Le relazioni tra Stati Uniti e Iran

 

Il giorno 4 maggio, presso il Centro di Studi Americani di Roma, si è tenuto un interessante Convegno intitolato "Stati Uniti e Iran: verso un confronto?". L'incontro, organizzato in collaborazione con l'Ambasciata statunitense in Italia, ha rappresentato una preziosa occasione per riflettere sullo stato delle relazioni diplomatiche che attualmente intercorrono tra gli Stati Uniti e l'Iran alla luce della cosiddetta "primavera araba" e dell'avvicinarsi delle elezioni presidenziali americane.

Il gruppo di relatori che è intervenuto al Convegno ha garantito analisi di grande lucidità e intelligente acume.

Il Presidente del Centro Studi Americani, Prof. Giuliano Amato, ha introdotto i temi ed ha presentato  i relatori: Halen Esfandiari, Direttrice del  Programma per il Medioriente presso il Woodrow Wilson International Center, nonchè autrice del volume "La Mia Casa, La Mia Prigione, La Mia Patria: La voce di una donna dall'Iran in Rivolta", a causa della cui pubblicazione nel 2009 l'autrice ha conosciuto la triste esperienza del carcere per oltre tre mesi per decisione del Regime al governo; Meir Javedanfar, membro dell'Interdisciplinary Center di Herzliya considerato, come ha sottolineato il Prof. Amato, uno dei maggiori conoscitori della figura del Presidente iraniano Ahmadinejad; Rouzbeh Parsi, Ricercatore presso l'European Union Istitute for Security Studies; il Dott. Roberto Toscano, ex Ambasciatore italiano a Washington.

 

 

Ottimista la visione della Dottoressa Esfandiari secondo cui il rischio di uno scontro bellico tra le due nazioni si è affievolito successivamente all'incontro bilaterale tenutosi ad Istanbul nel mese di aprile, nel corso del quale le Parti hanno siglato un Memorandum per l'istituzione di un Gruppo di lavoro incaricato di preparare, entro il prossimo maggio, la Conferenza di Bagdad nel corso della quale dovrebbe essere risolta la spinosa controversia relativa alla produzione iraniana di energia nucleare.

Le evidenti aperture mostrate dal regime di Teheran sono, secondo la studiosa iraniana, il risultato della concomitanza di differenti cambiamenti in corso nel Paese mediorientale, cambiamenti da cui anche il forte regime iraniano non può prescindere.

Le recenti elezioni svoltesi nel Paese infatti hanno mostrato un grande desiderio di democrazia soprattutto da parte dei giovani e dell'elettorato femminile.

A ciò va aggiunto il forte impatto che la violenta repressione delle manifestazioni tenutesi a Teheran all'indomani delle elezioni, compiuta dalle "Guardie della Rivoluzione", ha avuto sull'opinione pubblica iraniana. Una repressione a cui si è affiancato un crescente controllo da parte dell'Intelligence governativa, controllo profuso nei confronti degli oppositori al regime e del mondo intellettuale iraniano. Misure che hanno determinato una frattura con l'elettorato moderato iraniano sostenitore del Regime di Ahmadinejad.

Allo stesso modo un raffreddamento dei rapporti tra il Presidente Ahmadinejad e l'Ayatollah Khamenei, carismatica guida religiosa del Paese e fino al 2011 sostenitore del Regime, ha rafforzato la posizione delle opposizioni e del Parlamento di Teheran che, ritornato coscio del proprio ruolo, ha iniziato a porre in discussione le nomine compiute dal Regime e alcune voci di spesa del bilancio  dello Stato.

Dello stesso avviso si è mostrato Meir Javedanfar che ha centrato il proprio intervento al Convegno sulle modalità e le ragioni per cui la politica estera iraniana risulta essere "vittima" ed ostaggio di quella interna.

I rapporti di forza interni al mondo politico iraniano, che vivono in questa fase un ridimensionamento delle forze conservatrici in favore di quelle riformiste, congiuntamente alla crisi dei rapporti tra il Regime ed il Clero, determinano, secondo Javedanfar, l'assunzione di una serie di decisioni in materia estera sconsiderate e sprovviste di un filo conduttore chiaro ed univoco da parte dei Responsabili del Regime stesso. Scelte compiute forse in assenza di una adeguata esperienza nel campo delle Relazioni Internazionali e che determinano le migrazioni, avvenute nell'ultimo biennio, di alcuni Paesi dell'area del Golfo Persico dal "campo" iraniano a quello statunitense.

Differente risulta invece l'opinione di Rouzbeh Parsi. Secondo quest'ultimo l'impatto che le elezioni presidenziali avranno sulle relazioni USA-Iran sarà determinante.

In un Paese, gli USA, in cui per trent'anni si è costruita l'immagine dell'Iran quale colonna del cosiddetto "asse del male" ed in cui negli ultimi sei mesi il dibattito sulla questione nucleare iraniana si è concentrato sul concetto di "Attacco limitato" agli impianti di arricchimento dell'uranio, nè democratici nè tantomeno repubblicani saranno disposti a sollecitare l'elettorato americano, battendosi per un accordo finanziariamente costoso e favorevole ad un nemico tradizionale.

A ciò si aggiunge un ricorso, forse eccessivo da parte degli Usa, alle sanzioni economiche nei confronti dell'Iran. Tale meccanismo, che mostra tutta la propria inadeguata rigidità nel momento in cui si intende recedere dalle sanzioni precedentemente comminate, è ormai divenuto prassi nelle relazioni tra i due Stati e rende complesso il raggiungimento di un accordo soddisfacente per entrambe le Parti.

Un accordo che, secondo l'Ambasciatore Roberto Toscano, se dipendesse esclusivamente dall'Unione Europea, sarebbe già stato perfezionato.

Una considerazione quest'ultima, fondata, secondo l'Ambasciatore, sia sull'interesse europeo riguardo alle relazioni con uno dei maggiori fornitori di energia del vecchio continente, sia per l'esperienza acquisita durante la precedente trattativa intavolata tra il Regime iraniano ed il "Gruppo dei tre Europei" sulla questione nucleare.

Se la questione nucleare è infatti stata assunta dagli USA come argomento esclusivo del contenzioso con l'Iran, i Paesi europei impegnati nel trovare un accordo con il Regime di Teheran avevano posto la questione nucleare all'interno di uno spettro maggiore di richieste rendendo più semplice il raggiungimento di un accordo sulla questione specifica delle armi di distruzione di massa.

Allo stesso modo, a differenza degli USA, attraverso le sanzioni economiche, i Paesi europei non hanno posto sotto accusa diretta il regime iraniano ricercandone la caduta, ma riconoscendolo, lo hanno "rassicurato" sulla propria longevità, favorendo di conseguenza le condizioni per il raggiungimento di un accordo soddisfacente.

Alla luce di tali considerazioni la risoluzione della questione nucleare, anche durante il Summit che si terrà a Bagdad, secondo l'Ambasciatore Toscano non sarà certamente facile.

La "partita" che si gioca sul tavolo del negoziato USA-Iran è apertissima. La posta in gioco è molto alta. L'ineccepibile diritto di un popolo di decidere autonomamente il modo in cui produrre l'energia di cui necessita sembra contrastare con il diritto della comunità internazionale alla sicurezza e quindi con il diritto di conoscere l'utilizzo che verrà fatto dell'uranio arricchito in un Paese il cui Regime al Governo nega che vi sia mai stato un olocausto e che anzi spesso minaccia la distruzione dello Stato di Israele.

Le sanzioni economiche e l'eventuale ricorso ad un "Attacco limitato" difficilmente produrranno i risultati prefissati, ma forniranno al regime iraniano una giustificazione della sua stessa esistenza rafforzandolo e determinando invece, come la Storia ha in differenti occasioni insegnato, una escalation del conflitto.

Per evitare che la spirale della violenza si inneschi inesorabilmente in un teatro  dello scacchiere internazionale già molto caldo, coinvolgendo Paesi vicini che si reggono su di un delicato equilibrio, occorrerà affrontare con maggiore convinzione ed un differente approccio tale negoziato, coinvolgendo gli altri grandi attori che influenzano l'area come Europa, Russia, Cina ed India e cogliere l'occasione del negoziato sul nucleare per discutere con Teheran non solo di armi ma anche di energia, di pace nella regione e soprattutto di Diritti Umani e democrazia.

 

Fabrizio Giangrande

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Ultima modifica il Mercoledì, 17 Ottobre 2012 15:49
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