Il bacio di Selene
ATENE, IV SECOLO A.C.
“Guardala. Guarda quanto è bella.”
“Sì, maestro, anche se… c’è qualcosa che mi inquieta, nella luna piena. Come se qualcuno ci osservasse. Una donna.”
“Una donna, dici?”
“Una grassa donna dai seni enormi e cadenti. Con le braccia tese verso di noi, un sorriso affettuoso e invitante, e gli occhi… occhi così chiari da risplendere nel cielo oscuro, occhi in cui i mortali rischiano costantemente di perdersi fino a dimenticare tutto il resto.”
“Potrebbe essere Selene, la donna a cui alludi. Quando la luna è piena, Selene si fa un po’ più vicina a noi. Una regina che è forse più autentica di tanti monarchi del nostro tempo, non trovi?”
“Non… non capisco.”
Festival Risvegli d’Arte
Scienzaonline Anno 6° n. 67 Agosto 2009
Scienzaonline Anno 6° n. 67 Agosto 2009
Mozart e Einstein
Che cosa hanno in comune il grande musicista Wolfgang Amadeus Mozart ed il genio della fisica Albert Einstein? La genialità, innanzitutto, e fin qui siamo tutti d’accordo, perché l’uno nel campo della musica e l’altro in quello della fisica vantano il massimo del massimo dell’ingegno e della compiutezza. Ma c’è dell’altro.
Per esempio, la curiosità. Il mistero della musica, esplorato da Mozart nel corso della sua vita (purtroppo breve), non ha certo lasciato indifferente il fisico tedesco, il quale ha sempre cercato di scoprire il vero significato dell’arte dei suoni al di là delle sue caratteristiche fisiche, e tale interesse non si è mai spento in lui per tutta la vita.
Lotta alle ICA
Ica, una sigla poco conosciuta che ricorda quella di una nota marca svedese di mobili, leader del fai da te, in realtà le ICA niente hanno a che fare con i mobili. Questo acronimo si riferisce alle Infezioni correlate all’assistenza. Si tratta di infezioni contratte in ospedale o in ambiti assistenziali correlabili con l’episodio assistenziale stesso cioè non presenti precedentemente. Solitamente interessano i pazienti, anche se talvolta possono coinvolgere gli operatori sanitari.Tra i fattori principali di rischio, oltre l’accesso diretto dei microrganismi ad aree del corpo normalmente sterili e la loro moltiplicazione, facilitata dalla presenza di alcune condizioni che risultano ottimali , vi è la contaminazione da parte delle mani del personale. La serietà del problema a livello mondiale è ormai nota e desta preoccupazione sempre crescente la progressiva selezione di ceppi microbici ogni volta più resistenti agli antibiotici.
Diagnostica scintigrafica avanzata: anche le tecniche SPECT potranno diagnosticare tumori di piccole dimensioni
La ricerca industriale nel settore dell’Imaging Scintigrafico è da tempo dominio dei grandi Gruppi internazionali (Siemens, General Electric, Philips) ma in questo settore anche l’Italia può proporre alcune tecnologie avanzate che hanno l’ambizione di apportare dei miglioramenti significativi nella diagnosi dei tumori. E proprio dal lavoro dei ricerca eseguito nei laboratori dell’Istituto di Ingegneria Biomedica del CNR di Roma, che alcune idee sono state messe a punto, brevettate e successivamente concesse per lo sfruttamento industriale ad una piccola Azienda italiana, la Li-tech SpA (Life Imaging- Technologies), nata proprio da uno spin-off del CNR. La particolarità di questa ricerca, ormai avviata da oltre 4 anni, sta nella realizzazione di dispositivi in grado di fornire un imaging in grado di fornire migliori dettagli rispetto alle analoghe tecniche scintigrafiche.
BED-REST Modello per simulare gli effetti fisiologici dell’assenza di gravità sull'organismo
Si è da poco compiuto il quarantesimo anniversario dello sbarco dell’uomo sulla Luna. Un evento epocale per l’umanità che ha segnato un nuovo traguardo raggiunto nel cammino della conoscenza. Il 20 luglio del 1969, quando Neil Armstrong ha lasciato la prima impronta umana sul suolo lunare, non è stata solo la vittoria degli Stati Uniti sulla rivale Russia per la corsa allo spazio, ma ha rappresentato l’ affermazione dell’uomo nella sua infinita ricerca di esplorazione e conquista di nuovi territori, aprendo la strada nell’immaginario collettivo a una nuova era di pionieri spaziali. L’esigenza di superare i propri limiti e il gusto della scoperta sono insite nel DNA degli esseri umani e ormai da tempo gli Stati Uniti, l’Europa e la Cina pensano a nuove missioni sul nostro satellite e alla più grande delle sfide, la prima missione umana verso il pianeta rosso.
Cambiamento del clima, G8, habitat, attività antropiche e biodiversità del Parco delle Orobie Bergamasche: meno catastrofismo e più ricerca scientifica
Commento a due articoli apparsi sul Corriere della Sera (8 luglio 2009)
e L'Eco di Bergamo (7 luglio 2009)
Ho letto l'articolo pubblicato su ‘Corriere della Sera – Lombardia’ dell’8 luglio 2009 "Clima, sparisce la primula delle vette" a firma Laura Guardini. Intervengo, in qualità di ricercatore CNR impegnato sui cambiamenti del clima e i suoi effetti sulla vegetazione, per portare alcuni chiarimenti sulla correttezza delle premesse scientifiche e i benefici che si vorrebbero ottenere da queste iniziative. Contestualmente commento le affermazioni del Presidente del Parco delle Orobie Bergamasche - Franco Grassi - e riportate nell'edizione del 7 luglio di "L'Eco di Bergamo" e la posizione del WWF.
L'articolo annuncia la creazione di una stazione del progetto Gloria (Global Observation Research Initiative in Alpine Environments) - coordinato dal prof. Graziano Rossi dell'Università di Pavia - nei pressi del Rifugio Albani, sul versante settentrionale del massiccio della Presolana. Il Presidente del Parco delle Orobie bergamasche, Franco Grassi, e il direttore, Mauro Villa, hanno dato i battesimi dell'iniziativa. Il WWF supporta l'iniziativa nel quadro della problematica sui cambiamenti climatici. In sostanza vengono sistemati reticoli per il monitoraggio della dinamica delle specie vegetali "che, spinte dall'aumento della temperatura, salgono". Dai conseguenti scenari di estinzione seguirebbe la necessità di "reintroduzione" di queste specie (parole del Presidente del Parco in L'Eco di Bergamo, martedì 7 luglio 2009) e quindi l'opportunità di creare una banca di semi per la conservazione ex situ delle specie. Addirittura si ipotizza che Primula albenensis ("primula delle vette") e il 60% delle specie si estingueranno entro il 2080.
Dall’Adriatico all’Oceano per capire i cambiamenti globali
Capire come le masse d'acqua si mescolino e trasferiscano il calore è il passo fondamentale per capire come i movimenti oceanici influiranno sul clima del prossimo secolo. Senza questa conoscenza, tutti i modelli numerici che prevedono gli effetti del cambiamento climatico nei prossimi secoli non potranno che dare informazioni approssimative
Un gruppo internazionale di oceanografi e sismologi, coordinato dai ricercatori dell’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Venezia (Ismar-Cnr), ha effettuato a bordo della nave Urania, nell’Adriatico centro-meridionale, la campagna Adriaseismic-09, allo scopo di sperimentare e mettere a punto nuove metodologie di ricerca.
La campagna ha consentito di acquisire dati che contribuiranno a migliorare le attuali proiezioni sugli effetti dei cambiamenti climatici globali, spiega il capo della spedizione Sandro Carniel dell’Ismar-Cnr, “in quanto l’oceano costituisce la più grande riserva di calore del pianeta, che le correnti trasportano ovunque e il cui rilascio modificando il clima di interi continenti”. Le osservazioni hanno, per la prima volta, evidenziato la presenza di onde interne all’Adriatico meridionale, “simili a quelle di superficie, ma alte parecchi metri, che si sviluppano tra due strati d’acqua di densità diversa e sono innescate dalle correnti di marea. Esse”, prosegue Carniel, come le onde marine, “possono frangersi e contribuire al mescolamento tra le masse d’acqua, alla turbolenza e all’evoluzione della temperatura e della salinità del mare”.
Dossier "Effetto clima per le Alpi"
INTRODUZIONE – L’APPROCCIO ECOREGIONALE WWF
La conservazione ecoregionale rappresenta il principale strumento usato dal WWF per ottenere risultati significativi in termini di conservazione della biodiversità. La base di questo approccio risiede nel lavoro con il quale il WWF ha individuato le 238 ecoregioni prioritarie, conservando le quali si ritiene di poter tutelare una porzione rappresentativa, vitale e significativa degli ecosistemi mondiali.
Attualmente il processo di conservazione è stato avviato in meno di 60 di queste. Per ogni eco regione è prevista la redazione di un Piano di Conservazione Ecoregionale che contenga le azioni da intraprendere per assicurare la conservazione dell’ecoregione a lungo termine insieme ai partners istituzionali e alle comunità locali. L’ecoregione alpina è una di quelle prioritarie e una di quelle dove il processo si trova in una fase più avanzata. L’ecoregione Alpi L'ecoregione Alpi segue i confini definiti dalla Convenzione delle Alpi e misura 190.912 km quadrati, di cui il 27,5% in Italia. Le organizzazioni WWF di Italia, Francia, Svizzera, Germania e Austria danno vita al WWF European Alpine Programme, il cui scopo è proprio quello di gestire il processo ecoregionale.
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