La disumanizzazione globale e la rete che non c'è più
La distanza tra la sofferenza diffusa e la possibilità di curarsi è un problema universale, ma le lacune strutturali in Paesi come l'Italia rendono il fenomeno ancora più critico. Nonostante la storia di eccellenza nella psichiatria di comunità, l'investimento pubblico in salute mentale è fermo a circa il 3,4% della spesa sanitaria—un dato misero, lontano dal 5% raccomandato e simbolo di un fallimento politico locale.
Il problema, tuttavia, è più profondo di una semplice mancanza di fondi. È l'erosione della rete di sostegno—familiare, comunitario, sanitario—in una società sempre più complessa e iper-competitiva. L'individuo, soprattutto il più fragile o il meno abbiente, è isolato e costretto a una autodifesa emotiva logorante, dove la vulnerabilità non è accettata, ma punita. Il risultato è la creazione del "fragile invisibile" che, non trovando un orecchio umano, si affida alla risposta dell'algoritmo.
Il ricorso all'AI è l'atto finale di questa disumanizzazione. Quando le strutture sanitarie non possono offrire una mano umana, la si cerca nell'unica fonte gratuita e immediata: la macchina.
“Un milione di persone che si confida con un algoritmo non è un problema di intelligenza artificiale. È la prova che il fallimento dei sistemi sanitari globali e la disumanizzazione della società spingono la disperazione nell'unica porta rimasta aperta.”
L'AI, usata per gestire gli impulsi suicidi, diventa una tragica "risorsa per controllare" l'emergenza, ma non per curarne le cause. Questo fenomeno è la cartina di tornasole di un sistema supercompetitivo che valorizza solo l'efficienza, rifiutando la fragilità. La persona in crisi è un elemento disfunzionale che, nel migliore dei casi, deve essere silenziosamente gestito da un software.
Il problema non è l'individuo che si rivolge all'AI, ma la società globale che lo spinge a farlo. Ansia, depressione e burnout sono in gran parte il risultato di sistemi economici e sociali che generano precarietà, isolamento e incertezza. Per estirpare la disperazione, servono azioni globali e locali che ripristino il valore della cura.
La vera terapia deve ricostruire la rete di sostegno e combattere la disumanizzazione:
1. Impegno globale e locale. Gli Stati devono portare immediatamente i fondi per la salute mentale a livelli raccomandati (almeno il 5% della spesa sanitaria) e potenziare i Centri di Salute Mentale (CSM).
2. Ritorno alla comunità (Modello Italia). L'introduzione capillare dello Psicologo di Base nel Servizio Sanitario Nazionale è un modello di intervento necessario a livello internazionale. Riportare il presidio psicologico sul territorio, vicino ai cittadini, significa ricostruire quel primo livello di rete che oggi è venuto meno.
3. Rivalutazione della vulnerabilità. Dobbiamo abbandonare l'ideale della super-competitività e investire nella creazione di contesti lavorativi, scolastici e sociali che accettino e supportino la fragilità come parte della condizione umana.
Il fatto che milioni di persone in crisi si affidino a un algoritmo è un atto d'accusa contro una società globale che ha sacrificato il benessere collettivo sull'altare della competizione e del profitto. Dobbiamo smettere di tentare di "controllare" chi sta male con soluzioni tecnologiche sterili e, invece, tornare a curare la società che produce così tanta sofferenza e a ripristinare la dignità umana di chi chiede aiuto.
Bibliografia
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Donati G. 2025, 19 Aug. L'ultima frontiera della mente: coscienza e autocoscienza nell'Intelligenza Artificiale Scienzaonline
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Donati G. 2025, 01 Jul. L'Intelligenza Artificiale e la religione: un'analisi approfondita degli impatti, delle implicazioni etiche e il rischio critico delle sette Scienzaonline
Donati G. 2025, 30 Jun. The perils of dangerous AI programming Scienceonline
Donati G. 2025, 30 Jun. I rischi della programmazione pericolosa delle AI Scienzaonline
https://www.scienzaonline.com/tecnologia/item/4835-i-rischi-della-programmazione-pericolosa-delle-ai.html
*Board Member, SRSN (Roman Society of Natural Science) Past Editor-in-Chief Italian Journal of Dermosurgery

