Quando queste cellule vengono stimolate dal peptide β-amiloide (Aβ) (una sostanza centrale nella patogenesi dell'AD), il parassita blocca un cruciale meccanismo infiammatorio noto come inflammasoma NLRP3.Il gruppo di ricerca ha osservato che L. infantum può invadere e persistere nelle cellule microgliali senza attivarle. Questa persistenza non reattiva si traduce in una riduzione significativa della produzione di molecole pro-infiammatorie e neurotossiche, tra cui IL1β, IL-18, TNF-α e ossido nitrico.Per la prima volta, lo studio ha identificato i meccanismi molecolari specifici con cui il parassita sopprime l'attivazione dell'inflammasoma NLRP3 nella microglia. Per ottenere questi risultati, i ricercatori hanno impiegato tecniche avanzate di parassitologia e imaging quantitativo, inclusa la microscopia confocale e il live-cell imaging.
"Abbiamo voluto capire se i meccanismi immunosoppressivi che il parassita Leishmania infantum ha sviluppato per sopravvivere nei macrofagi dell’ospite durante la leishmaniosi viscerale potessero offrire nuovi spunti per controllare la neuroinfiammazione associata all’Alzheimer, in particolare attraverso la via dell’inflammasoma NLRP3, oggi considerata un target terapeutico promettente," ha commentato Estefanía Calvo Alvarez, ricercatrice e prima autrice dello studio.
"I nostri risultati mostrano che il parassita è in grado di silenziare selettivamente queste vie infiammatorie, aprendo la strada a strategie terapeutiche ispirate ai suoi meccanismi naturali di regolazione immunitaria.
"Prospettive Future: Sviluppo di Terapie Bio-Ispirate
In sintesi, il lavoro della Statale di Milano non solo rivela un nuovo meccanismo di immunosoppressione da parte di L. infantum sulla microglia, ma propone il parassita come una "cassetta degli attrezzi" biologica per lo sviluppo di strategie innovative contro la neuroinfiammazione legata all'Alzheimer.I prossimi passi del team di ricerca si concentreranno su:Valutare l'attività neuroprotettiva dei parassiti e dei loro fattori in modelli animali di Alzheimer. Identificare le molecole esatte di L. infantum che sono responsabili dell'effetto anti-infiammatorio, in particolare i fattori di virulenza noti per le loro proprietà immunomodulanti. L'obiettivo finale è sviluppare nuove strategie terapeutiche bio-ispirate capaci di regolare selettivamente l'attivazione microgliale e il pathway dell'inflammasoma NLRP3.



