L’appello arriva alla vigilia della riunione dei Ministri dell’Ambiente della UE a Bruxelles (28 febbraio). Un appuntamento molto importante per il futuro perché al primo punto all’ordine del giorno, è previsto l'esame della revisione dell’Emission Trading Scheme (ETS), il meccanismo europeo di scambio delle emissioni il cui obiettivo dovrebbe essere quello di far pagare gli emettitori di CO2 per disincentivarli dal bruciare combustibili fossili e rendere disponibili risorse per le tecnologie pulite e il risparmio energetico. L’esame della riforma è il primo passo nell’ambito del Pacchetto Clima-Energia 2030, teso a preparare la UE a dare il proprio contribuito al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul Clima. Sarà decisiva la scelta del Governo italiano: starà con il fronte più avanzato dei Paesi che (seppur con ancora troppa prudenza) vogliono davvero ridurre le emissioni o invece dietro a dichiarazioni retoriche andrà ancora a braccetto con la Polonia e ii paesi meno ambiziosi?
Grazie a obiettivi di riduzione delle emissioni troppo modesti, furbizie, scappatoie che hanno permesso di partire da livelli di emissione superiori a quelli reali, creando un surplus di quote, nonché generose elargizioni di quote gratuite, il sistema ETS in questi anni non è riuscito a raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni in modo efficace e a fornire alle industrie quell’incentivo a innovare, contribuendo così a trasformare il sistema energetico e industriale nella direzione della decarbonizzazione. Il prezzo delle quote ETS si è attestato ad appena 4 euro per tonnellata di CO2 nel 2016, mentre il surplus di emissioni accumulatosi nel sistema è continuato a crescere, fino a raggiungere 3 miliardi di tonnellate di CO2. “Ci auguriamo di non sentire ancora piagnistei per conto delle aziende energivore che lamentano la non competitività per il prezzo dell’energia, quanto invece godono di cospicui sconti in bolletta, e propongono una visione industriale di stampo ottocentesco”, sottolineano gli ambientalisti. “Si faccia piuttosto piena luce sui sussidi diretti e indiretti dati loro sulla bolletta e sulle sovra-allocazioni di quote gratuite ricevute da questi settori”.
Il Parlamento Europeo, nella plenaria dello scorso 15 febbraio, ha purtroppo adottato una proposta di riforma del tutto inadeguata ad affrontare l’attuale crisi del sistema ETS, che mantiene un mercato del carbonio inefficiente per almeno un altro decennio, ed è in piena contraddizione con l’Accordo di Parigi. I ministri dell’Ambiente devono quindi Assumere l’iniziativa e l’Italia deve avere un ruolo attivo per trasformare finalmente l’ETS in uno strumento utile per la decarbonizzazione dell’economia europea. Le proposte di riforma attualmente sul tavolo del Consiglio non danno ancora risposte adeguate all’attuale crisi dell’ETS. Secondo ricerche indipendenti, il sistema rimarrà in condizione di surplus sino al 2030 se il meccanismo non sarà profondamente rafforzato.
È cruciale l’eliminazione immediata e permanente dell’intero surplus, incluse le quote spostate nella Market Stability Reserve (MSR), che devono essere eliminate alla fine di ogni periodo di scambio. Per evitare l’accumulo nel 2021 di un enorme surplus – e l’ulteriore riduzione del prezzo del carbonio – il punto di partenza deve attestarsi ai livelli reali di emissione, ossia al livello medio delle emissioni del periodo 2017-2019. Tutti gli introiti delle aste vanno utilizzati per una rapida decarbonizzazione europea, sostenendo solo misure a sostegno dell’efficienza energetica e delle rinnovabili. La riforma deve anche includere un Fondo per finanziare l’azione climatica internazionale e un Fondo per la transizione giusta, a sostegno della riconversione produttiva e occupazionale delle attività maggiormente colpite dagli interventi di decarbonizzazione.
L’Europa deve anche introdurre meccanismi di revisione periodica dei propri obiettivi anche nell’ETS, in coerenza con i processi concordati a livello internazionale, per poter concretamente contribuire a realizzare gli impegni assunti a Parigi: tali meccanismi devono prevedere una revisione al rialzo degli obiettivi.