 paesi occidentali, la ricerca suggerisce che, sebbene l'istruzione dia un vantaggio iniziale, non rallenta il ritmo del declino cognitivo.
Biorescue crea tre nuovi embrioni di rinoceronte bianco settentrionale e dà il via ai primi trasferimenti embrionali nella corsa contro il tempo per salvare la specie dall’estinzione
29 Ago 2025 Scritto da Cs Università di Padova
Il consorzio internazionale BioRescue*, di cui fa parte l’Università di Padova, ha inaugurato una nuova, decisiva fase della sua missione per salvare il rinoceronte bianco settentrionale (Ceratotherium simum cottoni), una delle specie più minacciate al mondo. Dall’inizio dell’anno sono stati creati tre nuovi embrioni, portando avanti un traguardo scientifico senza precedenti. Parallelamente, il team ha avviato i primi trasferimenti embrionali, impiantando embrioni puri di rinoceronte bianco settentrionale in madri surrogate appartenenti alla sottospecie meridionale. Con soli due esemplari rimasti – le femmine Najin e sua figlia Fatu, entrambe incapaci di affrontare una gravidanza naturale – BioRescue fa affidamento sulle tecniche più avanzate di riproduzione assistita e su un uso pionieristico delle cellule staminali, con l’obiettivo di offrire a questa specie una nuova possibilità di futuro.
Non è un negozio, è un culto: la scienza sociale dietro l'impero di Costco
28 Ago 2025 Scritto da Guido Donati
Immaginate di dover pagare una quota annuale solo per avere il permesso di fare la spesa. Aggiungete a questo un ambiente che assomiglia più a un magazzino industriale che a un supermercato, con prodotti impilati su bancali e venduti in quantità spropositate. Suona assurdo, vero? Eppure, questo è il modello di business di Costco, un colosso che non solo domina il mercato americano, ma ha trasformato un semplice negozio in un vero e proprio fenomeno sociale, quasi un culto. La vera domanda, però, non è cosa vende, ma come è riuscito a costruire una tale devozione da parte dei suoi clienti. La risposta sta in una profonda comprensione della psicologia umana e del marketing.
Un impero costruito sulla lealtà dei membri
La storia di Costco è un trionfo di crescita costante, basata sulla fiducia e sulla fidelizzazione dei suoi membri. Fondata nel 1983, l'azienda è cresciuta esponenzialmente. Nel 2024, ha superato i 130 milioni di membri e il suo tasso di rinnovo degli abbonamenti ha raggiunto l'impressionante cifra del 90% negli Stati Uniti. Nonostante un'inflazione costante e un'economia volatile, le quote di iscrizione hanno generato 4,6 miliardi di dollari nell'ultimo anno fiscale, dimostrando che il suo modello non è solo solido, ma a prova di crisi.
L'ammoniaca, un composto chimico dal nome innocuo, eppure essenziale per nutrire miliardi di persone sul nostro pianeta. Senza di essa, l'agricoltura moderna faticherebbe a sfamare una popolazione globale in continua crescita, perché l'ammoniaca è la base per la produzione di fertilizzanti azotati, linfa vitale per le nostre colture. Per oltre un secolo, il processo Haber-Bosch ha dominato la scena produttiva, un'innovazione che ha meritato un Premio Nobel ma che oggi si svela come un gigante assetato di energia e divoratore di gas metano. Ma la buona notizia arriva dall'Università di Bonn: il team del Professor Nikolay Kornienko ha scoperto un'alternativa più sostenibile e amica del clima per produrre ammoniaca, sfruttando l'energia rinnovabile del Sole e del vento.
Da Pantelleria a Marte. In un lago siciliano si sperimenta l’origine della vita
12 Ago 2025 Scritto da Cs La Sapienza
Nell’isola siciliana, un team di ricercatori italiani ha identificato un ambiente naturale con analogie geologiche con Marte e che potrebbe simulare anche le condizioni della Terra primordiale. Lo studio, pubblicato sull’ International Journal of Molecular Sciences, è frutto della collaborazione tra Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e le Università della Tuscia e Sapienza di Roma, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi)
In una lettera del 1871 al suo amico Joseph Dalton Hooker, Charles Darwin ipotizzava che la vita potesse essere nata in ‘un piccolo stagno caldo’. Oggi, a oltre 150 anni di distanza, quell’ipotesi trova maggiori conferme grazie allo studio che un team interdisciplinare di scienziati italiani ha effettuato sull’isola di Pantelleria, in particolare presso il piccolo lago termale chiamato ‘Bagno dell’Acqua’: Questo luogo si è rivelato un laboratorio naturale ideale per simulare ambienti simili a quelli che potrebbero essere esistiti miliardi di anni fa sia sulla Terra che su Marte, offrendo preziosi indizi sui meccanismi universali dell’origine della vita.
La firma spettroscopica del pane fatto con il lievito naturale!
11 Ago 2025 Scritto da Cs La Sapienza
Un team di ricercatori della Sapienza, dell’Università di Bari parte dell’infrastruttura di ricerca METROFOOD-IT ha individuato la traccia caratteristica e infalsificabile del pane fatto con il "lievito madre”. Il risultato, pubblicato sulla rivista Food Chemistry, servirà a creare modelli di autenticazione a garanzia della sicurezza e della qualità dei prodotti agro-alimentari
Non sarà solo l’etichetta a certificare gli ingredienti o la qualità di un prodotto della nostra tavola. È in arrivo infatti una firma spettroscopica, segno unico e inequivocabile delle caratteristiche e delle proprietà dei cibi, che contribuirà ad assicurare al consumatore finale, ma anche a chi produce e distribuisce, uno standard qualitativo elevato e costante.
Euphorbia damarana: identificato l'euphol come principale responsabile della sua tossicità ma anche come potenziale agente antitumorale
08 Ago 2025 Scritto da Veronica Rocco
Lo studio scientifico "Isolation and identification of the primary toxin in the smoke of the Namibian milk bush, Euphorbia damarana" di M. P. Degashu et al., pubblicato sul South African Journal of Botany, Vol. 170, pp. 88-96 (2024), riporta l'isolamento e l'identificazione della tossina principale presente nel fumo del "Damara milk bush" (Euphorbia damarana L.C. Leach). Questo arbusto, che cresce nelle aree desertiche nord-occidentali della Namibia e del sud dell'Angola, veniva utilizzato tradizionalmente dai boscimani per realizzare frecce avvelenate usate per la caccia. Il suo lattice, infatti, è generalmente tossico per l'uomo e per gli animali, ad eccezione dell'orice e del rinoceronte nero che si nutrono dei suoi steli.
L'Hexophthalma hahni (Karsch, 1878), noto anche con i sinonimi Sicarius hahni e Sicarius testaceus, è un aracnide di grande interesse nel campo della tossicologia, riconosciuto per il suo potente veleno. Questo ragno è caratterizzato da una tossicità dermonecrotica, ovvero la capacità di indurre la necrosi dei tessuti cutanei e sottocutanei in seguito al suo morso.
Morfologia e comportamento
L'Hexophthalma hahni è un ragno di medie dimensioni la cui colorazione, che varia dal giallo sabbia al bruno-rossastro, gli permette di mimetizzarsi perfettamente con l'ambiente arido in cui vive, rendendolo estremamente difficile da individuare. Il suo nome scientifico, Hexophthalma, deriva dal greco e significa "sei occhi", una caratteristica distintiva della famiglia dei Sicariidae a cui appartiene. A differenza della maggior parte dei ragni che ne possiedono otto, i membri di questa famiglia ne hanno solo sei, disposti in tre coppie.
A differenza di molti altri ragni, l'H. hahni non tesse una ragnatela per catturare le sue prede. È un predatore da agguato: si seppellisce nella sabbia o sotto le rocce, attendendo pazientemente il passaggio di ignari insetti o altri piccoli artropodi. Le sue lunghe zampe, dotate di speciali setole, gli permettono di muoversi agilmente sulla sabbia. Questo adattamento, unito alla sua tattica di caccia, gli ha valso il soprannome comune di "ragno della sabbia a sei occhi". Nonostante il suo temibile veleno, il ragno è di natura schiva e non è aggressivo; i morsi all'uomo sono rari e avvengono quasi esclusivamente quando l'animale si sente minacciato o viene accidentalmente schiacciato.
"Il titolo dell'articolo, '“There Are No True Himbas Anymore: exploring the dynamics of the Himba culture and Land use in the face of change in Kunene Region, Namibia” (Non esistono più veri Himba), sembrerebbe un'affermazione definitiva, ma in realtà è l'inizio di una profonda riflessione sulle sfide che il popolo Himba della Namibia sta affrontando.".
Pubblicato sulla rivista Sustainability, vol. 16, n. 4, nel febbraio 2024, il risultato della ricerca condotta da Emilia N. Inman analizza come una delle culture più uniche e resilienti dell'Africa stia cambiando a causa di fattori esterni e interni.
Il popolo Himba ha mantenuto per secoli un'identità distinta, basata su un'economia pastorale e tradizioni ancestrali. Tuttavia, l'articolo documenta un'inarrestabile trasformazione, alimentata dalla modernizzazione, dalla globalizzazione, dall'educazione formale e dall'influenza della religione. A queste si aggiungono le pressioni ambientali, come i cambiamenti climatici, che mettono a dura prova il loro tradizionale stile di vita legato alla terra.
Svelata l'Origine Medievale dei Terrazzamenti Agricoli dell'Appennino Settentrionale: Un Esempio di Resilienza Antica Che Può Ispirare l'Agricoltura Sostenibile di Oggi
28 Lug 2025 Scritto da Cs Università degli studi di Milano
Uno studio internazionale, a cui ha partecipato l'Università degli Studi di Milano, ha ricostruito, attraverso tecniche geoarcheologiche avanzate, l'origine medievale dei terrazzamenti agricoli nell'Appennino tosco-emiliano. La ricerca, focalizzata principalmente sul territorio di Vetto d'Enza (Reggio Emilia), evidenzia come queste strutture siano il frutto di strategie di adattamento ambientale adottate dalle comunità locali fin dal IX secolo. I risultati, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, potrebbero suggerire nuove strategie per rafforzare la resilienza delle aree montane oggi a rischio per la crisi climatica.
Fin dal IX secolo le popolazioni dell'Appennino settentrionale hanno modellato il loro territorio per fronteggiare sfide ambientali, economiche e demografiche.
A rivelarlo è un nuovo studio condotto nell'ambito del progetto HiLSS – Historic Landscape and Soil Sustainability, finanziato dal programma europeo “HORIZON 2020 - Marie Skłodowska-Curie Actions”. La ricerca è stata guidata da Filippo Brandolini, Marie Curie Fellow presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università Statale di Milano e Massachusetts Institute of Technology (MIT, USA), in collaborazione con l'University of St Andrews (UK) e la Newcastle University (UK).