Mercoledì, 21 Aprile 2021


L’oggetto in avorio, studiato da archeologi e storici del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, è unico per caratteristiche, dimensioni e stato di conservazione. 


Un tesoro del passato che svela nuovi dettagli sulla vita di Pisa in epoca romana, quando l’attuale Piazza dei Miracoli, a pochi passi dalla Torre pendente, era occupata da un complesso residenziale di domus individuato a seguito di una campagna di scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica per la Toscana, in collaborazione con l’Università di Pisa, tra il 1985 e il 1988. Si tratta di un orologio solare miniaturistico in avorio databile tra la metà del II secolo a.C. e la fine del I secolo a.C., un oggetto eccezionale per le sue dimensioni, per il suo stato di conservazione e per i dettagli di fattura che lo rendono un ritrovamento unico nel mondo greco-romano.

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Il farmaco è il nafamostat mesilato e viene dal Giappone.


Dopo un lungo periodo di gestazione parte finalmente, grazie a una partnership tra Università di Padova e Azienda Ospedale/Università, uno studio sull’impiego del più potente antivirale contro il Covid-19.
Lo studio clinico controllato, disegnato e coordinato dal Prof. Gian Paolo Rossi, Direttore della Unità Operativa di Medicina d’Urgenza e della Scuola di Specializzazione in Medicina d’Emergenza e Urgenza, e dalla Prof. Teresa Seccia, impiegherà il nafamostat mesilato, un farmaco utilizzato da anni in Giappone come farmaco generico anticoagulante, che ha mostrato un ottimo profilo di sicurezza in tutti gli studi finora condotti. «Il farmaco, che è stato donato da Kyoso Mirai Pharma, rappresenta il più potente inibitore della proteasi TMPRSS2, che, interagendo con la proteina Spike, è responsabile dell’entrata del virus nelle cellule e della sua diffusione nell’organismo – spiega il prof Rossi -. TMPRSS2, oltre a permettere al virus di penetrare nelle cellule, attiva la coagulazione che è responsabile di trombosi e embolie, frequenti complicanze di COVID-19.

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Domenico Corsi (Coordinatore AIOM Lazio): “Grazie a questi esami possiamo prevedere il rischio di recidiva e favorire l’appropriatezza terapeutica”. Francesco Cognetti (Direttore Oncologia Medica Regina Elena): “Provvedimento non più rinviabile anche per fermare la migrazione verso Regioni dove il test è già usufruibile”.

Roma, 20 aprile 2021 – La Regione Lazio deve provvedere al più presto ad approvare un decreto attuativo per rendere rimborsabili i test genomici per le pazienti con carcinoma del seno. L’acquisto di questi test è stato approvato e finanziato a livello nazionale a fine 2020 ma ad oggi solo Lombardia, Toscana e Provincia Autonoma di Bolzano ne hanno approvato la rimborsabilità. In Regione Lazio con questo esame circa 800 donne ogni anno potrebbero evitare chemioterapie inutili. E’ quanto emerso ieri pomeriggio durante un webinar organizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). L’evento fa parte di un tour virtuale dell’che prevede 8 incontri regionali, per sensibilizzare gli oncologi sul ruolo dei test genomici nel carcinoma della mammella. Il progetto è realizzato con il supporto incondizionato di Exact Sciences.

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Liberare i rifiuti organici dai residui di plastica a base di polietilene grazie ai batteri in grado di “digerirla”. È l’obiettivo di Micro-Val (MICROrganismi per la VALorizzazione di rifiuti della plastica), il progetto ideato da un team tutto al femminile dell’Università di Milano-Bicocca, guidato da Jessica Zampolli, assegnista di ricerca presso il laboratorio di Microbiologia diretto dalla professoressa Patrizia Di Gennaro del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze.

Si tratta del quarto progetto lanciato quest’anno da Biunicrowd, il programma di finanza alternativa dell’Ateneo, promosso per consentire a studenti, ex studenti, docenti, ricercatori e dipendenti di realizzare progetti innovativi e idee imprenditoriali attraverso campagne di raccolta fondi su Produzioni dal basso, prima piattaforma di crowdfunding e social innovation.

L’obiettivo economico di Micro-Val è di 9500 euro, risorse che serviranno per la messa a punto del primo trattamento italiano di trasformazione e degradazione microbiologica della plastica a base di polietilene applicabile negli impianti di gestione dei rifiuti.

Il 65 per cento dei composti plastici prodotti globalmente è rappresentato dalle plastiche a base di polietilene, sia per le ottime caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche, sia per i bassi costi di produzione del materiale.
Purtroppo, questi materiali plastici contaminano anche i rifiuti organici, nella fase della loro raccolta differenziata. Spesso, infatti, per errore i materiali non biodegradabili si ritrovano nei rifiuti dell’umido perché non vengono correttamente differenziati all’origine.

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Mercoledì, 21 Aprile 2021 09:17

The mystery of a Picasso unveiled by scientists

Pablo PicassoSeated ManBarcelona, June-November 1917Oil on canvas104 x 54 cmMuseu Picasso, Barcelona. Gift of Pablo Picasso, 1970MPB 110.005Museu Picasso, Barcelona. Photo: Gasull Fotografia

In the summer of 1917 in Barcelona, Picasso worked on four paintings inspired by Ballets Russes, using a similar set of material for all of them, including seven pigments, drying oils, animal glue, and canvas. The four paintings remained in Picasso’s family home until 1970 when they were donated to the Museu Picasso in Barcelona.

A century after it was created, the painting “Hombre sentado” (Seated man) seemed to be in precarious conservation conditions which were worse than the other three paintings in the series. Experts observed numerous superficial cracks and the museum decided to restore the painting, but it wanted to go deeper — it wanted to understand why such similar paintings, which had been stored in similar conditions for a century, were so different.

The ‘case’ was entrusted to an international, multidisciplinary team of conservation scientists, which included Francesca Izzo, a researcher in Sciences and Technologies for the Conservation of Cultural Heritage at Ca’ Foscari University of Venice. The project ProMeSA (Study of the mechanical and dimensional properties of commercial paint films), coordinated by Laura Fuster-López, professor of Conservation at the Universitat Politècnica de València, has recently been completed and the results have been published in the scientific journal SN Applied Sciences.

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Particolare in cui si riconoscono profonde crettature della pellicola pittorica. Pablo Picasso, Seated Man. Museu Picasso, Barcelona. Photo: Gasull Fotografia

 


Nell’estate del 1917 a Barcellona, Pablo Picasso realizza quattro opere ispirate ai Ballets Russes, utilizzando materiali molto simili fra loro: sette pigmenti, olii siccativi, colla animale e tele. I quadri rimangono nella casa della famiglia di Picasso fino al 1970, quando vengono donate al Museu Picasso di Barcellona.

Un secolo dopo la realizzazione, l’opera “Hombre sentado” (Uomo seduto) appare in uno stato di conservazione precario, peggiore rispetto alle altre tre della serie. Gli esperti notano molte screpolature, dette tecnicamente crettature superficiali.

Il museo decide di restaurare l’opera, ma non solo. Vuole andare a fondo, per capire il perché di quelle differenze tra opere per molti versi simili che avevano condiviso un secolo in condizioni analoghe.Il ‘caso’ viene affidato a un team internazionale e multidisciplinare di scienziati conservatori, tra cui Francesca Izzo, ricercatrice di Scienze Chimiche per i Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari Venezia.Parte così il progetto Promesa (Study of the mechanical and dimensional properties of commercial paint films), coordinato da Laura Fuster-Lopez, professoressa di Conservazione all'Universitat Politècnica de València e da poco concluso con la pubblicazione dei risultati sulla rivista scientifica SN Applied Sciences.

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C'era anche il WWF nelll'Expedition Guaviare 2021, nella quale 20 ricercatori hanno intrapreso un viaggio di dieci giorni per effettuare una prima caratterizzazione biologica di una specifica sezione del fiume Guaviare (principale affluente dell'Orinoco) e verificare la presenza dei suoi delfini di fiume.
Durante la spedizione, e con la guida della Fondazione Omacha, i ricercatori hanno osservato 188 delfini del Rio delle Amazzoni, insieme a circa 200 specie di piante, 74 specie di pesci, 9 di anfibi, 2 di rettili e 5 di pipistrelli. Sono stati raccolti inoltre oltre 300 campioni di macroinvertebrati d’acqua dolce.
"È molto importante continuare gli sforzi per ampliare la nostra conoscenza dei delfini di fiume e sviluppare azioni che garantiscano la loro conservazione e quella dei loro habitat", ha detto Saulo Usma, specialista acque dolci del WWF Colombia, che ha guidato la spedizione.

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Lo scorso 14 gennaio, su sollecitazione di Greenpeace, l’allora Ministero dell’Ambiente ha inviato  una nota alle autorità francesi per chiedere una consultazione transfrontaliera sul progetto di prolungare di dieci anni l’operatività di trentadue vecchi reattori. Sedici di questi impianti distano meno di 200 chilometri dai confini italiani.

“Queste vecchie centrali sono pericolose già adesso e nessun miracolo riuscirà mai a portarle agli standard di sicurezza oggi richiesti” dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. “Che i cittadini italiani siano “parte interessata”, ai sensi della Convenzione di Espoo è ovvio. In particolare, i cittadini di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia saranno esposti con questa decisione a rischi notevoli nei prossimi dieci anni”.

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(pannello a) Processi coinvolti nell'accoppiamento e retroazioni tra aumento delle temperature e riflessione della radiazione solare (albedo) alla superficie delle diverse regioni dell'emisfero settentrionale; (pannello b) suddivisione delle aree dell'emi

 

Lo studio, coordinato dall’Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr, mostra il rapporto tra il global warming degli ultimi decenni e la variazione di copertura nevosa e vegetale nelle diverse aree dell’emisfero settentrionale. I risultati sono pubblicati su ERL.

 Grazie ai nuovi dati resi disponibili dalle ultime campagne satellitari è ora possibile osservare i cambiamenti nella copertura di neve e vegetazione associati al climate change e come essi abbiano modificato la quantità di radiazione solare riflessa localmente dalle superfici continentali (effetto di retroazione locale su riscaldamento climatico).

I risultati di un lavoro realizzato da un team di ricerca internazionale coordinato dall’Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Bologna, mostrano come i cambiamenti climatici degli ultimi decenni abbiano determinato larghe riduzioni della copertura nevosa ed estese espansioni della vegetazione capaci di amplificare (retroazione positiva al riscaldamento globale) o controbilanciare (retroazione negativa al riscaldamento globale) l’incremento delle temperature nelle diverse regioni dell’emisfero settentrionale. Del team autore dello studio - pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters – hanno fatto parte l’Enea - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, l’European Centre for Medium Range Weather Forecasts (ECMWF, Gran Bretagna), il Royal Netherlands Meteorological Institute (KNMI, Olanda) e Deltares (Olanda).

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