The Akan gold weights: the sacred ritual of trade
If in our previous journey, "The Akan Weights: A Journey into the Realm of Wisdom" (1, 2), we explored the proverbs and symbols forged in bronze, it's now time to delve into the beating heart of their economy. Gold was the currency, but the true value lay in the ritual that accompanied its exchange. In a world without banks or receipts, trust was the most precious currency, and its worth was measured through a fascinating ritual: the commercial transaction with gold weights.
Function in Trade and Daily Life
Akan and Ashanti gold weights were not just ornaments; they had a practical and fundamental function in the economy and daily life. They were essentially the measurement system used for the gold trade, which served as the currency at the time. In an era when gold dust was the primary form of currency, these weights ensured that every transaction was fair and regulated.
I pesi d'oro Akan: Il rituale racro del commercio
Se nel nostro precedente viaggio nel "I pesi Akan: un viaggio nel regno della saggezza" (1, 2) abbiamo esplorato i proverbi e i simboli forgiati nel bronzo, è tempo di scendere nel cuore pulsante della loro economia. L'oro era la valuta, ma il vero valore risiedeva nel rituale che ne accompagnava lo scambio. In un mondo senza banche né ricevute, la fiducia era la moneta più preziosa, e il suo peso veniva misurato attraverso un affascinante rituale: la transazione commerciale con i pesi d'oro.
La Funzione nel Commercio e nella Vita Quotidiana
I pesi d'oro Akan e Ashanti non erano semplicemente degli ornamenti, ma avevano una funzione pratica e fondamentale nell'economia e nella vita quotidiana. Erano essenzialmente il sistema di misurazione utilizzato per il commercio dell'oro, che all'epoca fungeva da valuta. In un'epoca in cui la polvere d'oro era la principale forma di valuta, questi pesi garantivano che ogni transazione fosse equa e regolamentata.
Oltre i mercati e le catene: commento al saggio 'Domestic slavery in the nineteenth- and early-twentieth-century northern Sudan' di Heather Jane Sharkey del 1992
Statuina in bronzo raffigurante schiavo Asante
Il presente saggio si configura come un'analisi estesa e un commento critico al lavoro di Heather Jane Sharkey, "Domestic slavery in the nineteenth- and early-twentieth-century northern Sudan" (1992). L'obiettivo è esplorare in profondità la tesi dell'autrice, che sposta il focus dalla schiavitù come fenomeno di mero commercio o sfruttamento agricolo per esaminarla come un'istituzione complessa, radicata nel tessuto sociale e culturale sudanese. Il testo discute la trasformazione della schiavitù da pratica d'élite a fenomeno di massa e analizza il suo ruolo nell'etica dell'ozio e nel prestigio sociale. Vengono inoltre affrontate le sfide metodologiche legate alla carenza di fonti dirette e la diversità delle esperienze degli schiavi, spesso ignorate dalla storiografia tradizionale. In conclusione, il nostro saggio traccia un parallelo tra l'eredità irrisolta della schiavitù in Sudan e le sue ripercussioni sul razzismo sistemico e sulle disuguaglianze negli Stati Uniti, sottolineando come in entrambi i contesti il passato continui a plasmare le dinamiche del presente.
Malattie rare: l'analisi 3D dei lisosomi apre nuove strade per la ricerca e la cura
Un team di ricercatori italiani del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Napoli e del TIGEM (Istituto Telethon di Genetica e Medicina) di Pozzuoli ha messo a punto una tecnica innovativa che potrebbe rivoluzionare lo studio e la cura delle malattie da accumulo lisosomiale. La ricerca, pubblicata su ACS Nano, descrive come per la prima volta è stato possibile analizzare in 3D i lisosomi, gli "organi digestivi" delle cellule, senza usare marcatori fluorescenti.
A journey through time and resilience: the incredible story of the Welwitschia mirabilis in the Namib desert
Welwitschia mirabilis female Guido Donati and the nature guide P.J. Brokkies Breitenbach
Imagine walking across a landscape that time seems to have forgotten, a place where life defies all logic and every form of existence tells a story spanning millennia. We aren't talking about ancient ruins, but a botanical kingdom that manifests in one of its most enigmatic and fascinating expressions: the Namib Desert. Here, in this vast and unforgiving African landscape, lies a living monument to adaptation and persistence: the Welwitschia mirabilis J.D. Hooker 1862. A trip to Namibia is not complete without a respectful encounter with this extraordinary plant, a true "living fossil" that prompts us to reflect on the nature of life itself and its incredible ability to thrive against all odds.
Un viaggio nel tempo e nella resilienza: l'incredibile storia della Welwitschia mirabilis nel deserto del Namib
Welwitschia mirabilis female Guido Donati and the nature guide P.J. Brokkies Breitenbach
Immaginate di camminare su un paesaggio che il tempo sembra aver dimenticato, un luogo dove la vita sfida ogni logica e dove ogni forma di esistenza racconta una storia millenaria. Non stiamo parlando di rovine antiche, ma di un regno vegetale che si manifesta in una delle sue espressioni più enigmatiche e affascinanti: il Deserto del Namib. Qui, in questo vasto e implacabile scenario africano, risiede un monumento vivente all'adattamento e alla persistenza: la Welwitschia mirabilis J.D. Hooker 1862. Un viaggio in Namibia non è completo senza un incontro rispettoso con questa straordinaria pianta, un vero "fossile vivente" che ci interroga sulla natura della vita stessa e sulla sua incredibile capacità di prosperare contro ogni probabilità.
Neanderthal: un nuovo studio svela i segreti della loro forma del cranio
Un team di ricercatori italiani ha gettato nuova luce sulla peculiare morfologia cranio-facciale dei Neanderthal. Lo studio, pubblicato su "Evolutionary Anthropology", suggerisce che le caratteristiche distintive di questi nostri "cugini" estinti, come il viso sporgente e la fronte sfuggente, potrebbero derivare da un adattamento iniziale del tratto cervicale, ovvero del collo.
Un ritratto del nostro "fratello perduto"
I Neanderthal (Homo neanderthalensis) sono la prima specie umana estinta ad essere stata scoperta e, grazie a numerosi fossili, sappiamo molto del loro stile di vita e del loro aspetto. Erano esseri umani robusti, con un cervello grande e una cultura complessa. Tuttavia, la loro anatomia era molto diversa dalla nostra: avevano una struttura del corpo tarchiata, adatta a climi glaciali, e una testa dalla forma unica, con un cranio basso e allungato, grandi arcate sopracciliari e un naso prominente.
Akan gold weights: a journey into the realm of wisdom
Abstract
This article explores the Akan civilization of West Africa through its system of gold weights (abrammoo), a treasure that transcends its material value. The analysis focuses on the dual function of these objects, which acted as both instruments of commerce and a complex visual language. It is illustrated how each weight embodied a proverb or a philosophical principle, serving as a tool of law and social justice. The article also examines the weights' role as a symbol of status and lineage and explores their fascinating connections with ancient African scripts and universal symbols, such as the swastika, offering an interpretation that deviates from conventional narratives.
I pesi Akan: un viaggio nel regno della saggezza
Il presente articolo esplora la civiltà Akan dell'Africa occidentale attraverso il suo sistema di pesi per l'oro (abrammoo), un tesoro che trascende il suo valore materiale. L'analisi si concentra sulla doppia funzione di questi oggetti, che agivano sia come strumenti di commercio che come un complesso linguaggio visivo. Viene illustrato come ogni peso incarnasse un proverbio o un principio filosofico, fungendo da strumento di legge e di giustizia sociale. L'articolo esamina inoltre il ruolo dei pesi come simbolo di status e di lignaggio e ne esplora le affascinanti connessioni con antiche scritture africane e simboli universali, come la svastica, offrendo un'interpretazione che si discosta dalle narrative convenzionali.
Rilevare il rischio di diabete grazie all'intelligenza artificiale e ai dispositivi indossabili
Un team di ricercatori, inclusi diversi ex studenti dell'Università di Padova, ha sviluppato un nuovo modello di intelligenza artificiale che, analizzando i dati raccolti da sensori indossabili, è in grado di individuare i primi segnali di rischio di diabete prima che i test standard, come l'HbA1c, mostrino anomalie.
Lo studio, pubblicato su "Nature Medicine", rivela che due persone con lo stesso valore di HbA1c possono avere un rischio di diabete molto diverso. A differenza del test tradizionale, che misura la media di glucosio nel sangue, questo modello analizza i picchi glicemici giornalieri per comprendere come il corpo gestisce lo zucchero.