Nel DNA della popolazione nomade dei Fulani la testimonianza di antichi pastori sahariani
Uno studio, condotto da un team internazionale coordinato da Sapienza Università di Roma e dall’Istituto di biologia e patologia molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche, mostra un’affinità genetica tra Fulani e individui del Marocco risalenti al Neolitico. I risultati, pubblicati sulla rivista Current Biology, individuano nei pastori nomadi Fulani i discendenti di una antica popolazione “pan-Sahariana” che si è poi definitivamente frammentata e divisa con la desertificazione della regione africana
Un team di ricerca internazionale, coordinato dalla Sapienza e dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibpm) di Roma, ha condotto uno studio che fa luce sul ruolo dei cambiamenti climatici del Sahara.
Petizione - Salviamo il Bosco d'Arneo minacciato dalla Porsche
In Salento sopravvive uno degli ultimi pezzi di un antico ecosistema mediterraneo. Un’area protetta che contribuisce a mantenere viva la rete di biodiversità europea, e che deve essere "conservata, difesa e tutelata", come previsto dalla Direttiva Habitat del 1992. Ma questa zona sta per essere distrutta, se non faremo nulla per evitarlo.
Ignorando i vincoli ambientali di questi habitat prioritari, la Regione Puglia ha approvato la distruzione di circa 200 ettari di area naturale per l’ampliamento delle piste automobilistiche della Porsche.
Chiediamo alla Regione Puglia di sospendere la delibera di Giunta del 29 agosto 2023 con cui ha consegnato un’area protetta agli interessi di una multinazionale. Oltre a permettere la distruzione di un ecosistema raro, questo crea un precedente pericoloso per aggirare la protezione di altre aree naturali.
Scientists are relying on artificial intelligence to create cutting-edge treatments for stomach acid
A group of researchers from Nagoya University in Japan is revolutionizing the discovery of new treatments for gastric acid using artificial intelligence (AI). Their research, published in Communications Biology, has opened new possibilities for collaboration between scientists and AI in the development of next-generation drugs.
Gastric acid plays a crucial role in food digestion, but when its balance is disrupted, it can lead to issues such as heartburn, gastric ulcers, and reflux hernia. To provide relief to those suffering from these disorders, gastric acid inhibitors are often used, which target the gastric proton pump responsible for acid secretion. These drugs neutralize gastric acid, alleviating symptoms and improving the quality of life.
Scienziati si basano sull'Intelligenza Artificiale per creare trattamenti all'avanguardia per l'acidità gastrica
Un gruppo di ricercatori dell'Università di Nagoya, in Giappone, sta rivoluzionando la scoperta di nuovi trattamenti per l'acido gastrico grazie all'intelligenza artificiale (IA). La loro ricerca, pubblicata in Communications Biology, ha aperto nuove prospettive nella collaborazione tra gli scienziati e l'IA per lo sviluppo di farmaci di nuova generazione.
L'acido gastrico svolge un ruolo cruciale nella digestione del cibo, ma quando il suo equilibrio è disturbato, può causare problemi, tra cui bruciore di stomaco, ulcere gastriche ed ernia da reflusso. Per fornire sollievo a coloro che soffrono di questi disturbi, vengono spesso utilizzati inibitori dell'acido gastrico, farmaci che agiscono sulla pompa protonica gastrica responsabile della secrezione di acido.
Ghiaccio polare, nei prossimi 10 anni ridotto del 7-14%
Come mappare e tutelare la biodiversità dei Poli – la proposta di un Team di ricerca internazionale.
È stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista «Nature Communications» l’articolo Multi-omics for studying and understanding polar life, che analizza i possibili effetti del riscaldamento globale sui poli e sulla loro biodiversità. L’articolo - frutto di una collaborazione internazionale delle più importanti istituzioni che si occupano di studiare gli
ecosistemi e gli organismi polari - valuta le potenziali minacce alle specie artiche ed antartiche dovute ai cambiamenti climatici. A far parte del team di ricercatori internazionale anche Tomaso Patarnello e Luca Bargelloni, docenti del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università di Padova.
Microplastics in the oceans: An invisible threat to the marine ecosystem
In recent years, the escalating global concern about plastic pollution has shifted the spotlight onto a microscopic adversary: microplastics. These tiny particles, with a diameter less than five millimeters, pose a significant and often invisible threat to marine ecosystems. As researchers delve into the intricate
web of marine life, alarming evidence emerges of the infiltration of microplastics into organisms across the entire oceanic spectrum.
Microplastics originate from various sources, including the degradation of larger plastic debris, microbeads in personal care products, and the shedding of synthetic fibers from textiles. These microscopic particles infiltrate oceans worldwide, propelled by ocean currents and winds. Their pervasiveness has turned them into silent invaders, spreading through marine habitats from the ocean surface to the seafloor.
PESTICIDI, APPELLO AGLI EUROPARLAMENTARI ITALIANI
Il 22 novembre serve un voto per una norma europea forte ed efficace per la tutela della salute delle persone e della Natura.
Il WWF Italia ha inviato a tutti gli europarlamentari italiani una lettera a firma del Presidente nazionale, Luciano Di Tizio, per sollecitare un voto responsabile e lungimirante sul Regolamento UE per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR), che sarà discusso e votato la prossima settimana nelle riunioni in plenaria del Parlamento europeo del 21 e 22 novembre.
Le Strategie UE del Green Deal, Farm to Fork e Biodiversità 2030, indicano gli obiettivi di riduzione del 50% di tutti i pesticidi, un traguardo fondamentale per la transizione ecologica dell’agricoltura europea, prima causa di perdita della biodiversità nel nostro continente.
Microplastiche negli Oceani: Una minaccia invisibile per l'ecosistema marino
Negli ultimi anni, l'aumento della preoccupazione globale sull'inquinamento da plastica ha focalizzato l'attenzione su un avversario microscopico: le microplastiche. Queste minuscole particelle, con un diametro inferiore a cinque millimetri, rappresentano una minaccia considerevole e spesso invisibile per gli ecosistemi marini. Mentre i ricercatori esplorano la complessa rete della vita marina, emergono prove allarmanti dell'infiltrazione delle microplastiche negli organismi attraverso tutto lo spettro oceanico.
Le microplastiche provengono da diverse fonti, tra cui il degrado di detriti di plastica più grandi, i microgranuli presenti nei prodotti per la cura personale e il distacco di fibre sintetiche dai tessuti. Queste particelle microscopiche si infiltrano negli oceani di tutto il mondo, spinte dalle correnti oceaniche e dai venti. La loro pervasività le ha trasformate in invasori silenziosi, che si diffondono negli habitat marini dalla superficie dell'oceano al fondale marino.
Exploring Fossil Evidence of the Archaean: A Detailed Analysis
Fig. Conglomerates worked by wind and water in the Ouarzazate desert.
Dr. J. William Schopf, a distinguished researcher at the Center for the Study of Evolution and the Origin of Life at the University of California, has recently conducted a thorough analysis of fossil evidence related to life during the Archaean, the Earth's most ancient period. His study, titled "Fossil evidence of Archaean life," and published on PubMed, aims to critically examine the timelines of various prokaryotic lineages, questioning commonly accepted evidence dated around 3500 million years ago. Dr. Schopf's analysis raises questions about the validity of some widely recognized evidence, such as stromatolites, microfossils, molecular biomarkers, and isotopic data of carbon and sulfur. While these data are generally placed around 3500 million years ago, some scholars suggest that the presence of life on Earth began only with bacterial fossils from the Gunflint Formation, dating back 1.9 billion years. This raises uncertainties about the presumed life in the first 2.0-2.5 billion years of Earth's history.
Esplorando le Evidenze Fossilifere dell'Archeano: Un'Analisi Dettagliata
Fig. Conglomerati lavorati dal vento e dall'acqua del deserto di Ouarzazate
Il Dr. J. William Schopf, autorevole ricercatore presso il Center for the Study of Evolution and the Origin of Life dell'Università della California, ha recentemente condotto un'analisi approfondita delle prove fossili relative alla vita durante l'Archeano, il periodo più antico della storia terrestre. Il suo studio, intitolato "Fossil evidence of Archaean life," e pubblicato su PubMed, si propone di esaminare in modo critico le cronologie di diverse linee procariotiche, mettendo in discussione le prove comunemente accettate datate a circa 3500 milioni di anni fa.
L'analisi del Dr. Schopf solleva interrogativi sulla validità di alcune evidenze ampiamente riconosciute, come stromatoliti, microfossili, biomarcatori molecolari e dati isotopici di carbonio e zolfo. Questi dati sono generalmente collocati attorno a 3500 milioni di anni fa, ma alcuni studiosi suggeriscono che la presenza di vita sulla Terra inizi solo con i fossili batterici della formazione Gunflint, risalenti a 1,9 miliardi di anni fa. Questo solleva incertezze sulla presunta vita nei primi 2,0-2,5 miliardi di anni della storia terrestre.
Il contributo originale del Dr. Schopf aveva l'intento di esplorare la cronologia dell'origine di diverse linee procariontiche, ma a causa dei dubbi sollevati sulla validità delle prove stesse, il testo si focalizza su una domanda più fondamentale: quali sono le prove dell'esistenza della vita durante l'Eone dell'Archeano, prima di 2500 milioni di anni fa?