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Le due strutture di acqua liquida a contatto con la superficie del semiconduttore puro (a sinistra) e lievemente drogato (a destra)

 


Un gruppo di ricerca dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Cnr, in collaborazione con l’Università di Messina e l’Università di Zurigo, ha dimostrato che l’efficienza nella produzione di idrogeno verde tramite fotocatalisi dipende anche dalla disposizione dei legami idrogeno tra le molecole d'acqua in prossimità della sua superficie. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the American Chemical Society

 Le caratteristiche dell'acqua possono influenzare l'efficienza complessiva della fotocatalisi e avere, quindi, un impatto significativo sulla quantità di idrogeno prodotta nell’ambito dei processi di produzione del cosiddetto “idrogeno verde”. È quanto è emerso da uno studio condotto dall’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche di Messina (Cnr-Ipcf), dall’Università di Messina e dall’Università di Zurigo, e pubblicato sulla rivista scientifica della Società americana di chimica Journal of the American Chemical Society.

Pubblicato in Chimica


Uno studio internazionale pubblicato su Nature Genetics, a cui hanno collaborato ricercatori delll’IRCCS Istituto Auxologico Italiano e dell’Università Statale di Milano, identifica una mutazione del gene RAB32. I risultati dello studio contribuiscono a spiegare le cause genetiche e i meccanismi patogenetici della malattia e di esplorare nuovi percorsi biologici e potenziali target terapeutici.
Uno studio internazionale coordinato dall’Università del Massachusetts ha scoperto un nuovo gene associato alla malattia di Parkinson. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Genetics, ha sequenziato l’esoma (la regione codificante del genoma) di più di 2.000 pazienti affetti da malattia di Parkinson famigliare, confrontandolo con quelli di quasi 70.000 soggetti sani. In questo modo è stato possibile identificare una mutazione del gene RAB32 nello 0.7% dei pazienti affetti da malattia di Parkinson. Allo studio hanno partecipato anche ricercatori dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano e dell’Università degli Studi di Milano.

Pubblicato in Medicina


Team di ricerca guidato da Padova identifica nuova terapia anti-invecchiamento Pubblicato su «Nature Aging» uno studio condotto da un gruppo di scienziati che hanno identificato un prodotto naturale senoterapico che promuove la durata della vita e la salute.
Un gruppo di scienziati dell'Università di Padova e dell'Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM), in collaborazione con l'Istituto di Ricerca Oncologica (IOR, affiliato all'USI e membro di Bios+) ha fatto una scoperta significativa, identificando una nuova terapia anti-invecchiamento. Lo studio è pubblicato sulla prestigiosa rivista «Nature Aging».


Il contesto
L'invecchiamento è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di numerose malattie neurodegenerative, muscolari, metaboliche e tumorali. Piuttosto che trattare le singole patologie o i loro sintomi, è
emerso un nuovo paradigma che mira a colpire direttamente le cause dell'invecchiamento, a livello cellulare e molecolare. Tra i possibili approcci terapeutici vi è quello di colpire in modo specifico le cellule senescenti.

Pubblicato in Medicina

 


Team internazionale di ricerca guidato da Padova individua ruolo del fegato nelle microtrombosi letali.
La prima ondata pandemica dell'infezione da sindrome respiratoria acuta grave da betacoronavirus-2 (severe acute respiratory syndrome betacoronavirus-2, SARS-CoV2) aveva colto impreparati i sistemi sanitari occidentali, causando un numero elevato di pazienti gravemente malati con una mortalità rilevante in tutto il mondo, superando i 7 milioni di morti, congiuntamente ad un enorme disagio sociale ed economico. Uno studio, coordinato dall’Università di Padova, e condotto da un team interdisciplinare di ricercatori delle Università di Yale (USA) e Birmingham (UK), e le Aziende Ospedaliero-Universitarie di Padova, Papa Giovanni XXIII (Bergamo), ASST Bergamo Est Seriate, e Fatebenefratelli Sacco (Milano), avvalendosi di un'ampia serie di materiali autoptici, ha fatto luce sui meccanismi della microtrombosi e sulla rilevanza della patologia epatica nelle forme letali di COVID-19.

Pubblicato in Medicina

L'area craterica del vulcano Stromboli

 

 

I vulcani Stromboli ed Etna possono eruttare in modo più esplosivo a causa di minime variazioni nella composizione chimica del loro magma. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications Earth & Environment, condotto da un team multidisciplinare dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dell'Università degli Studi Roma Tre e del Consiglio nazionale delle ricerche

I vulcani Stromboli ed Etna possono eruttare in modo più esplosivo a causa di minime variazioni nella composizione chimica del loro magma. Lo rivela lo studio “Magma titanium and iron contents dictate crystallization timescales and rheological behaviour in basaltic volcanic systems” pubblicato sulla rivista Nature Communications Earth & Environment e condotto da un team multidisciplinare di ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), dell'Università degli Studi Roma Tre e del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

Pubblicato in Ambiente

I "frutti della passione" al microscopio elettronico

 

 

Si chiamano "frutti della passione" ma non si trovano sul banco ortofrutticolo e con il frutto esotico condividono solo la forma e certamente non le dimensioni. Infatti, sono capsule di vetro nanometriche (un milionesimo di millimetro di lunghezza!) contenenti semi di oro ancora più piccoli.
I ricercatori dell'Università di Genova e dell'Istituto Italiano di Tecnologia ne hanno dimostrato l’efficacia in studi preclinici in accompagnamento alla radioterapia per i tumori della testa e del collo HPV positivi.

 Valerio Voliani, ricercatore dell'Università di Genova e dell'Istituto Italiano di Tecnologia, le ha sviluppate grazie a un MFAG (My First AIRC Grant), finanziamento quinquennale di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, e le ha battezzate con questo nome proprio per la loro struttura e per celebrare la passione per la scienza che muove i ricercatori.

Pubblicato in Medicina


Un’indagine guidata da studiosi dell'Università di Bologna ha messo in luce nuove evidenze su come il cervello regola l'imitazione automatica: un comportamento alla base di molte interazioni sociali complesse. I risultati potrebbero portare ad applicazioni terapeutiche per pazienti con alterazioni neurologiche e disturbi nella sfera della socialità.

Un team interazionale di ricerca guidato da studiosi dell'Università di Bologna ha indagato i meccanismi neurali alla base del comportamento imitativo: un fenomeno che facilita l'interazione e la coesione sociale e permette alle persone di sintonizzarsi inconsciamente con gli altri.
Lo studio - pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) - ha messo in luce nuove evidenze su come il cervello regola questo comportamento, aprendo così nuove prospettive per applicazioni cliniche e terapeutiche. "I risultati che abbiamo ottenuto aprono nuove strade per comprendere come la plasticità cerebrale può essere manipolata per aumentare o ridurre comportamenti imitativi e rendere le persone meno sensibili alle interferenze durante l'esecuzione di compiti", spiega Alessio Avenanti, professore al Dipartimento di Psicologia "Renzo Canestrari" dell’Università di Bologna, che ha coordinato lo studio. “Da qui potrebbero quindi nascere applicazioni terapeutiche per migliorare la prestazione cognitiva in pazienti con alterazioni neurologiche e disturbi nella sfera della socialità". 

Pubblicato in Medicina


La Missione archeologica italo-egiziana EIMAWA coordinata dall’Università degli Studi di Milano e dal Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano ha rinvenuto alcune tombe scavate lungo il profilo di una collina con all’interno intere famiglie. Tra i ritrovamenti anche il corpo di un adulto (probabilmente una donna) e un bambino piccolo ancora appoggiati l’un l’altro. Queste scoperte aprono nuove prospettive sulla vita delle persone sepolte in epoca greco-romana (VI secolo a.C.- II secolo d.C) nella necropoli dell’Aga Khan.


Scavate nella roccia di una collina, all’interno intere famiglie e alcuni oggetti funebri: così si presentano le tombe ritrovate tra febbraio e marzo 2024 dalla missione congiunta italo-egiziana EIMAWA (Egyptian-Italian Mission at West Aswan) sulla sponda occidentale di Assuan, nell’area circostante il Mausoleo dell'Aga Khan. È in questa zona infatti che dal 2019 gli archeologi stanno scavando e dove hanno già individuato 400 tombe che risalgono al periodo compreso tra il VI secolo a.C. e il II secolo d.C.

Pubblicato in Archeologia


Un team di ricercatori dell’Università Statale di Milano ha individuato tracce di ghiacciai ormai scomparsi nell’area dei Monti della Laga. Una scoperta che potrà aiutarci a capire il futuro degli ultimi ghiacciai alpini. La ricerca è pubblicata su Mediterranean Geoscience Reviews.
I ghiacciai alpini che si ritirano di anno in anno sono diventati da qualche tempo il simbolo della crisi climatica in corso. Infatti l’innalzamento delle temperature sta inesorabilmente portando alla scomparsa di queste importanti riserve di acqua, la cui salvaguardia è fondamentale per la vita del pianeta.
Ma cosa potrebbe succedere in futuro? Per capirlo un team di ricercatori dell'Università degli Studi di Milano si è messo sulle tracce degli an chi ghiacciai dell’Appennino centrale scomparsi ormai da secoli, riuscendo a individuare per la prima volta sui Monti della Laga nelle località di Monte Pelone e la Valle del Tordino (in provincia di Teramo) testimonianze di ghiacciai risalenti al Quaternario, quando i ghiacci si estendevano anche sugli Appennini mediterranei.

Pubblicato in Geologia



Rappresentazione schematica delle proprietà ottiche dei vari compartimenti intracellulari all'interno di una cellula di lievito di birra equivalente a una biolente ottica

 


Una ricerca condotta dall’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Cnr di Pozzuoli, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e l’Università degli Studi di Napoli Federico II dimostra che le cellule biologiche possono essere modificate per comportarsi come microlenti ottiche. Lo studio, pubblicato sulla rivista Advanced Optical Materials, potrebbe rivoluzionare il campo della diagnostica medica.

 Le cellule biologiche possono essere modificate per comportarsi come microlenti ottiche, piccole strutture che funzionano come lenti tradizionali ma fatte di materiali biologici. Proprio come una goccia d’acqua su una superficie agisce come una lente di ingrandimento, focalizzando i raggi luminosi, così fanno le cellule modificate in microlenti. Studiando il loro comportamento ottico, in futuro queste cellule potrebbero essere utilizzate per diagnosi mediche basate sulle loro proprietà di focalizzazione della luce. È quanto emerge da una ricerca dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Consiglio nazionale delle ricerche di Pozzuoli (Cnr-Isasi), in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e l’Università degli Studi di Napoli Federico II (UniNa). La scoperta apre nuove prospettive per la ricerca scientifica e potrebbe rivoluzionare il campo della diagnostica medica.

Pubblicato in Tecnologia

Medicina

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