Lunedì, 08 Giugno 2020

 

Uno studio coordinato dall’Istituto di scienze marine del Cnr ha dimostrato - in una ricerca pubblicata su Science Advances - che le fibre tessili sono estremamente diffuse in mare ma solo l’8% sono effettivamente sintetiche: per lo più sono composte da polimeri naturali, come lana e cotone, i cui tempi di biodegradazione non sono però ancora noti. L’abbondanza e la diffusione è dovuta all’aumento di produzione tessile e agli scarichi dei lavaggi e le concentrazioni più alte sono state rilevate in Mediterraneo e in Antartide,

Un'analisi condotta dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), in collaborazione con un team di ricercatori sudafricani e australiani, indica che la grande maggioranza delle fibre tessili che galleggiano in oceano sono naturali. Lo studio, pubblicato su Science Advances, ha analizzato 916 campioni di acqua di mare durante 5 spedizioni internazionali condotte in 617 località.
“Abbiamo raccolto 23.593 fibre in sei bacini oceanici differenti e ne abbiamo analizzate circa duemila tramite un microscopio ad infrarossi (µFTIR) per identificarne la composizione polimerica, scoprendo che il 79,5% era a base di cellulosa (principalmente cotone), il 12,3% era a base animale (principalmente lana) e solo l'8,2% era sintetico (principalmente poliestere)”, racconta Giuseppe Suaria, ricercatore del Cnr-Ismar e coordinatore dello studio insieme al Prof. Peter Ryan dell’Università di Cape Town.

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Un nuovo studio della Sapienza e del Policlinico Umberto I di Roma fornisce per la prima volta una interpretazione del rischio trombotico nei pazienti Covid-19, aprendo la strada a una identificazione precoce dei soggetti ad alto rischio e a nuove prospettive terapeutiche
Eruzioni cutanee, gambe gonfie, cateteri ostruiti e morte improvvisa. La “tempesta” di coaguli di sangue è una complicazione letale in una buona percentuale di coloro che si ammalano gravemente di COVID-19.

Alcuni studi stanno iniziando a chiarire i meccanismi alla base di questa correlazione, ma fino a oggi la strategia terapeutica giusta per una guarigione era ancora lontana.

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Lunedì, 08 Giugno 2020 10:34

Corona pandemic poses new challenges


Steep decline in working hours of parents expected due to lack of childcare


Schools and daycare facilities have been closed for weeks and the economy is slowly being revived. This creates a dilemma: the revival goes hand in hand with more presence at the workplace, which working parents cannot afford. Moritz Kuhn, Professor of Macroeconomics at the University of Bonn and member of the Cluster of Excellence ECONtribute: Markets & Public Policy, is investigating the impact of a lack of childcare on the available working hours of working parents together with his colleagues Prof. Nicola Fuchs-Schündeln (Goethe University Frankfurt) and Prof. Michèle Tertilt (University of Mannheim). Result: The proportion of parents affected by closed schools and daycare facilities is twice as high as the total number of unemployed people in Germany.


Even if everything is slowly starting up again: Daycare facilities and schools are still far removed from normality. According to current plans, there will be no regular classes in most federal states before the summer break. Expressed in figures: One in four workers in Germany is without childcare for their children under 14 years of age. This corresponds to the approximately ten million employees in Germany's manufacturing and construction industries. The research team uses 2018 data from the EU Labour Force Survey (LFS) for its estimates.

Pubblicato in Scienceonline



Ogni giorno il nostro sistema produttivo rifiuta una quantità enorme di cibo solo perché non è omogeneo nella forma e nella dimensione. Cibo meno ‘bello’ insomma ma buono lo stesso, che non incontra un ideale di ‘perfezione’ o di ‘standard’, che viene sprecato o non utilizzato a fini alimentari. In Italia si calcolano 36 chili di cibo a testa perduti ogni anno lungo tutta la catena di produzione, distribuzione e consumo, che ci costano complessivamente circa l’1% del Pil nazionale, con una stima che oscilla tra i 12 e il 16 miliardi di euro.

In Italia e nel resto d’Europa il 21% dello spreco di frutta e verdura, secondo i dati Fao, avviene direttamente nei campi. Alimenti che vengono scartati, lasciati sui terreni o utilizzati per fare compost, spesso a causa di imperfezioni, di mancata adesione agli standard che l’industria alimentare ha imposto in un primo momento ma che è poi diventata una condizione essenziale per l’accettazione da parte dei consumatori.

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Incentivi auto, arriva la proposta: fino a 4mila euro di incentivi per l’acquisto di un Euro 6 con rottamazione di un’auto con più di 10 anni. Legambiente: “Una scelta sbagliata dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Se nel resto d’Europa si guarda al futuro puntando davvero sull’elettrico, l’Italia guarda al passato incentivando auto a diesel e benzina”

Tra gli emendamenti di modifica al Dl rilancio, spunta quello a firma Pd e Leu che prevede incentivi fino a 4mila euro nel 2020 per l’acquisto di vetture Euro6, con emissioni di CO2 superiori a 61 grammi al chilometro, a fronte della rottamazione di un veicolo con almeno 10 anni di vita. Senza rottamazione lo sconto è di 2 mila euro e nel 2021 i bonus sono dimezzati. Per Legambiente si tratta di una proposta che non va nella giusta direzione.

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Non serve oltrepassare i confini, quando i luoghi più famosi del mondo si trovano in Italia

 

L'Italia, oltre a essere stata colpita pesantemente dalla pandemia, si trova oggi a dover affrontare un altro duro colpo, l'accesso bloccato da parte di alcune nazioni ai turisti italiani. Uno stop che potrebbe stimolare i connazionali a rimanere nel proprio paese, contribuendo a un duplice beneficio: il sollevamento economico e la rivalutazione del paese più bello del mondo, l'Italia, una nazione dove c'è tutto, ma davvero tutto, perfino i luoghi più famosi del mondo.

Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu, fondatori del portale luoghimisteriosi.it, hanno lanciato un'idea che, così come stanno facendo in molti, potrebbe in parte risollevare l'Italia: la proposta di un giro del mondo a km0. Un modo divertente e spensierato e allo stesso tempo approfondito e ben documentato, di visitare luoghi italiani copia, riflesso o, a volte, addirittura ispirazione di celebri località del mondo.
Ed ecco che in Italia è possibile trovare Betlemme, il mostro di Lochness, il Triangolo delle Bermuda, i luoghi di Re Artù, la tomba di Dracula, il Grand Canyon, una ziqqurat, le piramidi, Stonehenge, il Farwest, Barcellona, la Grande Muraglia, l'esercito di terracotta cinese, la Statua della Libertà, il Cristo Redentore e perfino un Mohai.
Un giro del mondo unico, divertente e insolito, in risposta a chi ci vieta ad andare oltre confine.

Ognuno di noi sta facendo la propria parte, siamo tante gocce in un oceano di difficoltà, ma è proprio questa la forza intramontabile degli italiani, la creatività, le idee e la passione.

 

Info alla pagina http://www.luoghimisteriosi.it/libri-ilgirodelmondoakm0.html

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Lunedì, 08 Giugno 2020 10:06

Un "Blue Recovery Plan" per il Mediterraneo

 


E in Italia prende il via GenerAzioneMare, la campagna estiva del WWF animata da una grande community che difende specie, habitat, lotta contro l’inquinamento da plastica e sostiene la pesca sostenibile

In un Mediterraneo devastato dalla pandemia COVID-19 e che si avvia faticosamente ad una stagione turistica poco promettente, il WWF lancia un appello ai 22 paesi e territori costieri in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani: la proposta è quella di lavorare insieme su un “BLUE RECOVERY PLAN” (Un Piano per la Ripresa) per la regione. Quelle del mare sono le risorse naturali e socio economiche condivise più importanti su cui i governi dovrebbero concentrarsi per garantire un futuro di prosperità e stabilità ai propri cittadini. Il WWF ha stimato [2] che l'economia legata agli oceani nel Mediterraneo può generare un valore annuo di circa 400 milioni di euro, l'equivalente di oltre la metà del Fondo per la Ripresa proposto dall'UE [3]. Ma questa ‘economia blu’ può mettersi in moto solo se un'efficace protezione del mare e uno sviluppo economico sostenibile diventano la norma.

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Lo scenario proposto da due scienziati dell’Università di Pisa in uno studio pubblicato sulla Physical Review D, una delle più importanti riviste al mondo nel settore della fisica teorica delle alte energie


Si chiama "Naturalezza Precaria” ed è il rivoluzionario scenario teorizzato da due scienziati dell’Università di Pisa per rifondare la fisica moderna al di là del Modello Standard e dare così spiegazioni a fenomeni come l’asimmetria fra materia e antimateria. Gli autori dello studio pubblicato sulla Physical Review D, una delle più importanti riviste al mondo nel settore della fisica teorica delle alte energie, sono Alessandro Strumia e Daniele Teresi. L’ipotesi dei due scienziati è che l'Universo possa essere in uno stato precario, come la cima di una montagna, un modello che presuppone l’esistenza di nuove particelle ad una scala di energie più alta, ma non molto più alta, di quella attualmente esplorata. Secondo i due fisici, nell’Universo soltanto le regioni coi valori “giusti” dei parametri osservati vivrebbero più a lungo, mentre tutte le altre scivolerebbero rapidamente giù dalla “montagna” collassando in poco tempo.


“Spesso la fisica delle alte energie viene considerata essa stessa in uno stato precario – spiegano i due autori - dato che non si è scoperta nuova fisica nonostante gli sforzi significativi intrapresi in questi anni, contrariamente alle aspettative. Lo scenario di "Naturalezza Precaria", se effettivamente realizzato in natura, garantirebbe invece nuove scoperte future, al prezzo di rendere l'Universo stesso precario”.

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