Campi Flegrei: La Microsismicità si Riorganizza, Segno della Nascita (o Riattivazione) di una Faglia

Alessia Di Gioacchino 13 Nov 2025

 

Un nuovo studio, frutto della collaborazione tra l’Università degli Studi di Roma Tre e l’INGV, e appena pubblicato su Communications Earth & Environment, evidenzia un cambiamento cruciale nell'attività sismica dei Campi Flegrei: la sismicità si sta concentrando lungo una precisa zona crostale. Questo fenomeno è interpretato come la formazione o la riattivazione di una faglia e spiega l'intensificazione del bradisismo, indicando che la crosta sta perdendo il suo comportamento puramente elastico.

Intensificazione del Bradisismo e Nuovi Rischi
I Campi Flegrei, una caldera vulcanica attiva, hanno mostrato chiari segnali di instabilità fin dalla seconda metà del 2005. Questo processo, noto come bradisismo, è caratterizzato da sollevamento del suolo, sismicità locale superficiale e aumento dei flussi di gas dalle fumarole.

A partire dal 2023, l'attività si è significativamente intensificata, specialmente nell'area centrale tra Pozzuoli e Bagnoli, con terremoti sempre più frequenti e forti. Diversi eventi hanno superato la Magnitudo (Md) 4, generando forte preoccupazione nella popolazione e danni circoscritti.

La Transizione Sismica è Documentata
Lo studio, intitolato "Birth and growth of a volcanotectonic fault during the current volcanic unrest at Campi Flegrei caldera (Italy)" e pubblicato sulla prestigiosa rivista Communications Earth & Environment (del gruppo Nature), ha documentato una transizione netta iniziata nel 2023: la microsismicità è passata dall'essere diffusa in tutta la caldera a concentrarsi lungo un piano specifico. Questo piano è interpretabile come la nucleazione o la riattivazione di una faglia.

La ricerca, che unisce le competenze dell’Università degli Studi Roma Tre e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), fornisce un contributo fondamentale per comprendere i meccanismi sismici in atto.

Le Implicazioni per la Crosta e il Monitoraggio
"Il fenomeno osservato è cruciale per spiegare la localizzazione e i meccanismi focali dei terremoti," spiega Guido Giordano, professore ordinario dell’Università degli Studi Roma Tre e coordinatore della ricerca. Il dato più rilevante è che questo suggerisce che "il comportamento della crosta sia cambiato nel tempo. Ciò può avere implicazioni importanti non solo per il potenziamento del monitoraggio, ma anche per la definizione della massima magnitudo attesa."

Questa nuova interpretazione offre una spiegazione fisica – la formazione di una faglia – che si allinea con ricerche precedenti che avevano già evidenziato un cambiamento nel rapporto tra frequenza della sismicità e intensità del sollevamento.

"La nostra indagine ha potuto sfruttare una quantità enorme di dati sperimentali di alta qualità, analizzati con metodologie innovative," sottolinea Francesca Bianco, Dirigente di Ricerca dell’INGV. "Ancora una volta, la sinergia tra monitoraggio e ricerca scientifica si rivela essenziale per acquisire nuove conoscenze sui processi in corso ai Campi Flegrei, fornendo chiavi di lettura anche per anomalie su piccola scala, come quelle registrate nell’area di Monte Olibano."

Il team di ricerca ha visto la partecipazione di Guido Giordano, Francesco Salvini e Giada Alfonsi per Roma Tre, e Francesca Bianco, Anna Tramelli, Mauro Di Vito e Claudio Chiarabba per l'INGV.

Ultima modifica il Giovedì, 13 Novembre 2025 09:52
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