Una scoperta apre nuove strade per la cura della clamidia

Redazione 08 Mag 2025

 

 

Ricercatori dell'Università di Umeå, in Svezia, e della Michigan State University, negli Stati Uniti, hanno individuato un tipo di molecola capace di eliminare i batteri della clamidia, preservando però i batteri essenziali per la salute. Questa scoperta spalanca le porte a ulteriori indagini per lo sviluppo di nuovi antibiotici contro la clamidia, l'infezione batterica a trasmissione sessuale più diffusa a livello globale, con 130 milioni di casi annui.

"Nessuno dovrebbe convivere con la clamidia. Il problema attuale è che le terapie disponibili non distinguono tra batteri pericolosi e quelli utili. Inoltre, sta diventando sempre più seria la questione della resistenza di un numero crescente di batteri agli antibiotici ad ampio spettro oggi in uso", spiega l'autrice principale dello studio, Barbara Sixt, professoressa associata presso il Dipartimento di Biologia Molecolare dell'Università di Umeå, in Svezia.

 

Immagine di microscopia confocale a fluorescenza che mostra una cellula umana (grigia) infettata da Chlamydia trachomatis (magenta). Immagine: Lana Jachman

 

 

Il batterio responsabile della clamidia, Chlamydia trachomatis, possiede caratteristiche molto particolari. Similmente ai virus, invade le cellule del corpo umano, che poi trasforma per ricavarsi un ambiente ideale dove crescere e moltiplicarsi.

"Abbiamo pensato che potesse esistere un modo per superare l'astuzia di questo batterio, interferendo con le sue peculiarità e le sue interazioni con le cellule umane", afferma il primo autore dello studio, Magnus Ölander, ex postdoc all'Università di Umeå.

I ricercatori hanno esaminato vaste collezioni di molecole chimiche per identificare quelle in grado di bloccare la crescita del batterio della clamidia all'interno di colture cellulari umane in laboratorio. Sono state individuate più di 60 potenziali molecole anti-clamidia. L'obiettivo era trovare molecole che potessero colpire selettivamente il batterio della clamidia, risultando al contempo innocue per le cellule umane e per i batteri benefici necessari all'organismo per mantenersi in salute. Attraverso ulteriori studi più approfonditi, i ricercatori sono riusciti a identificare una molecola particolarmente efficace.

Si è scoperto che questa molecola è in grado di inibire la capacità del batterio di produrre acidi grassi, indispensabili per la sua proliferazione.

"C'è ancora molta strada da fare prima di avere una nuova cura, ma questa scoperta potrebbe rivelarsi molto importante per lo sviluppo di nuovi antibiotici che siano sia efficaci che delicati per l'organismo", sottolinea Barbara Sixt.

La ricerca è stata condotta in collaborazione con André Mateus e Björn Schröder dell'Università di Umeå, in Svezia, e Jeremy Lohman della Michigan State University, negli Stati Uniti d'America.

La clamidia spesso si manifesta con sintomi lievi, ma se non trattata può causare danni a lungo termine agli organi riproduttivi, specialmente nelle donne. Ciò può portare a dolore cronico e infertilità, con ripercussioni sulla gravidanza e sul parto. La clamidia potrebbe anche contribuire all'insorgenza del cancro della cervice uterina e delle ovaie. Ogni anno, circa 25.000 persone in Svezia e 130 milioni in tutto il mondo ricevono una diagnosi di clamidia.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica PLoS Biology

 

Vota questo articolo
(0 Voti)

Lascia un commento

Assicurati di aver digitato tutte le informazioni richieste, evidenziate da un asterisco (*). Non è consentito codice HTML.

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery