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Lunedì, 13 Maggio 2019
Un aumento del tasso di raccolta differenziata del 10 per cento produce una riduzione di rifiuti pro-capite dall’1,5 al 2 per cento. Sono i dati di una recente analisi (Recycling and waste generation: an estimate of the source reduction effect of recycling programs) condotta da Giacomo Degli Antoni dell’Università di Parma e da Giuseppe Vittucci Marzetti dell’Università di Milano-Bicocca, appena pubblicata sulla rivista Ecological Economics (https://doi.org/10.1016/j.ecolecon.2019.04.002). Nel 2017 in Italia si sono prodotti 489 Kg di rifiuti urbani pro-capite, un dato sostanzialmente in linea con la media europea. La percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani è però cresciuta in modo significativo negli ultimi 25 anni, passando dal 5 per cento nel 1995 al 55,5 per cento nel 2017: questo risultato è indubbiamente connesso agli sforzi messi in campo in tema di politiche nella gestione dei rifiuti, sempre più orientate a sistemi di raccolta porta a porta. A livello regionale, la produzione pro-capite di rifiuti urbani presenta una discreta variabilità, passando dai 653 Kg dell’Emilia Romagna ai 346 Kg della Basilicata. In generale, le regioni del Sud, anche per motivi connessi ai livelli di reddito, producono meno rifiuti pro-capite delle regioni del Centro e del Nord. Una simile dicotomia sembra caratterizzare il nostro Paese anche in termine di tassi di raccolta differenziata. Quest’ultima passa da un valore medio del 66,2 per cento al Nord, al 51,8 per cento del Centro e al 41,9 per cento del Sud. A prima vista, nulla sembra quindi indicare un legame virtuoso fra raccolta differenziata e generazione dei rifiuti.
Pubblicato in Ambiente

 

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