5.1 Controllo demografico consapevole e volontario:
Affrontare la crescita demografica non con mezzi coercitivi o neomalthusiani, ma attraverso un approccio basato sui diritti umani e sull'empowerment.
Azioni concrete. Promozione dell'istruzione universale, in particolare per le donne e le ragazze. “Se istruisci un bambino, avrai un uomo istruito. Se istruisci una donna, avrai una donna, una famiglia e una società istruita” Rita Levi Montalcini. [47]
L'aumento del livello di istruzione femminile è fortemente correlato a una diminuzione dei tassi di fertilità - Lutz, 2017 [26]. Accesso universale e gratuito a servizi di pianificazione familiare e contraccezione, riconoscendo i diritti riproduttivi delle donne. Miglioramento della salute materno-infantile, che riduce la necessità di avere molti figli per assicurarsi la sopravvivenza. Programmi di sensibilizzazione e dialogo comunitario sulla pianificazione familiare responsabile.
Benefici. Una popolazione stabile o in graduale decrescita riduce intrinsecamente la pressione sulla domanda di risorse, sulle emissioni e sugli ecosistemi, favorendo un equilibrio sostenibile. Contribuisce a migliorare la qualità della vita individuale e la resilienza sociale (Sen, 1999 [37]), riducendo indirettamente le tensioni che possono sfociare in conflitto.
5.2 Benessere sociale olistico come obiettivo primario (vs. PIL):
Spostare la metrica del successo economico dal mero aumento del Prodotto Interno Lordo (PIL) – che non distingue tra attività "buone" e "cattive" per la società e l'ambiente – a indicatori di benessere multidimensionali.
Indicatori alternativi. Utilizzo di metriche come il Genuine Progress Indicator (GPI), l'Index of Sustainable Economic Welfare (ISEW), il Gross National Happiness (GNH) del Bhutan, o il Better Life Initiative dell'OCSE. Questi indicatori includono fattori come l'equità nella distribuzione del reddito, la salute, l'istruzione, la qualità della vita, la coesione comunitaria e il tempo libero, offrendo una visione più completa del progresso.
Economia del donut (Raworth, 2017 [33]). Questo modello propone una "zona sicura e giusta" per l'umanità. Si tratta di soddisfare i bisogni umani fondamentali per tutti (il "social foundation" del donut, che include cibo, acqua, salute, educazione, reddito, uguaglianza, ecc.) senza superare i confini ecologici del pianeta (l'"ecological ceiling" del donut, basato sui Planetary Boundaries). Richiede un ridimensionamento delle economie ricche e una crescita delle economie in via di sviluppo, ma sempre all'interno dei limiti.
Nota: Economia del donut o della ciambella. Il buco centrale rappresenta una carenza sociale. Se le persone si trovano in questo "buco", significa che non hanno accesso ai beni e servizi essenziali (cibo, acqua, salute, istruzione, ecc.). L'obiettivo è far sì che nessuno si trovi in questa condizione. L'anello esterno (il bordo più esterno della ciambella) rappresenta il limite ecologico del pianeta. Se le attività umane superano questo bordo, significa che stiamo sfruttando le risorse naturali oltre la capacità di rigenerazione della Terra, causando danni irreversibili (cambiamento climatico, perdita di biodiversità, inquinamento, ecc.).
L'area della "ciambella" stessa (lo spazio tra il buco e il bordo esterno) è lo "spazio sicuro e giusto per l'umanità". Questo è l'obiettivo: un'economia che riesca a soddisfare i bisogni di tutte le persone (evitando il buco) senza però superare i limiti ecologici del pianeta (senza andare oltre il bordo esterno).
Implicazioni politiche. Riforma fiscale che incentiva attività a basso impatto e ad alto valore sociale (es. tassazione delle esternalità negative, sussidi per energie rinnovabili). Investimenti pubblici massicci in servizi essenziali (sanità, educazione, trasporti pubblici) e infrastrutture verdi.
5.3 Decrescita: riduzione selettiva e pianificata:
La decrescita (Latouche, 2007 [25]; Kallis, 2018 [23]) propone una riduzione controllata della produzione e del consumo nei paesi ad alto reddito, non come recessione, ma come trasformazione intenzionale verso società più eque, resilienti e sostenibili.
Azioni concrete. Riduzione dell'orario di lavoro (per ridurre la pressione sulla produzione e redistribuire il lavoro). Implementazione di un Reddito di Base Universale (UBI) o garanzia di lavoro, per disaccoppiare il benessere dal lavoro remunerato e dalla crescita, fornendo sicurezza economica anche con minori ore lavorative. Promozione dell'economia della condivisione e della riparazione/riutilizzo. Limitazione della pubblicità e del consumismo. Investimenti in settori "crescita-compatibili" con il benessere (es. arte, cultura, assistenza agli anziani).
Obiettivi. Migliorare la qualità della vita, ridurre lo stress ambientale, rafforzare le comunità locali e aumentare il tempo libero per attività significative, riducendo le radici economiche della competizione e del conflitto.
5.4 Economia circolare e rigenerativa:
Abbandonare il modello lineare "estrai-produci-usa-getta" per adottare un sistema che minimizzi gli sprechi, massimizzi il riutilizzo, la riparazione e il riciclo, e sia progettato per rigenerare i sistemi naturali.
Azioni concrete. Normative che impongano la durabilità del prodotto, la riparabilità e la modularità. Incentivi fiscali per le aziende che adottano modelli circolari. Sviluppo di infrastrutture per il riciclo e il riutilizzo. Promozione della simbiosi industriale (dove i rifiuti di un'industria diventano risorse per un'altra). Investimenti in materiali sostenibili e biodegradabili.
Benefici. Riduzione drastica della dipendenza dall'estrazione continua di nuove risorse, minore produzione di rifiuti e inquinamento, maggiore resilienza economica, mitigando le tensioni per l'accaparramento delle risorse.
5.5 Redistribuzione radicale della ricchezza e riduzione delle disuguaglianze:
Le disuguaglianze estreme, sia all'interno delle nazioni che tra Nord e Sud globale, non solo generano instabilità sociale, ma perpetuano anche modelli di sfruttamento e consumo insostenibili.
Azioni concrete. Tassazione progressiva su redditi, patrimoni e transazioni finanziarie. Lotta all'evasione fiscale e ai paradisi fiscali. Rafforzamento dei sindacati e dei diritti dei lavoratori. Riforma del commercio internazionale per favorire l'equità e la sovranità alimentare ed energetica dei paesi in via di sviluppo. Cancellazione del debito dei paesi più poveri. Investimenti in servizi pubblici universali e di alta qualità.
Obiettivi. Favorire la coesione sociale, ridurre le tensioni che possono sfociare in conflitto e garantire che i benefici della prosperità siano condivisi equamente, costruendo fondamenta più stabili per la pace.
5.6 Investimenti massicci in energia rinnovabile e tecnologie sostenibili.
Una transizione energetica rapida e giusta, abbandonando la dipendenza dai combustibili fossili, è cruciale.
Azioni concrete. Incentivi e sussidi per energie solari, eoliche, geotermiche. Divieti progressivi sull'uso di combustibili fossili. Investimenti in ricerca e sviluppo per lo stoccaggio dell'energia e reti intelligenti. Piani di riconversione per i lavoratori dell'industria fossile.
Obiettivi. Sganciare progressivamente il benessere umano dal consumo insostenibile di energia e risorse, mitigare il cambiamento climatico e creare nuove opportunità economiche sostenibili, eliminando una delle principali cause geopolitiche di conflitto.
6. Conclusioni: oltre la crescita distruttiva, verso un futuro di bene-essere
Questo articolo ha esplorato la tesi critica secondo cui la guerra non è un semplice incidente esogeno nel sistema capitalistico, ma può funzionare come un meccanismo endogeno per riattivare la crescita economica. Abbiamo evidenziato come la distruzione e la successiva necessità di ricostruzione generino una domanda massiccia senza precedenti, iniettando liquidità nel sistema e aprendo nuove opportunità di investimento. La spesa militare, spesso elevatissima anche in tempi di pace apparente, agisce da potente volano per l'innovazione tecnologica, con ricadute civili significative (es. internet, GPS) che alimentano nuovi settori e mercati. Inoltre, i conflitti e le tensioni geopolitiche spesso riflettono una competizione per il controllo di risorse vitali e rotte commerciali, elementi cruciali per la perpetuazione di un modello economico basato sull'espansione.
Tuttavia, abbiamo anche evidenziato le profonde critiche al "Keynesismo militare": la spesa bellica è inefficiente nella creazione di posti di lavoro rispetto a settori civili, spiazza investimenti produttivi, ha un'enorme impronta ambientale e comporta costi sociali incalcolabili, deviando risorse da sanità, istruzione e welfare.
Il fulcro della nostra argomentazione risiede nel paradossale bisogno di crescita illimitata del capitalismo in un pianeta di risorse finite e con una popolazione in crescita. L'insostenibilità di questo modello è palese e documentata: dal superamento dei Confini Planetari (sei dei nove sono già stati oltrepassati) all'overshoot dell'Impronta Ecologica (consumiamo 1.7 pianeti all'anno), fino alle proiezioni di crescita demografica che aggravano ulteriormente la pressione su ecosistemi già fragili. La presunta capacità di "disaccoppiare" la crescita dal consumo di risorse si è dimostrata largamente insufficiente per affrontare la sfida.
Riconoscere che la guerra possa agire come un "reset" sistemico, seppur brutale e insostenibile, è il primo passo per affrontare la radice del problema. Non si tratta di una cospirazione, ma di una logica sistemica che tende a replicare se stessa finché non vengono alterate le sue condizioni di base.
La strada per un futuro pacifico e sostenibile non passa per una "crescita verde" insufficiente, né tantomeno per l'accettazione passiva dei cicli distruttivi della guerra. Richiede invece un cambio di paradigma radicale. Dobbiamo orientarci verso un'economia del benessere, dove l'obiettivo non è massimizzare il PIL ma garantire una vita dignitosa e fiorente per tutti, entro i limiti del pianeta.
Questo implica l'adozione urgente di politiche concrete:
Un controllo demografico consapevole e basato sui diritti, attraverso l'istruzione, l'emancipazione femminile e l'accesso universale alla pianificazione familiare.
L'adozione di indicatori di benessere olistici che vadano oltre il PIL, ispirandosi a modelli come l'economia del Donut.
Una transizione verso la decrescita nei paesi ad alto consumo, riducendo la pressione su risorse e ambiente e redistribuendo ricchezza e lavoro.
L'implementazione di un'economia circolare e rigenerativa che elimini gli sprechi e ripristini i sistemi naturali.
Una redistribuzione radicale della ricchezza e la riduzione delle disuguaglianze globali per creare società più stabili ed eque.
Investimenti massicci e prioritari in energie rinnovabili e tecnologie sostenibili, deviando le risorse attualmente destinate agli armamenti.
In definitiva, la pace non può essere pienamente realizzata in un sistema che, per mantenere la sua logica di crescita, è strutturalmente incline alla crisi e alla violenza. Costruire un futuro di prosperità duratura significa abbandonare la dipendenza dalla crescita illimitata e abbracciare un modello basato sulla cooperazione, sull'equità e sul rispetto dei limiti intrinseci del nostro unico pianeta. È una sfida monumentale, ma la posta in gioco – la sopravvivenza e il benessere dell'umanità – la rende non solo necessaria, ma moralmente imperativa. È tempo di un vero reset, non di distruzione, ma di rigenerazione e bene-essere condiviso.
*Board Member, SRSN (Roman Society of Natural Science)
Elenco delle Parti:
• Parte 1: Il paradosso del capitalismo: crescita infinita in un mondo finito
• Parte 2: La guerra: un "reset" nascosto per l'economia capitalistica?
• Parte 3: Oltre il limite: l'insostenibilità di un modello distruttivo
• Parte 4: Verso un futuro di bene-essere: proposte per un paradigma di pace e sostenibilità
Bibliografia Completa
[1] ABN AMRO. (2024). Can defence spending revitalise the eurozone economy? Macro Watch.
[2] Antolin-Diaz, J., & Surico, P. (2022). The Macroeconomic Effects of Military Spending: A Century of Evidence. CEPR Discussion Paper DP17316.
[3] Ben-David, D. (2007). Trade and the Rate of Income Convergence. Journal of International Economics, 71(1), 77-93.
[4] Boulding, K. E. (1966). The Economics of the Coming Spaceship Earth. In H. Jarrett (Ed.), Environmental Quality in a Growing Economy (pp. 3-14). Johns Hopkins University Press.
[5] CADTM (Committee for the Abolition of Illegitimate Debt). (2025). From welfare to warfare: military Keynesianism.
[6] Chomsky, N. (diverse opere, ad es. Profit Over People: Neoliberalism and Global Order o discorsi sul complesso militare-industriale).
[7] d'Agostino, S., d'Agostino, F., & Scartozzi, F. (2023). Military expenditure and economic growth: a meta-analysis. Defence and Peace Economics, 34(5), 580-608.
[8] Daly, H. E. (1996). Beyond Growth: The Economics of Sustainable Development. Beacon Press.
[9] Dunne, P., & Tian, N. (2013). Military expenditure and economic growth. In Handbook on the Economics of Conflict (pp. 58-75). Edward Elgar Publishing.
[10] Earth.org. (2023). How Does Overpopulation Affect Sustainability? Challenges and Solutions.
[11] Ellen MacArthur Foundation. (Diversi report e pubblicazioni sull'economia circolare).
[12] EBSCO Research Starters. (Data non specificata ma citante il libro originale). The Limits to Growth (book).
[13] Ehrlich, P. R. (1968). The Population Bomb. Ballantine Books.
[14] Frank, A. G. (1967). Capitalism and Underdevelopment in Latin America. Monthly Review Press.
[15] Global Footprint Network. (2024). National Footprint Accounts 2024.
[16] Hobsbawm, E. J. (1994). The Age of Extremes: The Short Twentieth Century, 1914-1991. Michael Joseph.
[17] Horkheimer, M., & Adorno, T. W. (1947). Dialektik der Aufklärung: Philosophische Fragmente. Querido Verlag.
[18] International Monetary Fund (IMF). (2000). World Economic Outlook: Focus on Transition Economies. IMF.
[19] IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services). (2019). Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services.
[20] IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). (2023). AR6 Synthesis Report: Climate Change 2023.
[21] IPS Journal. (2025). Military Keynesianism is a dead end — both economically and politically.
[22] Jackson, T. (2017). Prosperity Without Growth: Foundations for the Economy of Tomorrow. Routledge.
[23] Kallis, G. (2018). Degrowth. Agenda Publishing.
[24] Keynes, J. M. (1936). The General Theory of Employment, Interest and Money. Macmillan.
[25] Latouche, S. (2007). Petit traité de la décroissance sereine. Mille et une nuits.
[26] Lutz, W. (2017). Advanced Introduction to Demography. Edward Elgar Publishing.
[27] Mandel, E. (1975). Late Capitalism. Verso.
[28] Malthus, T. R. (1798). An Essay on the Principle of Population. J. Johnson.
[29] Marx, K. (1867). Das Kapital: Kritik der politischen Oekonomie. Band I: Der Produktionsprocess des Kapitals. Otto Meissner.
[30] Meadows, D. H., Meadows, D. L., Randers, J., & Behrens, W. W. (1972). The Limits to Growth. Universe Books.
[31] Parrique, T., Barth, J., Briens, F., Kerschner, C., Kraus-Polk, L., Kuokkanen, A., & Spangenberg, J. H. (2019). Decoupling debunked: Evidence and arguments against green growth as a sole strategy for sustainability. European Environmental Bureau.
[32] Ramey, V. A., & Zubairy, S. (2018). Government Spending Multipliers in Good Times and in Bad: Evidence from U.S. Historical Data. Journal of Political Economy, 126(2), 850-901.
[33] Raworth, K. (2017). Doughnut Economics: Seven Ways to Think Like a 21st-Century Economist. Chelsea Green Publishing.
[34] Rockström, J., et al. (2009). A safe operating space for humanity. Nature, 461(7263), 472-475.
[35] Rockström, J., & Gaffney, O. (2021). Breaking Boundaries: The Science of Our Planet. DK.
[36] Sarkees, M. R., & Wayman, F. W. (2010). Resort to War: A Data Guide to Inter-State, Extra-State, Intra-State, and Non-State Wars, 1816-2007. CQ Press.
[37] Sen, A. K. (1999). Development as Freedom. Alfred A. Knopf.
[38] Skidelsky, R. (2009). Keynes: The Return of the Master. PublicAffairs.
[39] Smil, V. (2017). Energy and Civilization: A History. MIT Press.
[40] Steffen, W., et al. (2015). Planetary boundaries: Guiding human development on a changing planet. Science, 347(6223), 1259855.
[41] Stockholm Resilience Centre. (2024). The planetary boundaries framework.
[42] U.S. Bureau of Economic Analysis (BEA). National Income and Product Accounts (NIPA) Tables.
[43] United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division (UN DESA). (2022). World Population Prospects 2022.
[44] Wallerstein, I. (1974). The Modern World-System, Vol. I: Capitalist Agriculture and the Origins of the European World-Economy in the Sixteenth Century. Academic Press.
[45] War Prevention Initiative. (Data non specificata). Economic Impact of Military Spending.
[46] Yale University's Journal of Industrial Ecology. (2020). Is The Limits To Growth still relevant?