Venerdì, 14 Maggio 2021

 


Nella ricerca pubblicata su Physical Review Letters coinvolta anche l’Università di Pisa.


Nell’agosto del 2019 quando, per la prima volta in assoluto, fu scattata una fotografia di un buco nero i rivelatori Ligo negli Stati Uniti e Virgo a Pisa intercettarono un segnale gravitazionale che etichettarono come GW190814. A produrlo fu la fusione di due oggetti compatti: un buco nero da 23 masse solari e un oggetto due volte e mezzo circa la massa del sole (M⊙) di natura misteriosa. Ma una risposta a questo enigma arriva ora da uno studio appena pubblicato su Physical Review Letters secondo cui si tratterebbe di una stella di quark, cioè una stella compatta composta da una miscela di quark up, down e strange.

“L’oggetto secondario che ha partecipato alla fusione stellare che ha generato GW190814 poteva essere o il buco nero più leggero di sempre o la stella di neutroni più massiccia mai scoperta. E tuttavia entrambe le possibilità presentavano dei problemi e, in particolare, non era chiaro se una stella di neutroni potesse raggiungere una massa così elevata”, spiegano Ignazio Bombaci e Domenico Logoteta del Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa e INFN di Pisa, fra gli autori dello studio.

Pubblicato in Astrofisica


È una tecnica riabilitativa sviluppata dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico della Santa Sede per i bambini disabili costretti a casa nei periodi di lockdown. I risultati della sperimentazione pubblicati sul Journal of Telemedicine and Telecare.

Un algoritmo musicale migliora il sonno dei bambini disabili, li rilassa e riduce lo stress dei genitori. Si tratta di una precisa sequenza di suoni, voci, musiche e immagini sviluppata dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e personalizzata in base alle necessità di ciascun paziente. La nuova tecnica riabilitativa è stata sperimentata durante il primo il lockdown del 2020 come terapia sostitutiva delle sedute in Ospedale per garantire la continuità delle cure anche a casa. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Telemedicine and Telecare.

Pubblicato in Medicina

 



Il riscaldamento globale sta causando un rapido aumento delle temperature del mare con serie conseguenze anche sugli ecosistemi marini italiani: stiamo infatti assistendo alla morte di alcune specie chiave e all’invasione di altre che meglio si adattano a un mare sempre più caldo, con una grave perdita di biodiversità. Greenpeace ha scelto l’isola di Ventotene, ultima delle Aree marine protette ad aver aderito al progetto “Mare Caldo”, per rendere noti i risultati del primo anno di studi. Ad oggi sono ben otto le Aree Marine Protette (AMP) che hanno deciso di aderire alla rete per monitorare, insieme a Greenpeace, gli impatti dei cambiamenti climatici sui mari italiani.

Durante il primo anno, gli studi realizzati dai ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita (DiSTAV) dell’Università di Genova, partner scientifico del progetto, si sono concentrati sull’Isola d’Elba, in Toscana, sull’AMP di Portofino in Liguria e sull’AMP del Plemmirio, in Sicilia. Le osservazioni satellitari mostrano che negli ultimi quarant’anni si è verificato un aumento costante e significativo delle temperature superficiali del mare, con un incremento di ben 1,7-1,8°C a Portofino e all’Isola d’Elba. In queste due aree, tramite sensori posti in mare fino a quaranta metri di profondità, il progetto “Mare Caldo” ha rilevato come il calore superficiale si traferisca lungo tutta la colonna d’acqua: l’estate scorsa, in giugno e in agosto, due ondate di calore hanno causato un aumento repentino delle temperature, arrivate a 20°C perfino a 20-25 metri di profondità.

Pubblicato in Ambiente


A una settimana dalla Giornata mondiale delle api del prossimo 20 maggio, Greenpeace denuncia come le api siano sempre più a rischio nel nostro Paese, in particolare in Lombardia, a causa dell’agricoltura intensiva.

A partire dalla fine di marzo, alcuni apicoltori hanno iniziato a segnalare spopolamenti di alveari nella pianura tra le province di Cremona, Lodi, Mantova e Brescia, una zona caratterizzata da una prevalenza di monocoltura di mais (usato principalmente per produrre mangimi animali), e dove si conta la presenza anche di altre colture come frumento e pioppi. Nuovi fenomeni di spopolamento sono avvenuti anche verso fine aprile, persino più gravi dei precedenti. In totale le segnalazioni raccolte riguardano circa 600 alveari. Apilombardia stima che oltre 10 milioni di api non hanno fatto più ritorno ai loro alveari. Nella stessa zona, peraltro, lo scorso anno si era assistito a una moria di un numero simile di esemplari.

Pubblicato in Ambiente
Venerdì, 14 Maggio 2021 10:54

Un Guarneri in soffitta



Le foto arrivate via WhatsApp. I riquadri bianchi indicano le aree analizzate


Un violino di datazione e paternità incerte, si rivela un capolavoro di Giuseppe Guarneri (1666-1740 ca.) esponente della grande famiglia di liutai cremonesi. La scoperta è partita dall’esame di una foto inviata tramite WhatsApp a Mauro Bernabei dell’Istituto di bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IBE). Uno scatto ma sufficiente al ricercatore per esaminare il manufatto con la dendrocronologia - tecnica di datazione del legno basata sulla misurazione degli anelli di crescita degli alberi- e quindi confermarne la datazione e l’autenticità.
Il violino, che giaceva nella soffitta di una casa privata, da semplice manufatto antico ha acquistato un valore economico notevolissimo. “La dendrocronologia oltre alla datazione, può aiutare a identificare la provenienza del legno e fornire dettagli tecnici sulla larghezza e regolarità degli anelli”, spiega Bernabei. I risultati dell’indagine sono pubblicati su Heritage Science (https://doi.org/10.1186/s40494-021-00521-4).

Pubblicato in Tecnologia


Uno studio coordinato dal Dipartimento di Fisica della Sapienza fornisce nuove informazioni sulla formazione del buco nero che si trova al centro dalla nostra Galassia. Lo studio suggerisce che il buco nero super massiccio sia il residuo di un insieme di buchi neri più leggeri che, orbitando, hanno perso energia fino a fondersi. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.


Sagittarius A* (Sgr A*) è una intensa sorgente di onde radio molto compatta, situata al centro della Via Lattea, e nello specifico, nella costellazione del Sagittario. Sgr A* è anche il punto della nostra Galassia in cui si trova un oggetto estremamente compatto - 4 milioni di volte più massiccio del Sole - un componente caratteristico dei centri di molte galassie ellittiche e spirali.

L’identificazione di questo “mostro celeste” ha fatto vincere il premio Nobel 2020 per la fisica agli scienziati R. Genzel e A. Ghez, che hanno effettuato misurazioni dei movimenti delle stelle nella regione centrale della Galassia così precise da contribuire a dimostrare l’esistenza di questo oggetto, molto probabilmente assimilabile a un buco nero supermassiccio.

Pubblicato in Astrofisica

 

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