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Martedì, 28 Giugno 2011 00:00

Donne private di Storia

Sono attualmente in corso, nell'anno commemorativo del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, numerose iniziative volte a celebrare il Risorgimento e a riflettere sui differenti aspetti culturali, storici, politici e sociali di questa fondamentale fase storica per il nostro Paese.
Tra questi eventi è di particolare interesse la mostra dal titolo: ”17 Marzo 1861: Donne private di Storia”, presentata a Roma presso la Biblioteca Comunale Elsa Morante il 18 marzo e visibile presso l'Atelier degli Artisti dal 4 al 12 maggio. L'esposizione, che ha ottenuto il patrocinio dell'Assessorato alle Politiche culturali e della Comunicazione del Comune di Roma, è curata da Livia Compagnoni e Tiziana Di Bartolomeo ed è finalizzata a promuovere una attenta riflessione sul ruolo e sull'apporto delle donne al processo di Unificazione d'Italia. Un ruolo, quello delle donne nel  Risorgimento, cui la stereografia ufficiale non ha dato giusta rilevanza.

Pubblicato in Storia

La  Biblioteca del Centro di Ricerca per lo Studio delle Relazioni tra Pianta e Suolo (CRA-RPS) è una biblioteca specializzata di ricerca e si configura attualmente come la maggiore raccolta bibliografica nazionale in materia di Chimica del suolo e Nutrizione delle Piante.
Le origini della Biblioteca risalgono al 1872, quando nasce e si sviluppa come raccolta bibliografica della Regia Stazione Sperimentale Agraria di Roma, formalmente istituita, con regio decreto, il 30 dicembre 1871 ed antesignana dell’attuale CRA-RPS. La fondazione della Stazione Agraria di Roma si inserisce nelle iniziative post-unitarie di politica agraria del nascente Ministero dell’Agricoltura ed è opportunamente ispirata dal modello tedesco delle Stazioni agrarie di prova concepito dal padre della chimica agraria Justus von Liebig  (1803-1873). Gli studi e le ricerche riguardanti la fisiologia vegetale e la nutrizione delle piante, nonché il terreno agrario nei suoi aspetti chimici, fisici e biologici, costituiscono il principale compito che la Stazione romana era chiamata a svolgere. La sede originaria dell’istituzione sperimentale di ricerca e dell’annessa Biblioteca era presso l’allora Regio Istituto Tecnico di Roma (fondato nel 1871), in piazza S. Pietro in Vincoli, nel palazzo che fu dei Cesarini e dei Borgia e sede dell’ex Convento di S. Francesco di Paola, e la direzione era affidata al chimico agrario Fausto Sestini (1839-1904), allora docente di Chimica in quell’Istituto.
Nel 1874 il nucleo originario della Biblioteca veniva, insieme con la Stazione agraria, trasferito nell’ex Convento romano di Santa Maria della Vittoria (largo di Santa Susanna), dapprima in un ampio locale, circondato da un orto piuttosto esteso, e poi nell’edificio realizzato dall’architetto Raffaele Canevari all’interno stesso dell’ex Convento (area occupata dall’orto), inaugurato il 3 maggio 1885 e destinato al nascente Museo Agrario e Geologico ed al Servizio Geologico Nazionale.

Pubblicato in Chimica
Martedì, 28 Giugno 2011 00:00

Cintura Rosa

Si è concluso il 4 Marzo da poco trascorso, con la distribuzione di un attestato di partecipazione da parte del Delegato alla Sicurezza del Comune di Roma, On.Fabrizio Santori, il corso ”Prevenzione donne: diventa cintura rosa” tenuto a Roma, presso il Molinari Art Center. Il ciclo di lezioni gratuite finanziato dal Comune ed organizzato dall'On.Piergiorgio Benvenuti per conto di Ecoitaliasolidale, social network impegnato per un ambientalismo solidale, è stato condotto dal Maestro Giancarlo Celotto, settimo Dan di Judo e illustre rappresentate delle arti marziali in Italia. La sponsorizzazione del corso da parte delle istituzioni municipali, a detta dello stesso On. Santori, conferma che la sicurezza sul territorio della Capitale è un tema su cui l'attuale amministrazione comunale è fortemente impegnata ed è una problematica su cui, nonostante i risultati raggiunti in termine di diminuzione del tasso dei reati, il cammino da compiere è ancora lungo e complesso.

Pubblicato in Eventi

Il ruolo di Giordano Giacomello e della sua Scuola nella Chimica italiana del ‘900

Mostra documentaria permanente ideata e realizzata dal Dr. Ing. Fausto D’Aprile, Responsabile Scientifico del Museo della Strumentazione e
Informazione Cristallografica dell’I.C. del CNR

L’iniziativa culturale presentata ha il fine di mantenere viva la memoria di una importante figura della scienza italiana del secolo scorso, Giordano Giacomello, rendendo pubblico un grande archivio di studi e di ricerche, di pubblicazioni di lavori scientifici effettuati assieme ai suoi principali allievi e collaboratori.
La Mostra documentaria permanente intende contribuire fattivamente al processo di diffusione delle conoscenze storico-scientifiche del nostro Paese, soprattutto tra i giovani, nella ricorrenza del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia ed in occasione dell’Anno Internazionale della Chimica.

Pubblicato in Eventi

Facciata principale della chiesa-monastero nestoriana a Haroba-Kosht

La struttura arcaica di un'antichissima domus cristiana è stata scoperta in un'oasi nel deserto del Turkmenistan, in Asia Centrale, da un archeologo veneziano: risale alla fine del regno dei Parti (fine del primo-inizio del terzo secolo d.C.), secondo quanto ci racconta Gabriele Rossi Osmida appena rientrato dall'ultima missione di scavo, il quale ha individuato la chiesa paleocristiana incastonata nella struttura più antica di Haroba Kosht (“Castello in Rovina”, in lingua turcomanna), un rudere devastato dal tempo e da millenni di guerre (la distruzione definitiva si deve alle orde di Gengis Khan, nel 1221).
E' una scoperta clamorosa. Ma l'edificazione di quel tempio cristiano così indietro nel tempo nel cuore dell'Asia centrale, come spiega Rossi Osmida in un'intervista concessa a pochi giorni dal suo rientro in Italia, trova riscontro nelle testimonianze registrate da alcuni testi del IV e VI secolo che parlano della predicazione dell’apostolo Tommaso (o dei suoi discepoli) nell'oasi di Merv, dove era giunto nella sua missione di evangelizzazione che infine sarebbe arrivata fino all'India.

 

Pubblicato in Archeologia
Martedì, 24 Maggio 2011 00:00

Il cuore di Edvard Grieg

Il compositore Edvard Grieg nacque a Bergen, in Norvegia, il 15 Giugno 1843. Mostrando già da piccolo una grande attitudine alla musica fu mandato a studiare in Germania, a Lipsia, ma rimase sempre molto legato alla sua terra nordica, tanto che una volta completati gli studi egli tornò stabilirsi nel suo paese, dove compose tanta musica che la sua persona divenne il simbolo stesso dell’arte musicale norvegese della fine dell’800.
La sua fama si basa su composizioni delicate di gran richiamo, come i brevi “Lyriske stikker” op.38, delle vere miniature musicali, ed anche lavori più lunghi dal fascino squisito, pieni di delicatezza e di straordinari spunti lirici che Grieg traeva dallo studio della musica popolare norvegese, come il famoso “Peer Gynt”, la sua opera più celebre.

Grieg aveva una corporatura esile, un tipico aspetto nordico piuttosto delicato con capelli chiari ed occhi sognanti, ed un carattere tranquillo ed introverso, egocentrico e laborioso.
Il calvario della sua malattia cominciò nel 1860 con un attacco di pleurite – quando era ancora studente a Lipsia - contrassegnato da febbre, dolori al torace, difficoltà di respirazione e fiato corto. Anche da adulto quest’affezione lo tormentò, un insufficienza cardiaca probabilmente congenita inoltre gli provocava una lenta distruzione del sistema vascolare, che necrotizzava i vasi sanguigni dei polmoni, per cui il cuore si affaticava sempre più finendo per cedere.
Nel 1907 Grieg era molto malato, con il respiro veloce ed affannato, e nella notte del 3 Settembre si addormentò, calmo come un bambino, per non svegliarsi più.
Questo “cur pulmonale” – così come si definisce la malattia – e l’insufficienza respiratoria avanzata furono le cause della morte del compositore.

Pubblicato in Storia e Medicina

Più di ogni altra cosa, sono gli occhi dei bambini nati e vissuti nel posto colpito da un disastro nucleare a raccontare la verità su quanto accaduto. Nel 25esimo anniversario dell’incidente di Cernobyl, il WWF ripropone il reportage fotografico realizzato nel 2002 da Pino Bertelli e pubblicato nel volume “CHERNOBYL – Ritratti dall’infanzia contaminata”, a cui il WWF ha partecipando con il proprio patrocinio e con la redazione di testi. Nella sequenza di foto, le immagini crude si alternano alla tenerezza dei sorrisi. “Le fotografie dei bambini colpiti dalle radiazioni sono state scattate in alcuni istituti della Bielorussia – spiega l’autore -. Altre, invece, ritraggono i bambini incontrati intorno alla zona rossa, 30 chilometri dalla centrale, mai completamente abbandonata”.

Pubblicato in Medicina
Martedì, 26 Aprile 2011 00:00

Musica alle terme

Tanti anni fa, quando non esistevano le medicine , le acque termali erano i rimedi più usati per la cura di tante diverse malattie, e ciò non solo per una tradizione millenaria (già Plinio il Vecchio affermava che “Le Terme sono della medicina la parte migliore”), ma per la loro sperimentata efficacia. Un tempo quindi, laddove la medicina non sapeva dove trovare rimedio, la cura e la riabilitazione di un malato passavano necessariamente per le terme, e sappiamo che di tali cure si sono avvalsi tanti personaggi della musica, come per esempio fecero il grande Beethoven, che cercò di alleviare con dei bagni di acqua termale le proprie sofferenze, dalla sordità alla malattia epatica che lo finì, e anche Giuseppe Verdi e Ruggero Leoncavallo (il quale considerava le Terme di Montecatini il luogo ideale per le proprie creazioni). Ancora oggi, nonostante la grande diffusione dei farmaci di sintesi, le cure termali risultano avere una grande validità, tant’è che la medicina tradizionale le ammette tra le cure dispensabili per parecchi tipi di patologie, oltre che consigliarle a tutti coloro tengano al benessere del proprio organismo.

Pubblicato in Medicina
Martedì, 26 Aprile 2011 00:00

150 anni di sanita’ italiana

I 150 anni di Unità d’Italia sono un’occasione irripetibile per riappropriarsi del nostro passato e per rafforzare la nostra identità nazionale.  Una lettura della storia dello Stato italiano ci può venir data dai cambiamenti avvenuti nello stato di salute della popolazione, dall’evoluzione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche e dalle forme di assistenza sanitaria erogate dal 1861 ad oggi.  L’Unità d’Italia ha giovato alla sanità pubblica consentendo di affrontare le problematiche sanitarie con strategie nazionali. L’esempio più importante del ruolo dell’Unità è dato dalla vaccinazione che consentì di eliminare nel nostro Paese malattie terribili come il vaiolo, la poliomielite, il tetano, la difterite.  L’Italia post-unitaria era un paese prevalentemente agricolo caratterizzato da un altissimo tasso di povertà soprattutto nelle campagne. Il tasso di mortalità infantile era estremamente elevato. La durata della vita media non superava per uomini e donne i 35/40 anni. La miseria, la disoccupazione indussero centinaia di migliaia di nostri connazionali del Veneto, della Lombardia ma anche delle regioni meridionali a scegliere la strada della emigrazione alla ricerca di prospettive di vita decorosa per sé e per la propria famiglia. La pellagra era la malattia che più di ogni altra era strettamente associata alla povertà. Essa era dovuta al fatto che i contadini si nutrissero esclusivamente di polenta. Si manifestava con dermatite, diarrea e demenza. Molti manicomi dell’epoca erano pieni di soggetti affetti da pellagra.  Nella seconda metà dell’ottocento e per buona parte del novecento uno dei maggiori problemi sanitari era rappresentato dalla malaria che affliggeva prevalentemente le popolazioni del centro e del sud Italia isole comprese.  Tappe fondamentali della lotta alla malaria furono: la scoperta da parte di Giovan Battista Grassi della trasmissione dell’infezione attraverso la zanzara Anophele, la distribuzione del chinino di stato negli spacci di Sali e tabacchi come misura di terapia e profilassi per la popolazione, le bonifiche dell’Agro Romano e dell’Agro Pontino  avvenute nel Ventennio fascista e la disinfestazione con DDT intrapresa nell’immediato dopoguerra grazie agli aiuti americani.

Pubblicato in Storia e Medicina
Martedì, 26 Aprile 2011 00:00

Giuseppe Verdi e l'Unità d'Italia

 

Nell'ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, la Società Dante Alighieri, con il contributo della Provincia di Roma ed in collaborazione con la Commissione Nazionale Italiana dell'UNESCO e con le tre Università di Roma, ha promosso un'iniziativa intitolata: ”2011: un anno da ricordare”. La manifestazione avviata a partire dal mese di gennaio si articolerà in una serie di conferenze, dibattiti, concerti e presentazione di libri riguardanti il Risorgimento fino al prossimo giugno. La sede è quella della Soc. Dante Alighieri nel cinquecentesco palazzo di Piazza di Firenze a Roma, Società costituita nel 1889 da un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci, con lo scopo primario, come recita l'articolo 1 dello Statuto sociale, di “tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all'estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l'amore e il culto per la civiltà italiana”. Il 7 marzo da poco trascorso, il Professor Pierluigi Pietrobelli, Direttore dell'Istituto di Studi Verdiani di Parma e Docente presso l'Università La Sapienza di Roma, ha tenuto una interessante conferenza intitolata: ”E vò gridando pace: Verdi e l'Unità d'Italia”. Il Prof. Pietrobelli, che da oltre quarant'anni si dedica allo studio della vita e delle opere del compositore Giuseppe Verdi, ha illustrato gli elementi storici, desunti da un'intensa opera di ricerca, concernenti il rapporto tra il musicista di Busseto ed il Risorgimento italiano. Attraverso l'ascolto delle opere del compositore e la lettura della corrispondenza tra questi ed i protagonisti della cultura politica del tempo, il Prof. Pietrobelli ha inteso fare chiarezza sul ruolo di Giuseppe Verdi come Vate dell'Unità Italiana, ruolo di cui spesso è stata data una lettura poco puntuale riducendolo all'acrostito “Viva Verdi”. L'illustre conferenziere ha dimostrato che Verdi prese coscienza solo gradualmente dell'importanza del ruolo della propria musica nell'ambito degli eventi risorgimentali. Egli era sì, come d'altra parte molti altri cittadini di quel periodo, un sostenitore dell'Unità, ma una sua conscia partecipazione alla causa italiana avvenne solo successivamente alla composizione di gran parte delle opere.

Pubblicato in Storia

Medicina

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