Immagine di microscopia confocale a fluorescenza che mostra una cellula umana (grigia) infettata da Chlamydia trachomatis (magenta). Immagine: Lana Jachman
Il batterio responsabile della clamidia, Chlamydia trachomatis, possiede caratteristiche molto particolari. Similmente ai virus, invade le cellule del corpo umano, che poi trasforma per ricavarsi un ambiente ideale dove crescere e moltiplicarsi.
"Abbiamo pensato che potesse esistere un modo per superare l'astuzia di questo batterio, interferendo con le sue peculiarità e le sue interazioni con le cellule umane", afferma il primo autore dello studio, Magnus Ölander, ex postdoc all'Università di Umeå.
I ricercatori hanno esaminato vaste collezioni di molecole chimiche per identificare quelle in grado di bloccare la crescita del batterio della clamidia all'interno di colture cellulari umane in laboratorio. Sono state individuate più di 60 potenziali molecole anti-clamidia. L'obiettivo era trovare molecole che potessero colpire selettivamente il batterio della clamidia, risultando al contempo innocue per le cellule umane e per i batteri benefici necessari all'organismo per mantenersi in salute. Attraverso ulteriori studi più approfonditi, i ricercatori sono riusciti a identificare una molecola particolarmente efficace.
Si è scoperto che questa molecola è in grado di inibire la capacità del batterio di produrre acidi grassi, indispensabili per la sua proliferazione.
"C'è ancora molta strada da fare prima di avere una nuova cura, ma questa scoperta potrebbe rivelarsi molto importante per lo sviluppo di nuovi antibiotici che siano sia efficaci che delicati per l'organismo", sottolinea Barbara Sixt.
La ricerca è stata condotta in collaborazione con André Mateus e Björn Schröder dell'Università di Umeå, in Svezia, e Jeremy Lohman della Michigan State University, negli Stati Uniti d'America.
La clamidia spesso si manifesta con sintomi lievi, ma se non trattata può causare danni a lungo termine agli organi riproduttivi, specialmente nelle donne. Ciò può portare a dolore cronico e infertilità, con ripercussioni sulla gravidanza e sul parto. La clamidia potrebbe anche contribuire all'insorgenza del cancro della cervice uterina e delle ovaie. Ogni anno, circa 25.000 persone in Svezia e 130 milioni in tutto il mondo ricevono una diagnosi di clamidia.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica PLoS Biology